TRENTO «Presenterò un’interrogazione al ministro all’Istruzione Anna Maria Bernini, per chiedere se è informata di quanto sta succedendo a Trento, ma prima ancora voglio porre una domanda all’assessore provinciale Mirko Bisesti: ci è mai andato, a Roma, per parlare dei contributi da corrispondere all’università?».
"Corriere del Trentino", 29 aprile 2023
La deputata trentina in quota Pd Sara Ferrari ha tutte le intenzioni di portare il buco nel bilancio dell’ateneo cittadino sui banchi del Parlamento, ma lancia anche un appello a chi, da quattro anni, nella giunta provinciale ricopre lo stesso ruolo che era stato suo, quello di titolare delle deleghe all’Università e all’istruzione. «Io ci sono — ribadisce — anche per rappresentare davanti al governo nazionale che i finanziamenti per l’ateneo non sono una questione politica, ma una necessità dell’intero territorio. Questo perché sono ancora convinta che la legge delega del 2011 sia stata una grandissima conquista, ma quella delega va esercitata, altrimenti tanto vale essere finanziati direttamente dallo Stato, come ogni altra università pubblica italiana. La crescita di Unitn in questi anni è stata vertiginosa e ha assicurato grandi ricadute positive per tutto il Trentino, non risolvere questa situazione sarebbe fortemente irresponsabile da parte della giunta Fugatti».
Il primo bilancio dell’ateneo chiuso in negativo — e addirittura per quattro milioni di euro mancanti — a 24 ore dalla sua sofferta approvazione è già diventato materia di discussione tra le opposizioni provinciali. L’assist, d’altronde, giovedì era arrivato direttamente dal rettore Flavio Deflorian, che nello spiegare i motivi del «buco» non ha avuto esitazioni nel puntare il dito contro piazza Dante: l’università ha attivato nuovi bandi, ha agganciato progetti del Pnrr e dottorati europei, ma le legge delega è ancora ferma alla quota fissata nel 2011, anno della sua istituzione (nonostante sarebbe dovuta essere ridiscussa almeno ogni cinque anni). «Siamo vittima del nostro stesso sviluppo — conferma anche il presidente del consiglio d’amministrazione dell’ateneo, Daniele Finocchiaro — Non abbiamo altre alternative che continuare a battere cassa con il governo del territorio: il nostro piano strategico è strategico non solo per noi ma per tutto il Trentino. Non solo: a differenza di tanti altri documenti di questo tipo, il nostro viene davvero attuato, non resta una lista di desiderata e di “dovremmo”, lo ha confermato lo stesso rettore proprio in assemblea». Con una carenza di finanziamenti, però, il prossimo rischia di restare lettera morta. Anzi, di venire direttamente stracciato: «Non ci è possibile tagliare ancora, andrebbe rimodulato del tutto, passando per il senato accademico ovviamente. Questa però è materia del rettorato, io devo garantire la sua corretta attuazione e l’andamento dell’università, che come ogni ambiente non aziendale ha un solo modo per trovare le risorse di cui ha bisogno: chiederle alla pubblica amministrazione».
«L’assessore Bisesti rassicura che interverrà in sede di assestamento di bilancio ma non garantisce sulle cifre — attacca quindi la consigliera provinciale Lucia Coppola (Gruppo misto ed Europa verde) — Ho presentato un’interrogazione al presidente della Provincia di Trento e al’assessore competente per sapere se intenda adeguare al tasso dell’inflazione degli ultimi 12 anni la quota base del finanziamento della Provincia in modo da garantire un’entrata di almeno 14 milioni di euro, necessari per supportare l’offerta dell’Ateneo». Attacca anche il gruppo giovani di Casa Autonomia, che ribadisce come «gli investimenti in formazione e ricerca non dovrebbero essere considerati come un “costo” per la Provincia: spendere soldi per la formazione e la ricerca non è uno sperpero di denaro, anzi, come molte ricerche e analisi dimostrano, impiegare risorse in questo settore significa fare investimenti. Nonostante la poca attenzione che la Pat riserva alla nostra università, dalle classifiche Censis il nostro Ateneo si distingue con eccellenze in molte materie».
Paolo Zanella (Futura) è ancora più critico e non solo ricorda i moniti in questo senso che il rettore Deflorian avrebbe lanciato già alla precedente manovra di bilancio, ma soprattutto la conseguente proposta di emendamento avanzata proprio dalla sua formazione: «Puntualmente bocciato dalla maggioranza, il testo prevedeva di aumentare i fondi fino a dieci milioni l’anno per il prossimo triennio. Soldi che c’erano, visto che la riserva del presidente ammontava a 125 milioni, perché allora tamponare con l’assestamento?». Zanella non risparmia neppure di ricostruire la freddezza istituzionale tra giunta e ateneo, ricordando come all’inaugurazione dell’anno accademico governatore e vice non fossero presenti: «Capiamo che per la Lega probabilmente siano soldi spesi in maniera migliore quelli per il concerto di Vasco Rossi, ma questo disinvestimento verso il futuro non può essere pagato da chi ha fatto più di tutti per far crescere il nostro territorio».