Il Trentino da oltre un anno e mezzo vive una vera e propria emergenza rifiuti. I Centri di Raccolta non sempre sono in grado di raccogliere gli ingombranti portati dai cittadini-utenti, i gestori del servizio di raccolta e smaltimento non hanno certezze su dove poter consegnare il rifiuto indifferenziato, esportiamo rifiuti fuori dai confini del nostro territorio, sono state riaperte le discariche in Primiero e Val di Sole, i costi di discarica o incenerimento fuori Provincia sono più che triplicati (si parla di 160 milioni in cinque anni) e di conseguenza anche i costi per le famiglie trentine.Alessio Manica, "Il T Quotidiano", 19 aprile 2023
Lo certifica l’assessore competente parlando di spesa aumentata del 50% per l’indifferenziato e di aumento in bolletta. E si potrebbe continuare.
La situazione è ben più grave di quella che vivemmo vent’anni fa e sicuramente la non percorribilità di alcune strade individuate nel piano rifiuti del 2014 ha accelerato la crisi ma che si è irrimediabilmente aggravata a causa dell’inattività anche su questo tema da parte della Giunta Fugatti. Anche sui rifiuti infatti (come sulla casa, come sugli enti locali, come sull’energia, ecc.) l’attuale Giunta provinciale ha deciso di non decidere, limitandosi a qualche roboante annuncio e a qualche fuoco d’artificio in vista di questa o quella scadenza elettorale. Risultato, nulla di fatto e cinque anni sprecati. E l’uscita da questa situazione non pare essere all’orizzonte considerato che per un eventuale impianto occorrono anni per la realizzazione.
A questo punto credo sia utile però rimettere in fila alcuni passaggi. Dal 2018 al 2021 tutto tace, di rifiuti non si parla. Nell’autunno del 2021 le Amministrazioni locali vengono messe di fronte alla notizia dell’esaurimento dello spazio di raccolta della discarica di Ischia Podetti, e la situazione precipita. Ma l’emergenza rifiuti non è Vaia. La saturazione è stata raggiunta in tempi più rapidi rispetto a quelli previsti, senza che ne venisse per tempo alcun segnale di allerta, anche a causa della scelta dal 2018 della Giunta Fugatti di non aumentare i costi di conferimento e smaltimento dei rifiuti speciali che si era nel frattempo verificato venivano conferiti in maniera esagerata. L’esaurimento di Ischia Podetti ha portato come prima conseguenza alla riapertura d’urgenza di due discariche chiuse in Primiero e Val di Sole.
Con l’inizio dell’emergenza è partito a spron battuto il dibattito attorno alla chiusura in Trentino del ciclo dei rifiuti e in particolare alla necessità di costruire un impianto per la gestione delle circa 80.000 tonnellate di rifiuto residuo che oggi il Trentino ancora produce. Un dibattito per alcuni versi surreale, forzato per la dimensione emergenziale, come sempre alimentato sulla stampa locale ma non gestito a livello di governo, tanto che nel quinto aggiornamento del Piano rifiuti provinciale questa questione centrale e nodale non trova spazio. La Giunta la avoca a se, e affida quindi ad FBK il compito di un’analisi tecnico-scientifica puntuale, che sfocerà nel cosiddetto “addendum” al Piano rifiuti.
Nel frattempo la Giunta ha annunciato dapprima una decisione in merito alla chiusura del ciclo dei rifiuti entro la fine del 2022, poi entro marzo, mentre da ultimo il Vicepresidente Tonina ha dichiarato dieci giorni fa che la decisione sarà presa – guarda caso – solo dalla prossima Giunta provinciale, dopo le elezioni, quindi se tutto va bene non prima del 2024. Salvo dovere prendere poi atto del pressing dei Sindaci che costretti quotidianamente ad affrontare la situazione chiedono di usare questi mesi per decidere. Nel mentre la Giunta provinciale ha parlato di termovalorizzatore nonché di gassificatore; prima di gestione privata, poi di partenariato pubblico-privato e infine – viste le molte sollecitazione provenienti dagli enti locali – di gestione pubblica su modello bolzanino; di una possibile localizzazione a Ischia Podetti, o forse ad Acquaviva oppure a Rovereto. A dimostrazione di quanta poca chiarezza ci sia nel governo di una partita così importante per il futuro del Trentino.
Evidentemente la questione è molto delicata, considerato che le possibili tipologie e ubicazioni dell’impianto hanno subito fatto alzare la soglia di attenzione dei territori e la richiesta di informazioni, dati, giustificazioni, garanzie. Così l’unico dato inconfutabile è che, anche su questa questione la legislatura rischia di chiudersi senza una decisione per il futuro e anzi con una situazione di emergenza. Cinque anni sprecati, e visto il tema, da cestinare.
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