La deroga alla Legge Gilmozzi è stata un grave errore

Nel 2020 la Giunta Fugatti decise in tutta fretta di modificare la cosiddetta Legge Gilmozzi, approvando una parziale deroga immediatamente esecutiva che di fatto riapriva la possibilità della messa sul mercato di ulteriori seconde case in quei Comuni turistici che già la legge provinciale n. 16 del 2005 aveva identificato avere troppi alloggi ad uso non residenziale.
Trento, 31 marzo 2023

Mi opposi con forza a quella decisione, perché contraria alla logica di contenimento del consumo di suolo, ad una strategia turistica orientata alla qualità che dovrebbe valorizzare la rete alberghiera, alla necessità di spingere per l’uso residenziale in quelle zone spesso afflitte da carenza di case per i residenti a causa degli altissimi costi immobiliari derivanti proprio dalla forte propensione turistica, recentemente aggravata dal fenomeno degli affitti turistici a breve termine.

La Giunta decise di tirare dritto, facendo prevalere gli interessi di pochi privati sulla tutela di molti interessi pubblici. Non stupiscono quindi le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dalla Sindaca di Riva del Garda, con le quali ha denunciato una vera e propria emergenza casa, anche chiedendo alla Giunta provinciale di rivedere la scelta di derogare alla legge Gilmozzi.

Per questo in data odierna ho depositato un’interrogazione (qui allegata) con cui ho chiesto alla Giunta provinciale di avere maggiori dati sugli effetti provocati dalla decisione di derogare alla Legge Gilmozzi, nonché di conoscere l’opinione dell’Assessore competente in merito alla situazione denunciata dalla Sindaca Santi. 

 

IL TESTO DELL'INTERROGAZIONE

 

Interrogazione a risposta scritta n.

Non è forse il caso di ripristinare la “Legge Gilmozzi”?

 

Nei giorni scorsi l’intervento sulla stampa della Sindaca di Riva del Garda in relazione ad una vera e propria “emergenza casa” nei Comuni turistici, ha riportato alla cronaca un tema centrale rispetto alle politiche della casa, dell’uso del territorio e anche turistiche, e cioè le scelte fatte dalla Giunta provinciale guidata dal Presidente Fugatti in merito al tema delle seconde case e degli affitti turistici.

In tal senso la Sindaca Santi avrebbe chiesto alla Giunta della Provincia Autonoma di Trento di rivedere la scelta di derogare alla legge Gilmozzi, dichiarando che “Potrebbe essere molto utile far sì che le amministrazioni di Comuni ad alta densità turistica possano decidere in autonomia su questa deroga. In questo modo si potrebbe avere capacità di pianificazione, altrimenti i Comuni ne hanno poca, perché l'ipotesi di detassare i proprietari di case che affittano per residenziale e non per vacanze è fuori discussione, noi non abbiamo competenza. La Provincia ce l'ha.”

Nel 2020 l’attuale maggioranza approvò infatti una parziale deroga alla cosiddetta legge Gilmozzi, che di fatto riapriva il tema della messa sul mercato di ulteriori seconde case in quei comuni che già la norma identificava avere già troppi alloggi non residenziali.

Nello specifico con la legge provinciale 6 agosto 2020, n. 6 - Assestamento del bilancio di previsione della Provincia autonoma di Trento per gli esercizi finanziari 2020 – 2022 – la Giunta provinciale ha previsto la possibilità di sbloccare la cosiddetta “legge Gilmozzi” – legge provinciale 16/2005, che prevedeva lo stop alle cosiddette seconde case - permettendo la ristrutturazione di volumi già esistenti per destinarli a uso vacanza e tempo libero.

Fu ad avviso dello scrivente - ma anche di molti portatori di interesse che in quel periodo intervennero nel dibattito creatosi attorno alla decisione della Giunta - una mossa sbagliata, contraria alla logica di contenimento del consumo di suolo, ad una strategia turistica orientata alla qualità che dovrebbe valorizzare la rete alberghiera, alla necessità di spingere per l’uso residenziale in quelle zone spesso afflitte da carenza di case per i residenti a causa degli altissimi costi immobiliari derivanti proprio dalla forte propensione turistica e recentemente dal fenomeno degli affitti turistici a breve termine.

Scrivevo a tal proposito nell’interrogazione 1947/XVI del 11/11/2020, che “Risulta evidente come l’intento della “legge Gilmozzi” e le successive deliberazioni attuative della Giunta provinciale avessero l’intento di governare il settore delle case vacanza in maniera organica e programmata, sulla base di continue analisi e di una pianificazione urbanistica in grado di garantire il preminente interesse pubblico della tutela del territorio, del paesaggio e delle necessità abitative, residenziali e socio-economiche della popolazione residente nei territori di montagna. Anche la previsioni di limitate deroghe era fortemente regolamentata e subordinata all’attuazione di accordi di programma o piani speciali di carattere strategico.”

E ancora, che “il tema dello sviluppo del territorio e quindi del peso delle seconde case nel sistema turistico è un tema complesso, che merita un percorso legislativo approfondito, analisi e valutazioni tecniche, confronto con i territori e gli attori coinvolti. Percorso che ovviamente non c’è stato considerato che la previsione inserita in assestamento ha seguito l’ormai consolidata prassi dell’emendamento all’ultimo momento saltando così il confronto con la rappresentanza dei Comuni e l’istruttoria in commissione competente.”

Infine, preconizzando quanto dichiarato di recente dalla Sindaca Santi, scrivevo che “il rischio è che l’aumento delle seconde case vada ad incidere ancora di più sul modello ricettivo, sull’offerta turistica e sulla capacità di offrire dei servizi turistici di qualità e ad alto valore aggiunto, allontanandoci ancora di più dal modello altoatesino e più in generale alpino. Ma avrà anche una forte ripercussione sulle comunità locali, sull’assetto del territorio e sulle funzioni urbanistiche e sulle politiche residenziali e abitative nonché sul modello dell’abitare in montagna e la montagna.”

In questi mesi il tema dell’emergenza casa - settore quasi del tutto abbandonato dalla Giunta Fugatti se non per l’adozione di qualche misura propagandistica o buona solo a garantire gli interessi di poche e ben individuabili categorie - è esploso con forza. E nel dibattito ha trovato spazio anche la questione in oggetto, che è riemersa anche per voce degli amministratori locali che si trovano con il paradosso di un grande volume di edificato, spesso vuoto per la maggior parte dei mesi dell’anno, ma con i propri residenti che non trovano casa – questi si a casa loro! - perché gli alloggi costano troppo o perché vengono affittati a turisti.

Alcuni dati recenti dicono che circa il 48% degli appartamenti in Trentino non è occupato per tutto l’anno, con dati specifici che vanno dall’86% di Lavis fino a meno del 20% per i Comuni a più alta propensione turistica. E al contempo i dati forniti dall’Osservatorio sul consumo di suolo ci dicono che questo rallenta ma non si ferma. Si costruiscono insomma case che rimangono vuote quasi nella misura di una su due.

Di qui alcune proposte arrivate degli stessi Sindaci, ad esempio per riconvertire edifici pubblici dismessi all’uso residenziale, ma sono evidentemente palliativi. Il tema andava e va affrontato sul piano del governo del territorio e quindi urbanistico, com’era l’impostazione lungimirante della legge Gilmozzi. Ovviamente questo comporta credere in quella scelta e difenderla dalle spinte speculative.

L’intervento derogatorio promosso dalla Giunta Fugatti aveva anche un’aggravante, l’essere cioè direttamente esecutivo nei piani regolatori comunali salvo esplicita delibera di disapplicazione che i Comuni avrebbero dovuto assumere entro il 31 dicembre 2020. Un bel esempio di valorizzazione delle autonomie territoriali secondo la maggioranza leghista, con gli interessi speculativi davanti e gli interessi pubblici di territori e comunità locali dietro a soccombere.

Tutto ciò premesso,

 

si interroga la Giunta provinciale e l’Assessore competente per sapere

 

  1. quanti Comuni hanno assunto la delibera di non applicazione automatica della deroga alla Legge Gilmozzi;
  2. quanti e quali siano stati i casi di applicazione della norma;
  3. che opinione ha rispetto alle dichiarazioni della Sindaca Santi su riportate;
  4. se non si ritenga opportuno raccogliere l’invito della Sindaca e rivedere la norma e cioè ripristinare appieno la Legge Gilmozzi.

A norma di regolamento si chiede risposta scritta.

 

                                                                                                          cons. Alessio Manica