Maestri e Manica: "Un tavolo nuovo per l'occupazione femminile"

La precarietà del lavoro femminile ed il baratro fra gli stipendi di lavoratrici e lavoratori, in sede locale come nazionale, chiama la politica all’assunzione di responsabilità urgenti e di provvedimenti conseguenti.
Trento, 22 marzo 2023

In tale direzione si orienta quindi la proposta di mozione depositata oggi in Consiglio provinciale dai Consiglieri del PD Lucia Maestri e Alessio Manica, a fronte dei dati emersi da autorevoli ricerche che indicano, non solo le difficoltà prodotte dal perpetuarsi della crisi economica in atto e dalla “fuga dei cervelli”, ma anche il divario profondo fra le retribuzioni in Trentino e nelle altre realtà vicine.

Posto che in Trentino esiste, per legge e dall’anno 2020, un “Tavolo permanente per l’occupazione femminile”, peraltro convocato solo una volta nel corso della corrente Legislatura, i due Consiglieri chiedono l’immediata convocazione di tale organismo, per definire insieme un pacchetto di misure di politica attiva del lavoro, volte ad affrontare i problemi aperti sul versante femminile, ricomprendendo anche iniziative volte a contrastare l’esodo dei giovani laureati dal nostro territorio.

 

IL TESTO DELLA PROPOSTA DI MOZIONE

 

 ATTIVARE SUBITO IL TAVOLO PER L’OCCUPAZIONE FEMMINILE

 

Il tema della precarietà del lavoro femminile e del baratro esistente fra gli stipendi delle lavoratrici e dei lavoratori nel contesto del mercato del lavoro trentino ed anche nazionale, impone, ad una politica che intenda assumere come fondante il valore della responsabilità, l’adozione di urgenti provvedimenti strutturali, anziché di tamponature emergenziali, ormai del tutto insufficienti. Come sostiene autorevolmente una apposita ricerca dell’Università di Trento, per il tramite del prof. Paolo Barbieri, “la specificità positiva del Trentino nel lavoro non c’è più, ammesso che ci sia mai stata”. I lavoratori e soprattutto le lavoratrici nei contesti dell’economia provinciale sono pagati molto meno dei loro colleghi del vicino Alto-Adige/Südtirol, territorio che è in largo vantaggio sia nel confronto nazionale sia appunto con il Trentino. In genere, qui il reddito mensile registra un differenziale con i livelli della provincia di Bolzano, che va da un minimo di trecento euro ad un massimo di sette/ottocento e si tratta di una forbice che si sta allargando in modo decisamente allarmante.

Va da sé che questa situazione – ed il suo perpetuarsi ed aggravarsi – comporta la crescita del rischio di precariato e povertà, perché investe, non solo la disparità fra i sessi, ma anche quei contratti a tempo determinato che generano precariato e spesso spingono alla “fuga”, anzitutto le professionalità e le culture medio-alte, verso altri mercati del lavoro nazionali, ma soprattutto esteri.

Gli studi promossi su tali questioni testimoniano, prima di ogni altra cosa, l’esplosione dell’esodo dei laureati verso altre geografie, dove più alta appare l’appetibilità del mercato e dell’offerta di lavoro.

Siamo insomma in una situazione critica al punto tale da ricordare, per chi come la scrivente ha vissuto quegli anni perigliosi, le grandi crisi dell’occupazione a cavallo fra gli anni Settanta ed Ottanta del Novecento, quando chiudevano le fabbriche, si succedevano i licenziamenti ed il livello dello scontro sociale cresceva quotidianamente. Anche allora il quadro provinciale dimostrava enormi fragilità e debolezze; anche allora la classe imprenditoriale non dava segnali di particolare impegno su tali versanti; anche allora le soluzioni provvisorie non avevano sortito gli effetti sperati, ma in quel frangente però la politica, segnata da una forte visione riformista dell’allora Presidente Mengoni e da una diffusa concertazione con le Organizzazioni dei lavoratori, si assunse il compito di sfruttare l’autonomia speciale e le sue risorse, per divenire laboratorio di innovazione e sperimentazione, attraverso il modello virtuoso delle politiche attive dell’occupazione e con la creazione – primi in Italia – dell’Agenzia del Lavoro, la cui utilità si rivela ancora adesso.

A fronte di questa situazione e dell’immobilità pavida della Giunta provinciale diventa indispensabile, anche per l’incombere di una crisi che ha i caratteri della lunga deriva, recuperare quello spirito, mettere a punto ed attivare subito agili strumentazioni normative e di concertazione, per ripristinare almeno livelli dignitosi delle retribuzioni e prospettive serie per i giovani che si affacciano sul mercato del lavoro.

Come forse noto, ancora nell’anno 2020, venne istituito, proprio presso l’ Agenzia del Lavoro e su sollecitazione del Gruppo consiliare del PD, un “Tavolo permanente per l’occupazione femminile”, organismo interdisciplinare di consulenza e proposta per la promozione dell’impiego delle donne. Ebbene, l’attuale Giunta provinciale non annette evidentemente minima importanza a questo delicato tema, se quel “Tavolo”, nell’arco di questa Legislatura, è stato convocato una sola volta (agosto 2021), almeno a quanto consta alla scrivente. Eppure si tratta di uno strumento utile e condiviso, ma anche della sede tecnica più autorevole per dar corso alle potenzialità della nostra specialità, altrimenti destinata a diventare sempre più residuale ed inutile.

Non è infatti nelle campagne di arruolamento di alcune sensibilità più o meno autonomistiche che si disvelano le prospettive del nostro sistema, bensì nel coinvolgimento ampio delle forze sociali, politiche e culturali per costruire insieme un nuovo orizzonte capace di rispondere alle domande crescenti che salgono dalla società e dall’economia di questa terra.

Alla luce di queste considerazioni, qui obbligatoriamente riassunte per ovvie ragioni di spazio,

il Consiglio della Provincia autonoma di Trento

impegna

la Giunta provinciale

alla convocazione immediata del “Tavolo permanente per l’occupazione femminile”, così come previsto dalla vigente normativa, per definire ed attivare urgenti politiche attive del lavoro volte ad affrontare le difficoltà del mercato del lavoro e per garantire, da subito, processi di adeguamento stipendiale per l’occupazione femminile e di freno all’esodo dei laureati dal nostro territorio.

 

                                                                                          Cons. Lucia Maestri

 

                                                                                             Cons. Alessio Manica