Serve reagire e cercare nuove soluzioni. I dati impressionanti usciti nei giorni scorsi dalla ricerca dell’Università sulla precarietà del lavoro femminile e sulla distanza abissale tra i salari dei lavoratori e delle lavoratrici in Trentino ( 700 euro mensili in meno per le impiegate e 600 per le operaie) non possono passare inosservati e la povertà delle donne non può essere considerata un destino inevitabile.
Trento, 15 marzo 2023
È necessario riattivare strumenti messi in campo negli anni passati, per investire con convinzione da parte del pubblico e del sistema trentino nel suo complesso sull’occupazione femminile di qualità. Vanno riattivati gli investimenti portati avanti negli anni passati da Trentino Sviluppo e Agenzia del lavoro (ad esempio aiuti per imprenditrici e libere professioniste, bandi per imprenditoria femminile e giovanile) bloccati senza motivo dalla Giunta e ne vanno individuati di nuovi.
Per farlo va convocato urgentemente il Tavolo per l’occupazione femminile (che ho fatto approvare tre anni fa in Consiglio provinciale) e che è stato convocato una sola volta nell’agosto 2021. Chiedo alla Provincia, ai comuni, alle associazioni di categoria, al comitato per l’imprenditoria femminile, alla commissione pari opportunità, ai sindacati, alla scuola, all’università, al sociale, di ritrovarsi insieme per immaginare e sperimentare nuove soluzioni che non ci facciano rassegnare a una situazione così disastrosa sia per appartenenza di genere sia in confronto alla Provincia di Bolzano. Abbiamo l’autonomia, usiamola!
Ne va del benessere non solo delle donne, ma dell’intera comunità e della ricchezza delle nostre famiglie. La povertà delle donne è povertà anche dei loro figli e mancata competitività di un’intera comunità