La scuola usata come baby-sitter

Nell'ultimo biennio, a valere persino sull'anno scolastico 2024, la Scuola dell'Infanzia trentina ha subito una pesante modificazione del calendario scolastico, volta a ricomprendere il "mese di luglio" nel quadro delle "normali attività didattiche".
Lucia Maestri, 7 febbraio 2023

Con lo scopo di rispondere ai bisogni di conciliazione dei tempi delle famiglie.Quello della "conciliazione" dei tempi delle famiglie, è senza dubbio, un tema delicato , complesso ed importante che, fino a poco tempo fa, aveva trovato articolate risposte grazie all'attivazione progressiva di variegati servizi finalizzati al coinvolgimento estivo dei bambini in attività formative, culturali, sportive, ricreative e di esplorazione e conoscenza del territorio e dell'ambiente, nel contesto di un processo di apprendimento innovativo, multidisciplinare e funzionale alla prospettiva di crescita dei piccoli destinatari.

Nella consapevolezza di come alcune realtà del territorio non avessero potuto godere di un' idonea programmazione dei servizi conciliativi, si era avviata una mappatura dei bisogni e delle possibili risposte, al fine di affrontare, organicamente, le situazioni di maggiore difficoltà e disagio. Proseguire su questa strada avrebbe permesso di mantenere vive moltissime attività che già funzionavano egregiamente, salvando qualche posto di lavoro, costruendo tessuto connettivo di comunità, in assenza del quale ogni territorio è destinato a morire.Il bisogno costante di ampliare e marcare oltre ogni limite, ivi compreso quello del buon senso, la voluta frattura fra passato e presente, a prescindere da ciò che pur di positivo proviene dalle esperienze delle scorse legislature, è la fondamentale cifra distintiva delle attuali politiche provinciali, anche a scapito degli interessi dell'intera comunità. A questa discutibile "cifra" si rifanno l'assessore Bisesti con la sua squadra (?) propugnando e cavalcando un mutamento radicale di prospettiva e di funzioni anche della scuola dell'infanzia, non più sede di formazione e costruzione della conoscenza, della relazione, della costruzione del sé, ma luogo fisico raccogliticcio ed indistinto atto a dare risposte ad adulte esigenze (non sia mai che il bambino o la bambina sono i principali fruitori ai quali dobbiamo guardare) alle quali per pigrizia od ignavia ci si rifiuta di dare in altro modo alternativa.

Scuola dell'infanzia come "tampone", insomma o come parcheggio dei bambini o bambine, in attesa che mamma (ahinoi, la maggior parte delle volte, o papà assolvano ai loro rispettivi impegni extrafamiliari).Dice l'assessore Bisesti: «Io sono contento di aver ottenuto esternazioni di entusiasmo da molte mamme» (mamme appunto)! Quasi vantandosi di dar sponda ad una retorica del consenso che chiama alla contrapposizione tra famiglie e scuola! Ma l'assessore Bisesti forse non sa che chiamare le insegnanti, si perché nella quasi totalità donne, a svolgere, "nell'undicesimo mese", compiti di animazione sociale e di assistenza, esula chiaramente da qualsiasi mandato didattico e formativo al quale, le stesse sono chiamate. E forse non sa che pure queste insegnanti sono, a loro volta, genitrici, a loro volta chiamate a "conciliare" la loro vita tra lavoro e figli/e!"Divide et impera," quindi! Associando alla aritmetica del consenso (numero di voti) la bontà della proposta. Sono di più, quelle che votano, le maestre o le mamme? Nella convinzione che la scuola deve continuare ad essere e rimanere scuola e non può trasformarsi in un soggetto di improvvisato welfare la giunta è chiamata a fare chiarezza sul tema della sostenibilità dei costi di questa scelta decostruttiva.I fautori del nuovo corso sottolineano che i servizi aggiuntivi alle famiglie costano! Certo la scuola dell'infanzia, grazie alla nostra autonomia, è gratuita (oddio pago solo il costo mensa circa cinquanta euro, se frequenta) mentre le esperienze estive sono a pagamento.

Ma si pensa che la scuola aperta a luglio sia "gratis" per la collettività? Come mai nessuno fino ad ora ha comunicato i dati relativi alle frequenze?Quanti sono i frequentanti della scuola a luglio?

Nessuno lo ha mai detto! Contiamoli, così avremo certezza della spesa e della sua presunta "economicità"!E, da quello che si sa, i dati non giustificano la spesa!E se quel "costo" sostenuto da tutta la collettività, indipendentemente dal numero dei frequentanti (eh sì perché le scuole vanno tenute aperte sia che ci siano o non ci siano i bambini) lo avessimo, in somma corrispondente, trasformato in "buoni" o "voucher" adatti a sostenere la spesa per le attività estive in regime di conciliazione con i tempi familiari, non avremmo consentito un dato esperienziale maggiore ai nostri figli, non li avremmo fatti "respirare"? Perché dieci mesi di scuola sono sufficienti per bambini che devono fare i conti con il loro formarsi! Che forse, il loro "formarsi" è l'obiettivo al quale dobbiamo guardare.

Se non si è miopi. Accecati dalla contabilità del consenso!