Il PD ha fatto opposizione

L’editoriale del Direttore Mantovan sul ruolo del Partito Democratico in Trentino non può essere eluso. Il direttore denuncia un Pd concentrato solo sulle sue dinamiche interne, e rileva, a suo dire, che in questa legislatura l’opposizione – il riferimento è al gruppo del PD - è stata assente.
Luca Zeni, "Il nuovo Trentino", 20 dicembre 2022

Partiamo da questo. È corretto chiedere di rendere conto dell’attività svolta; accountability, la chiamano all’estero.

Il primo compito dell’opposizione è quello di controllo, e ogni cittadino può verificare l’attività svolta sul sito del consiglio provinciale; per quanto riguarda il gruppo del Pd, potrà trovare tutte le centinaia di interrogazioni dei consiglieri Zeni (334), Manica (252), Olivi (115), Ferrari (74), Tonini (47). Il secondo è quello di proposta; anche togliendo per correttezza le centinaia di ordini del giorno presentati – perché una parte sono di tipo ostruzionistico – si possono verificare disegni di legge, mozioni, risoluzioni: Zeni (49), Ferrari (34), Manica (25), Olivi (24), Tonini (6). Non ho menzionato Lucia Maestri, perché subentrata da poco in consiglio.

Potremmo occupare molte pagine se volessimo ripercorrere i temi sollevati e discussi nel tempo dal gruppo del Pd; ne cito alcuni. Soltanto sulla sanità si potrebbe riempire un giornale; sono innumerevoli le denunce svolte e le proposte avanzate per raddrizzare la situazione. Il direttore cita il caso dell’ospedale di Cavalese per spiegare che Fratelli d’Italia è la vera opposizione di Fugatti; certamente fanno sempre più rumore le divergenze interne alla maggioranza, ma rilevo che il gruppo del Pd è quello che ha sollevato per primo la questione a livello provinciale già nell’agosto 2020, rilevando nel tempo tutte le gravi anomalie, di cui altri si sono accorti soltanto adesso.

Costante l’attenzione sulla gestione del Covid, con la denuncia dei dati scorretti sui contagiati nella fase 2, per rimanere zona gialla; l’esito è stato che in quel periodo siamo stati il territorio con più morti in Italia, un risultato che rimarrà la più grande, drammatica, macchia dell’intera legislatura.

Pensiamo poi al tema della mobilità, con una visione alternativa a quella della Valdastico, ad ogni costo voluta da Fugatti; pensiamo alle forzature sulla principale proposta dell’intera legislatura, quella di un concerto musicale. Abbiamo un’impostazione opposta sulla gestione interna alle istituzioni, come nei casi Maccani e Bernardi, sulla gestione della scuola, sui rapporti con l’Alto Adige (pensiamo solo alla situazione di Mediocredito), sulla farsa delle comunità di valle. In ogni campo potremmo trovare esempi di una opposizione capace di denunce forti e controproposte, dall’agricoltura (ricordo lo scandalo dei carri ponte coi fondi covid, o la gestione del legname post Vaia), alla cultura (ma quanto ci è costato alla fine quella fugace apparizione di un quadro di Caravaggio al Mart?), alle misure contro la povertà: dall’assegno unico alla cattiveria dei 10 anni di residenza, alla rinuncia ai fondi statali a favore dei profughi.

La diversità di impostazione è però di fondo, al di là dei tanti esempi che potremmo elencare. Fugatti giustifica la scarsità dei risultati ottenuti con le emergenze che ci sono state, e rivendica la politica della distribuzione a pioggia delle risorse, per assecondare le richieste puntuali che gli arrivano. Per noi invece la politica deve avere un ruolo di promozione di nuove politiche di sviluppo, deve favorire l’essere sistema della comunità trentina. É l’assenza di programmazione il vero vulnus, che continuiamo a denunciare: l’autonomia senza programmazione semplicemente non esiste e si riduce a mera ricerca del consenso, in maniera spesso clientelare.

Ogni settore potrebbe essere rilanciato. Così, oltre che registrare le presenze turistiche, dovremmo proporre nuove vocazioni secondarie: perché non legare il mondo della ricerca a quello dell’ambiente, e a quello dello sport, per creare un sistema attrattivo turisticamente e generatore di impresa? Perché non valorizzare il nostro sistema socio sanitario per far crescere un’industria dei servizi per le persone anziane, di fronte al grande tema dell’invecchiamento? Per farlo va recuperata la rivoluzione che doveva essere Spazio argento, ridotto oggi ad uno sportello orientativo. Per la natalità, invece di qualche bonus una tantum, perché non incrementare i servizi per le famiglie, dai nidi gratis (promessa non mantenuta) al sostegno del lavoro femminile? Per favorire il vivere in montagna, invece di qualche bonus affitti o la promessa di avere tutto ovunque allo stesso modo, perché non incentivare le opportunità di lavoro nelle valli, ed i servizi di prossimità?

In sintesi: siamo di fronte a due diverse concezioni sul ruolo della politica.

Forse la comunicazione è poco efficace? Non credo dipenda dal presenzialismo a feste ed eventi, perché ogni rappresentante politico eletto con le preferenze, di ogni colore, per definizione si muove sul territorio, o non avrebbe ricevuto il consenso. Certamente andrebbe migliorata la capacità di semplificazione dei messaggi. E forse una riflessione andrebbe svolta anche dai mezzi di informazione, non sempre capaci di reale approfondimento, e a volte nemmeno di coraggio: in 4 anni non sono riuscito ad avere, in nessuna delle TV locali, un solo confronto sulla sanità con l’assessora Segnana, perché lei ha paura, e quindi nelle trasmissioni.. invitano solo lei, anziché lasciare il suo posto vuoto.

Concludo con il riferimento al Partito Democratico. È normale che le tensioni interne abbiano tanta risonanza mediatica, perché il PD è il perno di qualunque alternativa alla destra oggi al governo. Condivido il rilievo del direttore: se la discussione interna diventa lite esterna, si crea un immagine dannosa per tutti, e quello delle ultime settimane non è stato un bello spettacolo. Però ora si è aperta una fase nuova, quella della partecipazione. Uno dei principi fondamentali sul quale il Pd è nato e che lo distingue dagli altri partiti - siano essi gestiti da capi o da padri nobili - è la partecipazione. L’atto fondativo stesso del Pd è il coinvolgimento aperto dei cittadini, senza paura, senza rendite di posizione da tutelare. Il Pd si può rilanciare solo così, ed un PD forte è l’unica condizione possibile per avere una coalizione forte capace di vincere alle prossime elezioni.