Anche l'emergenza abitativa non è una priorità per la Giunta Fugatti

Negli ultimi giorni la stampa ha dato giustamente visibilità e voce ad una situazione assolutamente inaccettabile sotto ogni profilo, soprattutto in una terra che conosce il valore dell’accoglienza, il dramma dell’emigrazione e che ancora gode di una certa disponibilità di risorse qual è il Trentino: il numero di persone costrette a dormire in condizioni disumane per strada o sotto i ponti. Tra queste anche molti richiedenti asilo.
Trento, 19 dicembre 2022

Per questo motivo i Consiglieri del PD del Trentino Manica e Maestri, nell'ambito della discussione della manovra di bilancio della Provincia Autonoma di Trento, hanno presentato un ordine del giorno (qui allegato) con l'obiettivo di impegnare la Giunta provinciale a ripristinare il modello di accoglienza diffusa già sperimentato in passato, a potenziare immediatamente le risorse finanziarie ed umane impegnate su questa emergenza e ad avviare un percorso per pianificare una risposta all’emergenza abitativa che sia strutturata e non emergenziale.

Ancora una volta però la Giunta Fugatti ha deciso di bocciare questo ordine del giorno, senza fornire alcuna motivazione a riguardo. Risulta in tal senso evidente che per questa maggioranza l'emergenza abitativa non è un tema rilevante e non rappresenta una priorità sulla quale intervenire in modo urgente ed efficace.

 

IL TESTO DELL'ORDINE DEL GIORNO

Proposta di ordine del giorno n. 58
Ai ddl 166/XVI e 167/XVI e 168/XVI
Stanziamenti per risolvere l’emergenza abitativa


Negli ultimi giorni la stampa ha dato giustamente visibilità e voce ad una situazione assolutamente inaccettabile sotto ogni profilo, soprattutto in una terra che conosce il valore dell’accoglienza, il dramma dell’emigrazione e che ancora gode di una certa disponibilità di risorse qual è il Trentino: il numero di persone costretta a dormire in condizioni disumane per strada o sotto i ponti.
Tra queste anche molti richiedenti asilo.
Drammatico e motivo di vergogna collettiva l’episodio del giovane di 19 anni morto di freddo a Bolzano perché non aveva trovato un posto letto.
Eppure questa era anche in Trentino una situazione annunciata, prevedibile come dichiarato con grande dolore ed amarezza da chi opera quotidianamente nella gestione di queste realtà, considerato che si sapeva chiaramente che quasi 300 richiedenti asilo erano senza una dimora.
Nei giorni successivi sia la PAT che il Comune di Trento hanno cercato di costruire una risposta a questo dramma a partire dalla messa a disposizione di ulteriori posti letto rispetto a quelli oggi esistenti, purtroppo da gennaio.
Una reazione necessaria di fronte all’evidenza e al dramma di queste “periferie” di disperazione che una terra come la nostra non deve permettere. Per civiltà, per umanità, per rispetto in fondo di noi stessi che non possiamo non indignarci di ciò che è a noi vicino e sul quale possiamo intervenire ma solo di ciò che è lontano.
E’ però una reazione contingente che non affronta la questione come una priorità da pianificare, partendo peraltro da numeri contenuti in fondo, che farebbero sorridere altri territori.
Abbiamo poi la certificazione che questi numeri il Trentino li può gestire senza fatica, senza creare difficoltà alcuna ai territori, facendo leva su una rete distribuita di solidarietà ed umanità che innerva senza dubbio alcuno la nostra comunità. Lo abbiamo fatto con il sistema di accoglienza diffuso smantellato ad inizio di questa legislatura: gestivamo 1.700 persone sparse nelle nostre comunità piccole e grandi. Oggi ne gestiamo solo 600, gli altri si arrangiano, o se va bene si punta implicitamente che se ne faccia carico il privato sociale trentino.
C’è bisogno invece che la Provincia assuma una regia forte di questa problematica, che attivi le risorse umane e finanziarie necessarie e che coinvolga in maniera strutturata il territorio trentino nell’emergenza dei richiedenti asilo.
Tutto ciò premesso, visti anche gli stanziamenti in materia di politiche sociali, il Consiglio provinciale impegna la Giunta a ripristinare il modello di accoglienza diffusa già sperimentato in passato a potenziare immediatamente le risorse finanziarie ed umane impegnate su questa emergenza ad avviare un percorso per pianificare una risposta all’emergenza abitativa che sia strutturata e non emergenziale.

 

cons. Alessio Manica
cons.ra Lucia Maestri