Il consigliere provinciale del Partito democratico, Luca Zeni: "Un provvedimento che vede ancora una volta la Provincia condannata a pagare le spese e piazza Dante rischia di essere citata in giudizio per danno erariale. Adesso Fugatti pensa di rifare la procedura oppure aspetta ancora?"
"Il Dolomiti", 14 dicembre 2022
TRENTO. "La vicenda della nomina del dirigente generale dell'Avvocatura diventa sempre più grottesca". A dirlo Luca Zeni. Il consigliere provinciale in quota Partito democratico ha depositato un'interrogazione con la quale rende note le motivazioni della sentenza di appello. "Un provvedimento che vede ancora una volta la Provincia condannata a pagare le spese e piazza Dante rischia di essere citata in giudizio per danno erariale".
Nel mirino la nomina del dirigente generale dell'avvocatura della Pat. A giugno 2021 la Giunta leghista aveva, infatti, selezionato ai vertici dell'Avvocatura una persona esterna all'amministrazione: Giacomo Bernardi, 56 anni, libero professionista con studio a Trento e Arco, citato dalla Corte dei conti per ipotesi di danno erariale con una richiesta di 113 mila euro (Qui articolo).
Un avvocato della Pat, che aveva partecipato al bando, aveva presentato ricorso e il giudice del lavoro aveva dichiarato illegittima la delibera per via dell’irragionevolezza dei criteri adottati che sono stati considerati pure carenti dal punto di vista formale.
La motivazione non lasciava grande spazio a interpretazioni stabilendo che “l’irragionevolezza della previsione trova conferma nell’esito della selezione, che ha visto prevalere un candidato”, sostanzialmente privo di quella “consolidata e specifica esperienza nella cura di rilevanti cause in termini quali/quantitativi di difesa della pubblica amministrazione” (qui approfondimento su questa vicenda).
"Le motivazioni - dice Zeni - sono state particolarmente pesanti e il giudice aveva condannato la Provincia a rinnovare la procedura di reclutamento del dirigente generale dell’Avvocatura e aveva condannato la Pat stessa anche al pagamento delle spese. Un atteggiamento superficiale e sarebbe più rispettoso dell’istituzione provinciale evitare di presentare appello quando le sentenze di primo grado sono tanto nette e argomentate, anche al fine di evitare una soccombenza che grava sulle risorse pubbliche".
A inizio giugno il consigliere del Pd aveva depositato un'interrogazione per chiedere le ragioni della mancata attuazione della sentenza. La risposta era arrivata il 16 novembre scorso, "ben oltre - prosegue Zeni - i 30 giorni previsti dal regolamento con argomentazioni assolutamente scorrette: piazza Dante contestava le motivazioni della sentenza del giudice del lavoro, e annunciava che per il rinnovo della procedura la Provincia avrebbe aspettato la sentenza di appello, dimenticando che se una sentenza è immediatamente esecutiva, quanto statuito va attuato prima dell’esito dell’appello o non si chiamerebbe immediatamente esecutiva" (Qui articolo).
Non solo, la risposta all'interrogazione (16 novembre) era arrivata un mese dopo alla sentenza di appello (13 ottobre). "Ma evidentemente - continua il consigliere provinciale del Pd - la Giunta era stata tenuta all’oscuro dell’ennesima condanna". A ogni modo il presidente della Pat aveva risposto a Zeni di essere convinto che le motivazioni del giudice del lavoro non siano corrette, che "comunque ci sono 120 giorni per adempiere alla parte economica" e che era stato presentato un appello.
Appello, come anticipato, che però aveva già confermato la sentenza e negli scorsi giorni scorsi sono state pubblicate le motivazioni che confermano in toto il giudizio di primo grado con la condanna della Pat al pagamento delle spese.
"La sentenza di appello, dopo aver respinto tutte le eccezioni attinenti alla giurisdizione, conferma la carenza di motivazioni per la scelta di una figura esterna all’amministrazione pubblica, ribadendo che 'la pubblica amministrazione, allorquando adisce come datore di lavoro privato, deve rispettare i principi di imparzialità e buon andamento (...), oltreché di quelli della correttezza e buona fede'. Ora la Pat, sconfitta anche in appello, deve fare chiarezza e comunicare se intenda dare esecuzione al provvedimento che obbliga la Provincia stessa alla rinnovazione delle procedure di reclutamento del dirigente generale dell’Avvocatura", conclude Zeni.