Valdastico, una domanda

L’unica ragione per cui si è parlato di Valdastico negli ultimi anni era la previsione di completamento quale condizione per la proroga della concessione della Autostrada Serenissima. Nel 2026 scade la concessione e, normative europee a parte, il Veneto punta a recuperarne il controllo con una propria società, quindi non è più attuale la proroga ne’ la sua condizione accessoria.
Roberto Pinter, 12 novembre 2022

 

Il tavolo di concertazione tra Stato, Veneto e Trentino è fermo da anni alla ipotesi di un tracciato non autostradale con sbocco a Trento sud, vanificata dalla volontà della giunta Fugatti di spostarlo a Rovereto sud. Ipotesi questa bocciata come non fattibile dallo studio commissionato dalla Serenissima e mai fatto proprio dal tavolo.

Il Veneto non ha interesse a prorogare la concessione autostradale , ha nel tempo espresso interesse al completamento ma non si è attivato per la ripresa del tavolo e comunque non vuole in ogni caso uno sbocco a Rovereto.

Il Trentino a parte il solo Fugatti e qualche comunicato pro forma del Coordinamento imprenditori non è interessato alla Valdastico e la stessa Valsugana ha riconosciuto che non ne trarrebbe un significativo vantaggio al punto da non volerne l’attraversamento.

Rovereto e la Vallagarina si oppongono in blocco alla ipotesi Fugatti per i rischi ambientali e per il sovraccarico del traffico sulla A22.

L’Europa, scorrettamente chiamata in causa da Fugatti con il pretesto dei corridoi, persegue una idea di mobilità sostenibile incompatibile con nuove autostrade.

Appare evidente che la Variante al PUP presentata dalla giunta provinciale manca quindi di qualsivoglia senso e dei presupposti necessari, vale a dire la volontà politica e la fattibilità.

A questo punto bisognerebbe chiedersi perché Fugatti insiste con la variante? In Trentino qualcuno direbbe “perché l’è en zucc” e perché non vuole smentirsi, tanto sono 50 anni che si parla di Valdastico , cinque più cinque meno.

Ma la domanda più interessante è: perché il Trentino non è stato in grado di fare una scelta che indicasse il futuro di questa terra senza ripetere gli errori intrapresi con una idea vecchia di sviluppo? Se la Valdastico non si è completata lo si deve a chi si è opposto a livello politico (prima nel comune di Trento, poi in Giunta provinciale) e a chi si è opposto sul territorio (Besenello e associazionismo), ma è preoccupante che che tutti i presidenti della Provincia abbiano coltivato l’idea e che ancora oggi ci siano forze politiche che ne chiedono il completamento.

50 anni fa era comprensibile che il pensiero dominante indicasse questa strada , quantomeno per gli interessi economici ad essa collegati, ma oggi è preoccupante che non si riesca a guardare più in la di idee non solo superate ma anche dannose rispetto al riscaldamento climatico e al bisogno di una transizione ecologica.

Per questo non ha senso la Variante che contraddice tutti i principi indicati dal PUP, ma non ha nemmeno senso che si discuta del tracciato. Non è un problema di tracciato perché allora basterebbe trovare il meno impattante; non è nemmeno un problema di sostenibilità economica, che è impossibile : e non è nemmeno un problema di tempi dato che verrebbe completata quando manco si sa con che mezzi si viaggerà.

E’ l’idea che è sbagliata: sviluppare ulteriore traffico stradale al giorno d’oggi anche se tutte le auto fossero elettriche è la cosa più stupida e irresponsabile che si possa sostenere, davanti non solo alla crisi ambientale ma anche davanti alla bellezza di un territorio che si vuole consumare invece che rispettare, un po’ come l’Autonomia che si vuole usare invece di interpretare.

Già trent’anni fa la Valdastico era un buon paradigma in base al quale misurare la politica, a maggior ragione oggi è uno spartiacque che indica o meno una Autonomia responsabile.