C’è di che rimanere sconcertati nel leggere in questi giorni la cronaca relativa all’ennesima puntata della vicenda Valdastico; che ora si è arricchita con la prima adozione da parte della Giunta provinciale della variante al Piano Urbanistico Provinciale (PUP) che nelle intenzioni deve garantire la conformità urbanistica di un collegamento autostradale tra Veneto e Trentino attraverso le Valli del Leno e intersezione con la A22 a sud di Rovereto.
Alessio Manica, "il T", 8 novembre 2022
Tale decisione, dopo poco ore dall’adozione della delibera della Giunta, si è subito trasformata in una sonora debacle. Perchè non solo è stata subito ribadita la contrarietà all’opera da parte dei moltissimi Comuni che già nei mesi scorsi hanno espresso in via istituzionale e documentata la propria ferma opposizione a quest’opera dannosa e inutile; è arrivata pure una durissima bocciatura da parte di coloro che erano gli unici potenziali interessati alla realizzazione dell’opera e cioè Regione Veneto, Comuni del vicentino e categorie imprenditoriali venete.
I quali senza giri di parole hanno fatto sapere di ritenere la soluzione tanto cara al Presidente Fugatti, e solo a lui – cioè quella a Rovereto sud - inutile dal punto di vista viabilistico e del tutto insostenibile sotto il profilo finanziario e dei flussi di traffico, per i quali non è mai stata realizzata alcuna analisi di sostenibilità. Dalle dichiarazioni di questi giorni emerge nettamente come il Veneto stia ormai guardando ben oltre la Valdastico, ben oltre la scadenza della concessione della A4 alla quale la realizzazione dell’opera era legata, in direzione di una gestione in house delle autostrade venete per la quale il rinnovo della concessione è tutt’altro che una priorità.
A ciò si aggiunge il fatto, ancora più grave, che il Governo non ha mai controfirmato l’integrazione del documento finale del Tavolo per l’intesa ai fini di valutare la fattibilità dell’uscita Rovereto sud, che rimane in tal senso una mera velleità della Giunta Fugatti, contro i territori, contro il Veneto, contro lo Stato e, ovviamente, contro gli interessi del Trentino.
Con questa prima adozione della variante emerge ancora una volta il distacco della Giunta Fugatti dai territori, ma anche la gestione differenziata dei rapporti con gli stessi sulla base di simpatie o antipatie politiche. In Valsugana è bastata una lettera dei Sindaci interessati per fare archiviare di corsa alla Giunta la proposta di raddoppio di quell’arteria; a nulla sono invece servite le centinaia di pagine di osservazioni contrarie alla Valdastico prodotte dai Comuni e approvate da quasi tutti i Consigli comunali della Vallagarina e delle Valli del Leno (oltre a Trento, Lavis, ecc.). La Giunta ha deciso di procedere contro tutto e tutti, a cominciare dall’evidenza e dal buon senso, con questa assurda approvazione della variante al PUP. Una variante che se mai arriverà in fondo non sarà servita a nulla - se non all’ennesimo spreco di tempo e soldi pubblici - perché l’altro interlocutore di questa vicenda, e cioè il Veneto, quell’opera così pensata proprio non la vuole. E non la vorrà quindi nemmeno lo Stato.
Forse però questa imbarazzante sceneggiata, questo ostinato sventolio di una bandiera ormai logorata dalla storia un obiettivo ce l’ha. Forse il vero obiettivo, oltre quello di alimentare la campagna elettorale in vista delle prossime elezioni provinciali, è quello di aggregare consenso attorno ad altre soluzioni progettuali ad altri sbocchi in terra trentina, più graditi al Veneto.
Personalmente sono contrario al prolungamento della Valdastico in ogni sua forma, perché è un’opera fuori dal tempo e perché non c’è un solo dato che ne supporti la sostenibilità e l’utilità, senza parlare ovviamente dello sfregio ambientale e paesaggistico che produrrebbe. Ancora meno sarebbe utile a risolvere i problemi di traffico della Valsugana, data la riduzione limitata del traffico che produrrebbe in quella valle.
Diventa quindi necessario che questa modifica imposta al Piano urbanistico provinciale venga bocciata senza appello non solo dai territori lagarini, ma da tutti coloro che sono contrari a questa idea di futuro per il Trentino, confidando che poi l’opera sprofondi - questa volta definitivamente - nel dimenticatoio.