I consiglieri di minoranza Zeni (Pd), Demagri (Patt) e Zanella (Futura) hanno depositato una proposta di risoluzione in tre punti, bocciata ieri dalla Giunta, per rendere nuovamente attrattivo il sistema sanitario e chiedono alla giunta di aprire un tavolo di confronto permanente con il mondo della sanità, di pubblicare in tempo reale i principali dati di monitoraggio della sanità sul sito, in particolare i tempi di attesa per le prestazioni specialistiche e per gli interventi chirurgici, per garantire trasparenza e possibilità di controllo, infine dare mandato ad Apran di sbloccare la trattativa sui rinnovi contrattuali.
Trento, 26 ottobre 2022
IL TESTO DELLA RISOLUZIONE
Premesso che
La sanità è un settore essenziale, perché si occupa di uno dei beni più preziosi per ogni persona, la salute, e per questo le istituzioni devono dedicare la massima attenzione alla programmazione ed alla gestione di quello che è un sistema molto complesso. Infatti sono milioni le prestazioni erogate ogni anno dal sistema sanitario provinciale, migliaia i lavoratori occupati, in un contesto di invecchiamento della popolazione e di aumento della fragilità che evidenzia bisogni in costante aumento.
La pandemia degli ultimi anni ha aggiunto ulteriore pressione, incidendo negativamente sulle politiche di prevenzione, sulle liste di attesa, sull’impegno già elevato – sia per quantità sia per “fatica emotiva” - dei professionisti.
Nel corso dei decenni la programmazione ministeriale sugli accessi alle facoltà di medicina è stata particolarmente restrittiva, soprattutto causando un “imbuto” negli accessi alle specializzazioni, e negli ultimi anni, con l’incremento dei pensionamenti, si evidenzia una diffusa carenza di personale medico, comune peraltro a molti Paesi europei. Recentemente è stata rivista tale programmazione, e le stime nazionali prevedono un’inversione di tendenza nell’arco di 7-8 anni, quando il numero di nuovi medici dovrebbe riequilibrare la richiesta.
Sul medio – lungo periodo appare particolarmente preoccupante la situazione delle professioni infermieristiche, con un trend di richieste di iscrizione ai corsi – a livello nazionale - inferiori ai posti disponibili, forse perché nel corso degli anni è considerevolmente aumentato il livello della formazione, con un percorso di studi lungo e impegnativo, mentre non è aumentato allo stesso modo il riconoscimento professionale, anche in termini economici.
Nel corso degli ultimi dieci anni almeno il sistema sanitario trentino ha ottenuto importanti riconoscimenti da parte di molti report comparativi, ed è stato a lungo considerato un sistema sanitario capace di garantire una buona qualità di cura, attraverso una rete ospedaliera integrata con un’organizzazione efficiente e una programmazione che cercava di anticipare alcuni trend di cambiamento sociale e delle conoscenze mediche.
Nell’ultimo anno in particolare quella situazione appare peggiorata. La pandemia ha certamente reso più difficile la situazione, ma il raffronto con le altre regioni evidenzia che il Trentino, dopo una prima risposta efficace alla pandemia, con un sistema che ha reagito con flessibilità e capacità all’emergenza, ha arretrato la qualità delle cure in generale, in maniera maggiore di molte altre regioni, con un trend negativo in corso.
Il rischio è quello di una spirale negativa che si auto alimenta:
- una programmazione non condivisa e contraddittoria agli occhi dei professionisti, unita ad una organizzazione burocratica, che comporta un aumento del carico di lavoro, favoriscono l’aumento delle dimissioni volontarie di medici e infermieri, soprattutto di quelli con maggiori professionalità da spendere sul mercato (e sappiamo che, soprattutto in questo settore, uno non vale uno, e la qualità del singolo medico o infermiere incide sull’esito della malattia);
- aumento delle liste di attesa, sia per le visite specialistiche (fino a pochi anni fa i tempi erano sempre rispettati in caso di RAO, riconoscendo la valutazione del medico, oggi i tempi per i RAO sono spesso sforati di molti giorni), sia per gli interventi chirurgici;
- la scelta della giunta provinciale di aumentare l’investimento di risorse pubbliche sulle strutture private convenzionate (che nella attuale legislatura hanno visto aumentare del 20% il budget complessivo), significa diminuire la centralità della sanità pubblica;
- la scelta della giunta provinciale di diminuire l’attenzione sull’ospedale Santa Chiara di Trento sta comportando una preoccupante difficoltà di funzionamento del principale ospedale del Trentino, che svolge servizi per i cittadini di tutta la Provincia;
- la diminuzione della qualità dei servizi erogati dal sistema sanitario crea un forte disagio in molti pazienti e famiglie, con una percezione negativa che toglie ulteriore fiducia al sistema, con un aumento della mobilità passiva e con una discriminazione tra coloro che possono permettersi di pagare le prestazioni sanitarie e coloro che devono attendere tempi molto lunghi, con il rischio di un grave peggioramento dello stato di salute.
Inoltre l’aumento dei bisogni, ed il necessario sviluppo della sanità di territorio, con le case di comunità previste a livello nazionale e non ancora realizzate a livello provinciale, richiederà al sistema sanitario non soltanto la capacità di mantenimento del livello quantitativo del personale (non entriamo nel merito del livello di qualità professionale), ma un aumento dello stesso.
In questa situazione molto delicata, i rappresentanti del mondo della sanità, dagli ordini alle organizzazioni sindacali, fino alle associazioni dei malati, denunciano l’assenza di dialogo con l’assessorato alla salute, oltre alle contraddizioni nella programmazione, ad una organizzazione ospedaliera deficitaria, e a ritardi nel rinnovo del contratto.
La proposta della giunta provinciale di avviare una campagna pubblicitaria per attrarre professionisti - attraverso un aiuto nella ricerca di un’abitazione e di un lavoro per i coniugi - pare un’evoluzione della maldestra proposta degli skipass gratuiti per i medici. Se da un lato è risaputo da molti anni che uno dei motivi di attrattività del Trentino, in tutti i settori, è la qualità della vita in generale, dall’altro il termine “attrattività” non si rivolge soltanto a soggetti esterni che possono scegliere di trasferirsi e lavorare in Trentino, ma si rivolge soprattutto a chi ha già un progetto di vita sul nostro territorio, perché continui a ritenerlo il luogo in cui vivere e lavorare. Ed oggi sono soprattutto coloro che operano dentro il nostro sistema sanitario a lanciare un grido di preoccupazione, e la priorità delle istituzioni – anche per rendere il sistema più attrattivo verso l’esterno – dovrebbe essere quella di saper cogliere tale richiesta di cambio di passo, senza nascondere la testa sotto la sabbia, e avviare un percorso di profondo cambiamento nella gestione della sanità.
Tutto ciò premesso,
il Consiglio della Provincia Autonoma di Trento impegna la Giunta:
Cons. Luca Zeni
Cons Demagri
Cons Zanella