Il consigliere provinciale Alessandro Olivi esprime rammarico per il voto espresso dalla maggioranza nella Seconda commissione legislativa del Consiglio che ha respinto la proposta di legge, sua e del Gruppo del PD, avente ad oggetto nuove disposizioni per la promozione e la certificazione della rappresentanza e la valorizzazione delle relazioni industriali.
Trento. 25 ottobre 2022
La proposta è volta ad introdurre, di intesa con le rappresentanze degli imprenditori e dei lavoratori, regole condivise per la misurazione e la certificazione della rappresentanza dei corpi intermedi chiamati a pronunciarsi sulle politiche in materia di lavoro e sviluppo economico.
Con la stessa inoltre si intendeva vincolare i finanziamenti pubblici alle imprese al rispetto dei contratti collettivi stipulati dalle associazioni maggiormente rappresentative.
Un modello avanzato e virtuoso di relazioni industriali infatti rappresenta un differenziale competitivo per un territorio che accetta la sfida della produttività e della qualità del lavoro contro il rischio di dumping industriale e di infiltrazione dei “contratti pirata” che, in un momento di crisi economica e sociale, possono contaminare anche il sano e robusto tessuto produttivo del nostro territorio.
Il rifiuto della Giunta di accettare un confronto e di giungere anche ad una modifica condivisa dell’originario impianto del Disegno di legge in realtà non sorprende se letta alla luce anche della recente proposta di modifica della legge sugli aiuti alle imprese con la quale l’Esecutivo di fatto propone l’abolizione della procedura negoziale che ha rappresentato negli anni una soluzione innovativa per coinvolgere imprese e lavoratori in una comune progettualità e nella valutazione preventiva dei risultati che il finanziamento pubbliche alle imprese deve avere in termini di sostenibilità sociale e creazione di valore economico.
Confido in ogni caso che per quando la proposta di legge approderà in Aula vi sia quantomeno una reazione da parte dei corpi intermedi che non dovrebbero nulla temere da un intervento legislativo, primo in Italia, con il quale introdurre regole per tutelare la rappresentanza.