Patton, l’anomalia che vince. «Paga il lavoro nelle valli»

 Non ha il volto stanco. Se ne sta seduto, composto e tranquillo, al secondo piano di Palazzo Benvenuti, a pochi passi dalla sede del Comune, di cui, per tredici anni, è stato direttore generale. «Dire che è una giornata normale sarebbe dirla grossa, ma diciamo che non bisogna farsi prendere la mano: ci vuole sempre sangue freddo per affrontare la situazione».
T. Di Giannantonio, "Corriere del Trentino", 27 settembre 2022

 

Tiene a bada le emozioni Pietro Patton, fino a poche settimane fa appagato dalla presidenza della Cantina LaVis. Eppure, se c’è qualcuno che può lasciarsi andare, è proprio lui. Perché, guidando la coalizione di centrosinistra (ribattezzata «Alleanza democratica per l’autonomia»), si è aggiudicato il seggio del Senato sul collegio uninominale di Trento con un bel 41,1%, incassando 47.904 voti. Cinquemila in più rispetto a quelli raccolti dalla candidata del centrodestra, la deputata leghista uscente Martina Loss, che segue con il 36,58%, in termini assoluti 42.629 voti.

«In parlamento siederò nel gruppo per le autonomie con i colleghi altoatesini», dice il neosenatore, che incarna la sola vittoria della cosiddetta anomalia trentina (il Pd insieme a Italia Viva-Azione). Decisiva, da questo di vista, la performance registrata nella città capoluogo, dove la forbice tra i due schieramenti supera gli undicimila voti: 29.475 voti per il centrosinistra (49,74%, contro il 36,97% di Franco Panizza nelle elezioni politiche del 2018) e 18.132 voti per il centrodestra (30,6%, contro il 32,68% di Giulia Zanotelli nel 2018).

La competizione per il Senato — in un collegio, quello di Trento, che si estendeva dalla Val di Cembra alla Val di Sole — era «secca»: vinceva il candidato che prendeva più voti, bastava anche un voto in più. Al terzo posto, dietro gli esponenti delle due macro-coalizioni, si è piazzata Patrizia Pace dell’alleanza autonomista Svp-Patt (nel 2018 dentro al centrosinistra), che si è fermata all’8,43% (9.830 voti). Niente da fare neanche per il pentastellato Paolo Minotto: il Movimento cinque stelle crolla dal 21,98% del 2018 (21.178 voti) al 6,89% (8.034 voti). Seguono Mattia Maistri di Italia sovrana popolare (4,99%, 5.817 voti) e, infine, Valeria Allocati del movimento di De Magistris, Unione popolare (2%, 2.331 voti).

Una notte di trepidazione per quasi tutti i candidati, ma non per il vincitore Pietro Patton. «Sono andato a dormire poco dopo le 23 — racconta il neosenatore all’interno di una delle sale di Palazzo Benvenuti, allestita come sede del comitato elettorale — Mi sono alzato alle 5.30 e ho trovato il telefono pieno di messaggi che mi dicevano che la notte mi aveva cambiato un po’ la vita». Nato a Meano da madre maestra e padre contadino, Patton, 64 anni, si presentava come una new entry. «Di sicuro — dice — negli anni addietro non pensavo che sarei mai stato candidato per qualcuno». Il suo nome tuttavia era tra i papabili del centrodestra alle ultime elezioni amministrative di Trento. «Una ricostruzione dei giornali, non c’era niente di concreto — taglia corto — Forse ieri, come oggi, il mio nome era considerato spendibile e queste elezioni lo hanno dimostrato».

La vittoria non era affatto scontata. «Io ho lavorato con fiducia pensando di portare a casa il risultato — dice — L’impegno messo in campagna elettorale e il lavoro fatto in Val di Cembra, in Val di Sole, in Val di Non e in Valle dei Laghi è stato tanto e ha trovato buona condivisione. Il lavoro nelle valli — rincara — è stato determinante per il risultato». Checché ne dica, però, su un totale di 61 Comuni, a parte Trento, solo in altri nove il centrosinistra è stata la prima coalizione: a Dambel, Denno, Giovo, Lavis, Mezzocorona, Ossana, Pellizzano, Sfruz e Vallelaghi. Per il resto ha sempre vinto il centrodestra, in 26 Comuni con uno scarto di circa venti punti percentuali. «Io non mi sento un rappresentante della città — rimarca tuttavia Patton — io mi sento rappresentate dell’intero collegio, compresa la sua dimensione extraurbana, e poi ovviamente di tutto il Trentino e della regione».

Guardando alle prossime elezioni provinciali del 2023, «credo che il centrosinistra debba innanzitutto elaborare un progetto chiaro del Trentino del futuro, che tenga insieme tutte le sue dimensioni. La politica — osserva — si fa molto “con” la gente e “per” la gente, la modernità della comunicazione non porta al risultato, o quantomeno da sola non basta». Alle provinciali è teso anche il messaggio di congratulazioni del sindaco di Trento Franco Ianeselli. «Una vittoria brillante che vale a lui la conquista del seggio senatoriale e a noi la sicurezza di poter contare sulla sua esperienza e competenza. È la dimostrazione — ha scritto su Facebook — che il lavoro paga e che per le elezioni provinciali del 2023 la partita è tutt’altro che chiusa».

In vista anche del 2023, «continuerò a lavorare nel partito e nella coalizione per dare rappresentanza e ripresa alla capacità di risposta sulla città di Trento», dice la candidata sconfitta, Martina Loss, che chiude così la sua esperienza a Roma: alle ultime elezioni suppletive vinse con 46.224 voti. «La comprensione dei fatti verrà col tempo — commenta — Ora ho solo da ringraziare gli elettori». L’avventura politica non finisce: «Riprendo il mio mandato da consigliera della circoscrizione Centrostorico di Trento, poi si vedrà».