Nella giornata della vittoria schiacciante di Giorgia Meloni, Lucia Maestri riesce comunque a trovare dei motivi per sorridere: «A livello locale il nostro risultato è stato buono» osserva la segretaria provinciale del Pd. Certo, aggiunge subito, «essere scesi sotto il 20% in Italia è pesante». E non a caso, il segretario nazionale Enrico Letta ha aperto subito la fase congressuale. Ma in Trentino qualche raggio di sole, secondo Maestri, c’è: dalle percentuali del partito fino al risultato dell’Alleanza democratica per l’autonomia.M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 27 settembre 2022
Che ha arginato il centrodestra, evitando il secondo cappotto dopo quello del 2018 portando a Roma Pietro Patton. «Segno — avverte la segretaria — che la strada dell’unità è quella giusta». Anche in vista del 2023: «Il nostro progetto è aperto, tendiamo la mano al Patt». Con l’intenzione di individuare il candidato presidente entro gennaio.
Dunque, segretaria Maestri, partiamo dal risultato nazionale: per il Pd è stata una giornata difficile.
«Personalmente mi aspettavo una tenuta del partito attorno al 20%. Essere scesi sotto questa soglia è un segnale pesante. Non a caso il segretario Letta ha convocato il congresso in primavera annunciando che non si ripresenterà».
A livello locale invece?
«Il risultato è buono: è da un po’ di tempo che non si vedeva, in Trentino, il Pd al 22%. Siamo il primo partito di opposizione, il secondo partito in provincia. Lo giudico positivamente. Così come positivamente valuto il risultato dell’Alleanza democratica per l’autonomia: siamo riusciti a portare a Roma un senatore e per un soffio non abbiamo centrato anche la seconda vittoria su Rovereto. Vuol dire che in Trentino si fa politica: dove abbiamo potuto, abbiamo rimesso insieme ciò che a Roma è stato rotto. E questo ha pagato. Si tratta della prosecuzione di un percorso iniziato nel 2020 con le amministrative di Rovereto e Trento».
L’unità paga, dice. Qualcuno, a livello nazionale, ha fatto notare in queste ore che se si fosse percorsa la strada del campo largo, con terzo polo e 5 Stelle, la vittoria forse sarebbe stata contendibile. È d’accordo o si tratta di un semplice calcolo matematico senza fondamento?
«È un semplice calcolo matematico, reso impossibile dalle scelte del M5s sul governo Draghi. E chiuso dopo il voltafaccia di Calenda, che in 24 ore ha sciolto il patto stretto con Letta, diventando il maggior produttore di fuoco amico del Pd. Certo, il campo largo sarebbe stato l’unico modo per vincere. Ma non c’erano le condizioni».
A livello locale invece l’«anomalia trentina» ha tenuto duro.
«Il nostro progetto è andato bene. E rimane aperto, tendendo la mano al Patt in vista dell’appuntamento del 2023. Tra l’altro, visto che nel centrodestra si è registrato un sostanziale travaso di voti dalla Lega a FdI, assisteremo a un riequilibrio delle forze in maggioranza che procurerà qualche interessante ragionamento».
Parlava di Patt. Puntate anche a Progetto Trentino, visto che alle elezioni Patt e Pt si sono presentati uniti?
«Questa tornata elettorale ci consegna una unità di Patt e Pt già nelle cose. Per quanto riguarda il Patt, se la linea spartiacque del partito è rappresentata dal no alle alleanze con partiti nazionalisti, un problema nel caso decidessero di andare a destra si pone. Dal canto nostro, il nostro senatore si rapporterà con i parlamentari Svp nel gruppo delle autonomie. Le porte per il Patt sono aperte, dunque: parliamoci».
Patton è riuscito a riconsegnare al centrosinistra almeno un posto in Parlamento, dopo il cappotto subìto nel 2018. Allora era caduto anche il capoluogo.
«Sì, la vittoria di Patton dimostra la tenuta del capoluogo come roccaforte del centrosinistra. Ma non solo: la sua affermazione è anche il frutto di una certa penetrazione in alcune valli. Pietro è riuscito a intercettare e interpretare le voci di un territorio diffuso».
Rovereto: la candidata più discussa dell’Alleanza, Donatella Conzatti, ha sfiorato la vittoria. Se lo aspettava? Inizialmente larghe parti del centrosinistra le avevano escluso un appoggio.
«Mi spiace molto per Donatella. Sarebbe potuta essere la seconda senatrice di centrosinistra del Trentino. E invece per poco più di duecento voti, su più di 30mila conquistati, è stata sconfitta. È vero, Donatella è stata una candidata discussa. Ma il risultato dimostra che l’Alleanza è un progetto vincente: alla fine solo poche persone hanno posto il veto su di lei. La maggior parte degli elettori ha premiato il progetto».
E dei risultati alla Camera cosa dice?
«I collegi alla Camera di Trento e Rovereto erano difficili e lo sapevamo. Sara Ferrari e Michela Calzà hanno fatto una bella campagna elettorale, hanno fatto il possibile. E siamo soddisfatti di Ferrari sul proporzionale».
Finita questa tornata, si pensa già al 2023.
«Ci teniamo 10-15 giorni affinché ogni partito possa fare le proprie riflessioni interne e poi si riparte. Come ho già detto, entro gennaio si dovrà scegliere il candidato presidente: dovrà essere una figura in grado di rappresentare il cammino avviato nel 2020».
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