“No alla flat tax, più giustizia sociale. L’Italia è a un bivio, io mi candido”

Caro Direttore, come riportato ieri dai media, ho accettato l’invito di +Europa e del Partito Democratico di candidarmi per le prossime elezioni. Vorrei chiedere l’ospitalità di Repubblica per spiegarne le ragioni.
Carlo Cottarelli, "Repubblica", 11 agosto 2022


La decisione è stata rapida per un motivo ben preciso. Le prossime elezioni sono le più importanti che abbiamo avuto da anni e, forse, che avremo nei prossimi anni e mi sembrava giusto scendere in campo (si dice così, no?) direttamente. Perché questa importanza? Primo perché si confrontano, in modo netto, due visioni politiche del mondo, una progressista e una conservatrice.


Secondo, perché i prossimi anni saranno decisivi per il futuro economico del nostro paese.


L’Italia è a un bivio politico. Le due visioni del mondo, quella conservatrice e quella progressista sono entrambe legittime (non cisarebbe bisogno di dirlo ma i toni troppo accessi delle ultime campagne giustificano il chiarimento). Ma sono visioni molto diverse. Per me essere progressista vuol dire mettere al centro della politica la giustizia sociale, intesa come possibilità di crescita personale che tutt devono avere indipendentemente dal fatto di essere nati da una famiglia benestante o meno, dal fatto di essere nati maschi o femmine, dal fatto di essere nati al Nord, al Centro, al Sud, o con disabilità o meno. È l’articolo 3 della nostra Costituzione: dare una possibilità a tutti. Essere progressista vuol anche dire essere solidali con chi è stato meno fortunato della vita, avere quindi una tassazione progressiva, non una flat tax (la cui progressività è minima). Vuol dire combattere l’evasione fiscale e non pensare sempre a che nome debba avere il prossimo condono fiscale mascherato, in modo che il peso delle tasse sia distribuito in modo più equo e non ricada solo su chi ora paga per gli altri. Essere progressista vuol dire guardare all’Europa come entità politica che si deve sviluppare ulteriormente, perché la sua voce nel mondo conti di più. E non guardarla, come altri fanno, solo come capro espiatorio quando le cose vanno male inItalia. Essere progressista vuol dire tutelare l’ambiente perché le prossime generazioni abbiano le stesse possibilità che abbiamo avuto noi, e non minimizzare i rischi climatici. Essere progressista vuol dire avere uno stato che funziona bene, che non sia di peso per leimprese con la sua burocrazia.


Ridurre la burocrazia è il miglior sussidio che possiamo dare alle nostre imprese.
L’Italia è a un bivio economico. Il PNRR è stato portato avanti con energia dal governo Draghi.
Questo, insieme a un uso oculato delle risorse messe a disposizione dall’Unione Europea e dalla BCE ha consentito una forte ripresa.
Non siamo più il fanalino di coda dell’Europa. Anzi. C’è chi ha affossato prematuramente il governo Draghi e chi parla di rinegoziare il PNRR. E c’è chi si illude che la BCE debba continuare per sempre, anche in diverse condizioni di inflazione, a stampare euro come fosse il nostro bancomat. Gli spazi di bilancio andranno inevitabilmente a ridursi. Diventa allora fondamentale usare le più limitate risorse in modo oculato, dando priorità alla pubblica istruzione, alla sanità, agli investimenti pubblici. Temo che, forse non tutta, ma una parte della destra, non si renda ben conto che il vincolo di bilancio diventerà più stretto nei prossimi anni. Non si spiegherebbero altrimenti le promesse elettorali già in circolazione.


Da più di un anno ho lavorato con due componenti del fronte progressista. L’area liberal democratica—come presidente del Comitato Programma per l’Italia creato da Azione, +Europa, il PRI, e dalle due associazioni Ali e i Liberali per produrre idee per un programmapolitico dell’area—e il PD, come membro dell’Osservatorio degli indipendenti delle Agorà Democratiche, l’iniziativa per far nascere dal basso idee per il programma del PD. È stato quindi per me naturale accettare l’offerta che veniva dal PD e da +Europa. Mi è moltospiaciuto che non sia stato possibile portare avanti in modo unitario anche con Azione un percorso elettorale comune. Ma occorre guardare in avanti.


Occorre capire che, seppure su strade diverse, ci accomuna la visione progressista del mondo, non la visione conservatrice che viene portata avanti dalla destra. E spero che, d’ora innanzi, tutti vedremo come avversario politico principale chi porta avanti quella visione conservatrice che non ci sentiamo di condividere.