Governo Fugatti: sfortuna o incapacità?

Dopo quattro anni di governo provinciale leghista,nonostante i sondaggi commissionati dalla Lega stessa, c'è chi chiede conto di un governo insufficiente, ma si sente rispondere: che non è colpa di Fugatti se è stato presidente sfortunato, prima Vaia, dopo il Covid, quindi la crisi , e poi la guerra e ora pure la Marmolada.
R. Pinter, 21 luglio 2022

Non c'è dubbio che raramente si è vista in una sola legislatura una così alta concentrazione di eventi negativi e così impattanti per la nostra comunità.

Ma è questione di sfortuna o c'entra anche l'incapacità, se nemmeno le risorse dell'Autonomia sono state sufficienti per ridurre l'impatto di questi eventi?

Perché non credo che sia casuale che si siano affrontate queste tragedie all'insegna dell'ordinario ricorso agli strumenti dell'amministrazione provinciale, piuttosto che con una straordinaria mobilitazione di risorse umane ed economiche. Anzi, a dire il vero, visti gli avanzi di bilancio, non c'è stata nemmeno la capacità di usare le risorse ordinarie.

Il difetto sta nell'assenza di una cultura politica adeguata, l'impreparazione poteva essere di tutti ma non aver avuto un'idea, dico una, di come questo territorio poteva rispondere meglio, è segno che non si sono comprese ne' le conseguenze sociali ed economiche di questi cambiamenti, ne' le possibilità di risposta che l'Autonomia mette a disposizione.

E a monte ci sta una politica, che è quella della Lega di Salvini che negando la realtà, come nel caso del cambiamento climatico, non può che risultare impreparata ad affrontare la transizione ambientale,o che,ostinandosi a coltivare interessi corporativi, produce politiche,sul lavoro, fiscali o in tema di giustizia sociale, esattamente contrapposte a quelle che sarebbero necessarie.

Le politiche della Lega, populiste solo quando conviene alla conservazione di privilegi e di interessi economici consolidati, sono le stesse dell'Orban, del Trump e del Bolsonaro di turno, e perfino quelle di Putin, e quindi inadeguate a gestire l'emergenza sanitaria, quella climatica o quella economica.

Difficile, se si ha in testa il modello sanitario lombardo centrato sulla sanità privata, che Fugatti o l'assessora che non si vede, potessero concepire e organizzare delle risposte originali alla pandemia da parte del sistema sanitario trentino, che infatti ha dovuto attingere al patrimonio del volontariato per colmare le vistose carenze.

Difficile, se si ha in testa che sarà il mercato a dare risposte al cambiamento climatico, che Fugatti potesse immaginare delle politiche di risparmio energetico, di sviluppo delle fonti alternative, di uso delle risorse del territorio, tali , non dico di cancellare l'emergenza climatica, ma almeno di attenuarne l'impatto indicando nel sistema trentino un esempio di uso consapevole e sostenibile.

La mancanza di una strategia per assicurare la proprietà e il controllo delle centrali idroelettriche e le conseguenti aperture al mercato di una risorsa decisiva per il nostro territorio è disarmante e preoccupante, un'autonomia consapevole avrebbe esercitato tutte le possibilità per non disperdere questa risorsa.

Così come il fatto che nell'epoca del PNRR Fugatti si distingua per progetti fuori tempo come il completamento della Valdastico e,denotando la mancanza di una vera conoscenza del territorio, la compromissione delle risorse idriche e della sicurezza idrogeologica, è segno che non c'è la benché minima consapevolezza di quello che sta accadendo sul pianeta

Difficile, se si ha in testa la politica comiziante di Salvini salvarsi dalle battute e dalle politiche infelici, che invece di affrontare le emergenze sociali si concentrano sul rifiuto di ogni politica di cittadinanza e di inclusione.

Difficile sopratutto, se si ha in testa la Padania e prima gli italiani, che si abbia la conoscenza piena delle possibilità che la specialità della nostra Autonomia può offrire. Se ci si limita ad accodarsi alle politiche di Regioni come il Veneto e la Lombardia , che la specialità non hanno, è difficile che si colgano a fondo le potenzialità di uno Statuto. E infatti Fugatti si è concentrato su conflitti risibili su orario dei negozi e requisiti per le politiche di welfare, piuttosto che usare le norme di attuazione per politiche innovative.

Allora non è questione di sfortuna, è questione di non conoscere ne' l'Autonomia ne' questo territorio. Non c'è stata alcuna ricerca di strumenti che continuassero a coltivare il Trentino come laboratorio di ricerca e di innovazione. Nemmeno laddove era necessario, come il sistema formativo e quello della ricerca , si è operato cercando di sostenere il sistema industriale adeguandolo alle sfide della globalizzazione. Si è preferito coltivare politiche locali e distribuzione di sussidi indifferenziati piuttosto che attivare quegli investimenti che permettessero al Trentino di alzare l'asticella e di costituire un territorio attrattivo. E nemmeno nel turismo e nella cultura si è cercata la differenza, preferendo limitarsi a ricorrere agli Sgarbi di turno o agli eventi spot come il concerto di Vasco.

La delusione per questo governo provinciale, per la sua chiusura e per il ricorso più agli amici degli amici che alle preziose risorse umane che in Trentino per fortuna ancora ci sono, è dunque motivato e motivata è la necessità di una alternativa che offra le idee, le competenze, e il coraggio per assicurare un futuro alla nostra Comunità.