Sulla precarietà del lavoro in Trentino una interrogazione di Luca Zeni

Come noto, il Trentino è oggi, a livello nazionale ed europeo, la realtà dove più alta risulta essere l’incidenza del lavoro precario e momentaneo, come appare anche da una pregevole ricerca della U.I.L. regionale.
Trento, 13 luglio 2022

Non è un segnale positivo perché testimonia anzitutto la fragilità del mercato del lavoro locale ed, al contempo, denuncia il rischio di possibili conflitti sociali, dettati appunto da instabilità e temporaneità dell’occupazione.

A fronte di una simile fotografia del mercato del lavoro provinciale, segnata più da zone d’ombra che da prospettive di luce , il Consigliere del P.D. Luca Zeni ha presentato una specifica interrogazione per sapere cosa ha fatto la Giunta provinciale fino ad oggi per contrastare tale fenomeno; quali progetti sta elaborando per il futuro e se la stessa non ritiene di dover mettere allo studio nuovi strumenti in materia di politiche attive del lavoro, per far fronte ad una situazione carica di pericolose implicazioni.

 

IL TESTO DELL'INTERROGAZIONE

 

LAVORO PRECARIO

IL TRENTINO GUIDA UNA TRISTE CLASSIFICA

 

Mentre la Giunta provinciale appare sempre più in affanno davanti alla mole di domande irrisolte che le contingenze da un lato ed alcune scelte politiche operate in questa legislatura dall’altro, i problemi crescono e concorrono ad un processo di progressivo indebolimento dell’autonomia e delle sue potenzialità che lascia sempre più perplessi.

In tale contesto, il tema del lavoro, al di là di interventi emergenziali e di “risposte-tampone”, sembra essere uno dei grandi nodi che, più d’altri, sconta la carenza di una visione complessiva e di una politica della programmazione degna di tale nome.

Come forse note, il Trentino è oggi il luogo, non solo in Italia ma a livello europeo, dov’è più elevata l’incidenza dell’occupazione precaria e momentanea, come ha evidenziato un approfondito studio promosso dalla U.I.L. regionale. Un dato vale per tutti. Alla fine dell’anno 2021 la percentuale di occupati a tempo determinato, sul totale dei dipendenti in attività, risulta pari al 19,4% nella nostra provincia, a fronte del 16,3 del vicino Alto Adige/Südtirol, del 16,4 della media nazionale ed, infine, del 15,2 dell’intera “area euro”. Si tratta di dati che si innalzano ancora se poi si va a verificare l’occupazione femminile ed il lavoro somministrato, cresciuto del 38,5% in Trentino.

Ora, se è pur vero che nel primo semestre del corrente anno è cresciuto anche il livello di trasformazione dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato, ciò nulla toglie alla gravità di una situazione, rispetto alla quale la Giunta provinciale non può continuare a fingere di non vedere, quando addirittura non aderisce essa stessa alle dinamiche della precarietà, avvalendosi dei meccanismi della somministrazione di lavoro temporaneo, come già evidenziato dallo scrivente in altra interrogazione.

La contrattazione precaria è infatti spesso segnata da incertezza, da paura e da un forte disagio singolo e sociale del lavoratore – e del suo nucleo familiare - costretto sempre ad orizzonti limitati e limitanti, di fronte ai quali anche l’azione sindacale appare in tutta la sua oggettiva impotenza.

Qui, come nel delicato settore della Sanità, serve insomma la politica, cioè la capacità di elaborare strategie e risposte che non possono ridursi al “carpe diem”, ma debbono, per forza di cose, assumere profondità lunghe e capacità di intuire gli andamenti del mercato del lavoro nel futuro prossimo e di medio periodo. Ciò consentirebbe la messa a punto di interventi pubblici di sostegno, di aiuto e di formazione, nonché l’investimento di risorse per l’orientamento professionale delle giovani generazioni, in una dimensione programmatoria larga e flessibile, alla quale non dovrebbe essere affatto estraneo quello strumento della concertazione che, fin qui, è invece apparso come uno spauracchio per questa Giunta provinciale.

Il lavoro precario è, per la sua stessa natura, l’incubatoio di situazioni di instabilità e di debolezza del lavoratore, impossibilitato di fatto a far sentire la propria voce rispetto alla galassia dei diritti e dei doveri e quindi reso automaticamente ricattabile e fragile. Questa situazione, nel medio periodo, determina frequentemente stati di difficoltà che sfociano, a loro volta, in un malessere sociale reso più acuto dalla difficile crisi economica in atto, mescolando così istanze e problemi che rischiano di rivelarsi, nel tempo breve che ci attende, di natura esplosiva.

Alla politica deve quindi essere chiesto uno sforzo vero, capace di prescindere da posizioni ideologiche o ideologizzate, per favorire anzitutto l’ulteriore crescita delle trasformazioni dei contratti, che peraltro porterebbero ad indubbi giovamenti anche per le imprese e per costruire un progetto di governo del mercato del lavoro locale, in grado di rispondere alle domande sociali oltrechè a quelle meramente economiche.

Tutto ciò premesso, si interroga la Giunta provinciale per sapere:

- se la stessa è a conoscenza della situazione quella precarietà del lavoro in Trentino, richiamata succintamente in premessa;

- in caso di risposta affermativa cosa si è fin qui fatto dall’avvio della corrente Legislatura sul versante strategico e quali progetti, se ci sono, sono stati messi a regime per contrastare il preoccupante fenomeno del dilagare dell’occupazione instabile e temporanea in Trentino;

- quali progetti a medio respiro sta elaborando la Giunta provinciale per far fronte al problema e per rispondere, al contempo, alla domanda di lavoratori formati che sale dal mondo delle imprese;

- se il governo provinciale non ritenga di dover mettere allo studio percorsi originali ed innovativi, in materia di politiche attive del lavoro, come già avvenne nel 1983 con la creazione – prima in Italia – dell’Agenzia del Lavoro.

 

 

A norma di Regolamento si richiede risposta scritta.

 

 

 

avv. Luca Zeni