Primo incontro ufficiale, ieri, della coalizione di centrosinistra. Che però dovrà cambiare nome in vista delle elezioni provinciali del 2023: «Per non sembrare che ci si è risvegliati dal sonno, per non dare l’impressione che sia tutto fermo al 2018» affermano tutti i convitati pensando all’annus horribilis in cui è stato «sfiduciato» il governatore uscente Ugo Rossi, perdendo così il Patt e conseguentemente le elezioni.
D. Baldo, "Corriere del Trentino", 4 luglio 2022
A Mezzomonte di Folgaria, ospiti del sindaco di Michael Rech, il Partito democratico ha convocato tutte le forze «di quella compagine che nel 2020 alle elezioni amministrative ha vinto nelle città di Trento e Rovereto»: ieri attorno al tavolo c’erano Campobase, l’associazione centrista che cerca di raccogliere attorno a sé il consenso che fu della Margherita e dell’Upt, Europa Verde, Futura, Azione, Italia Viva, +Europa, i Socialisti, Futura, Sinistra Italiana.
«Dobbiamo ricostruire il quadro della coalizione che si è rotto nel 2018 — ha esordito la segretaria dem Lucia Maestri — e a me interessa sapere che le persone che sono qui sono disposte a lavorare assieme, disposte ad allargare il dialogo ad altre forze politiche ma non solo, anche alle esperienze dell’associazionismo e del volontariato».
Sul tavolo alcuni nodi da affrontare: «Che facciamo con i 5 Stelle? Se facciamo il campo largo li includiamo? Dobbiamo deciderlo insieme».
E ancora: «Dobbiamo trovare assieme il metodo per la scelta del o della presidente. I sindaci di Trento e Rovereto — ricorda la segretaria del Pd — sono stati scelti assieme. Questo è un metodo, quello preferito — afferma — frutto della condivisione immediata. Ma altrimenti non rimangono che le primarie».
Una cosa è però sicura: «Il nome deve uscire entro l’anno, al massimo a gennaio». Ieri tutte le forze erano contente di essere tornate al tavolo per discutere del futuro del Trentino ma soprattutto per organizzare la rivincita sul governo della Provincia. Ma ieri c’era una grande assenza, un convitato di pietra che è stato più volte evocato: il Partito autonomista. «Non c’è — ammette la segretaria dem — non è qui con noi. Il Patt sta facendo il suo percorso, ed è vero che ci sono state evoluzioni rispetto a quanto deciso nel loro congresso della scorsa primavera. Percorsi ed evoluzioni che rispettiamo, e noi — assicura — manterremo sempre la porta aperta, disponibili alla costruzione programmatica comune della nostra coalizione». Anche se a un certo punto si dovrà chiudere il perimetro: «Proprio per permettere questa costruzione programmatica, per evitare che la futura coalizione diventi la sommatoria di sigle, perché i cittadini e le cittadine vogliono vedere unità d’intenti tra noi». Altra cosa, il nome della coalizione: «Bisogna trovarlo», spiega Lucia Maestri. D’accordo con Lucia Maestri anche l’esponente di Campobase Micheal Rech: «Serve cambiare nome, ma non basta. Anche solo parlare di coalizione che riprende il lavoro è improprio: non siamo una macchina che si rimette in moto dopo anni in cui è rimasta ferma, non dobbiamo dare questa impressione. È pericoloso, perché c’è richiesta di novità, di originalità, nella forma ma soprattutto nei contenuti. Non basta nemmeno essere tutti d’accordo e un po’ diversi dal 2018 per vincere le prossime elezioni».
Anche Rech tocca il tema della scelta del candidato presidente: «Quando, come a Trento e Rovereto, quest’area ha deciso a chi affidarsi in termini di leadership in modo unitario, siamo stati premiati dagli elettori. E dobbiamo anche in questo caso procedere nello tesso modo, individuando non ora ma nemmeno troppo tardi — precisa Rech — una figura che incarni questa sintesi». Il nome non è stato fatto, ma quando il sindaco di Folgaria ha tracciato l’identikit («Qualcuno che abbia fatto la gavetta nelle amministrazioni, sui territori, perché certe competenze non si studiano a scuola) tutti hanno guardato al suo fianco: era seduto Francesco Valduga. Che non ha commentato: «Questo è l’inizio di un percorso, al quale — si è limitato ad aggiungere — sono convinto sapranno aggiungersi anche altre forze, anche il Patt». Nessuno ha poi azzardato ad addentrarsi sui temi più spinosi, il giro di tavolo è stato interlocutorio e tutti hanno rimandato ad approfondimenti futuri. Ieri, oltre agli altri esponenti delle forze legate al centrosinistra — tra cui, oltre a Maestri e Rech, i capi delegazione Mario Raffaelli (Azione), Marco Boato (Europa Verde), Claudia Merighi (Futura), Renata Attolini (Sinistra italiana), Alexander Schuster (+Europa), Nicola Zoller (Socialisti) — c’erano la senatrice di Italia Viva Donatella Conzatti e il presidente del Consiglio comunale di Trento Paolo Piccoli. Che ha fatto la battuta, perché parlando del percorso di Campobase, neoformazione a cui aderisce, ha detto sagace: «Siamo partiti dal Campobase ma siamo già arrivati a Mezzomonte». Di Folgaria, però: la scalata più difficile sarà infatti quella dell’elettorato trentino.
foto Loss/Lo Presse