Volevano abolirle, solo quattro anni fa. Avevano promesso di farlo, con un tratto di penna, appena entrati da vincitori in sala giunta. Poi si sono accorti che le cose erano un po’ più complicate di come le aveva raccontate la loro propaganda. E così hanno preso tempo, tanto tempo: quattro lunghi anni. Con le comunità commissariate e i comuni fermi, in attesa che i decisionisti si decidessero a decidere.
Sara Ferrari, 22 giugno 2022
In questo pasticcio del “vorrei cancellarle ma ho scoperto che non posso e che mi servono”, è venuto in soccorso alla giunta il CAL, l’organismo che raccoglie i sindaci, i quali hanno chiesto addirittura un rafforzamento delle funzioni della comunità stessa, preso atto delle difficoltà crescenti dei comuni a gestire singolarmente i servizi anche per una ormai cronica mancanza di personale disponibile. E non è vero che senza le comunità i comuni sarebbero più liberi, bensì solo più soli, più deboli, più sottomessi al potere provinciale.
Dunque infine, hanno dovuto darci ragione: un ente intermedio serve a gestire meglio i servizi ai cittadini in tutti i paesi del Trentino e a condividere scelte necessarie. La mini riforma che la maggioranza porterà al voto la prossima settimana, sarà il frutto dei suggerimenti di chi guida i comuni. Per mantenere il punto sulla sua posizione, che originariamente immaginava di promuovere adesioni facoltative alle aggregazioni di comunità, l’assessore Gottardi non ha accolto tutte le richieste avanzate dai sindaci e pertanto il testo che arriva in consiglio provinciale non è un testo capace di far stare in piedi un nuovo modello di comunità. Dall’incontro del consiglio provinciale con il consiglio delle autonomie locali, il 14 giugno scorso, è emerso un quadro più che problematico, innanzitutto, ma non solo, sul piano finanziario, che non può essere affrontato senza cambiamenti profondi nel rapporto Provincia-comuni e in quello comuni-comunità.
Per questo motivo il Partito Democratico insieme ad altre forze politiche di minoranza (Futura, Verdi, 5 stelle, Azione), ha presentato modifiche alla proposta di legge, che si riferiscono al modello di governance (presidente della comunità eletto tra qualsiasi cittadino che gode di elettorato), al rafforzamento della rappresentatività delle assemblee di comunità affinché portino la voce anche delle minoranze comunali; all’ampliamento delle sue funzioni, perché sia chiamata a esprimersi su tutte le questioni prioritarie che riguardano tutto il territorio, dal piano sociale alla gestione di una varietà di servizi, anziché solo la pianificazione urbanistico territoriale. Infine resta necessario un chiarimento sulle funzioni del vertice amministrativo dell’ente, tra direttore-manager e segretario-garante.