Precari del Muse: peggio di due anni fa

A quasi due anni di distanza dall’ultima manifestazione dei precari del Muse, oggi mi è sembrato di vivere un brutto déjà-vu". Lo afferma la consigliera Ferrari che oggi ha preso parte alla manifestazione di protesta alle Albere.
Sara Ferrari, 9 giugno 2022


La situazione non è migliorata, ma è perfino peggiorata. È vero che sono partiti i bandi per l’assunzione di 30 persone, ma ce ne sono almeno 60 che ancora oggi lavorano con contratti di esternalizzazione che non raggiungono la “dignità minima”.

Al momento i precari non sono solo pilot/coach ma anche personale che si occupa di reception, bookshop, prenotazioni o mediazione scientifica. Nei fatti si assiste a un grandissimo turn-over di professionisti della cultura, (addirittura 120 negli ultimi due anni!) cioè giovani altamente professionalizzati, non solo laureati, ma spesso con una collezione di titoli impressionante, che vengono impiegati nel ruolo di guida ed educatori e non solo, ma che operano in condizioni che non garantiscono un monte ore sufficiente alla sopravvivenza, in un’organizzazione della turnistica inesistente e pertanto incompatibile con la vita familiare, per non dire delle ferie che risultano fruite all’insaputa del lavoratore e della lavoratrice.

In occasione di numerose interrogazioni che si sono susseguite nel consiglio provinciale da parte delle minoranze per sollecitare la risoluzione di questa situazione, l’assessore alla cultura Bisesti si era impegnato sia nella “internalizzazione“ di un certo numero di figure (30) sia nella revisione dei bandi di gara per l’appalto dei servizi esternalizzati che impiegano la sessantina di professionisti.

I concorsi banditi un anno fa sono ancora in itinere; in alcuni casi si sta costituendo solo ora la commissione e al momento si ipotizza, con ottimismo, che la procedura si completi per novembre.

Per quel che riguarda il nuovo bando per l’affidamento dei servizi alle cooperative, che è stato prorogato al 30 novembre è necessario - dice la consigliera Sara Ferrari- che siano scritte nero su bianco condizioni di lavoro decisamente più “umane” e rispettose dei diritti minimi degli operatori e delle operatrici culturali, ma è altrettanto indispensabile che quelle regole basilari siano applicate nella realtà quotidiana e non disattese.