Premessa. Nel secolo scorso l'imperativo era la crescita economica e, in tema di mobilità, le uniche variabili erano i dati del traffico e il costo delle opere, l’indotto che generavano. In questo secolo dobbiamo fare i conti con altre variabili: quelle della sostenibilità ambientale e dunque con le emissioni inquinanti per fronteggiare il cambiamento climatico e con la fragilità del territorio e le sue vocazioni, con una politica della mobilità che mira a ridurre il traffico su gomma.
Alessio Manica, 4 marzo 2022
A quanto pare Fugatti e questa giunta provinciale non se ne sono accorti e continuano a sostenere l'insostenibile con uno studio che prescinde da questi fattori l’obiettivo è dimostrare che l’opera “rende” al Trentino in termini monetari, fine del ragionamento.
Come già rilevato dai Sindaci lo studio è volutamente parziale e limitato. Non affronta in alcun modo i costi ambientali, le esternalità negative, non analizza gli scenari alternativi.
Si glissa sulla sostenibilità finanziaria in se dell’opera, che non esiste già negli studi della concessionaria: il traffico non è sufficiente a pagarla. Lo studio lo certifica quando parla di 65 milioni di ricavi annui per un opera da 3mld, fanno 46 anni senza considerare i costi di manutenzione mostruosi, che non si trovano nello studio.
Lo studio da numeri in libertà: un aumento del 20% del turismo ad esempio. Su che basi, di che tipologia. Ma veramente pensiamo che i turisti affrontino 30 chilometri di gallerie per venire in Trentino, ai costi che avrà usare quell’autostrada? E poi veramente l’obiettivo sono i numeri e si pensa che la nostra attrattività si basi sul recupero di 20 minuti di strada?
Per quello che riguarda l’effetto sul Pil. Mi pare una banalità. Perchè 3 miliardi investiti ad esempio su un potenziamento radicale della ferrovia della Valsugana anche in ottica di trasporti merci non avrebbe effetti sul Pil e sull’occupazione e non sarebbe molto più sostenibile e coerente con gli obiettivi che questo stesso Trentino si è dato? Gli investimenti non sono tutti uguali. Perchè non si investono energie per spingere quelle risorse su altri investimenti come la ferrovia, come fatto da A22 con il Fondo Ferrovia?
La leggenda del salvataggio della Valsugana. Lo studio annuncia il meno 55% dei camion in Valsugana. Va però detto che questo si realizzerebbe solo con l’imposizione della vignetta per il passaggio in Valsugana, scenario piuttosto improbabile in quanto non vi sarebbero più alternative gratuite, e che di questo dato non c’è traccia nello studio del 2019 sul quale si base PWH. Il vero dato è quel meno 14% di traffico che si toglierebbe alla Valsugana, circa 6.000 veicoli totali e di questi mediamente il 15% sono pesanti, che ovviamente si riverserebbero in Vallagarina a partire dai mezzi pesanti. Ha senso? Il gioco vale la candela? Lo studio certifica che la Valdastico non salva la Valsugana ma mette in difficoltà l’asta dell’Adige.
Poi la boutade del centro intermodale a Rovereto, come cigliegina. Quindi prima facciamo arrivare su un asse autostradale già saturo quello del Brennero un ulteriore 12% di traffico pesante (quando con l’altra mano lavoriamo per spostare traffico sulla rotaia) e poi cerchiamo, o speriamo, di caricarli sui treni. Mi pare geniale, visto che per altro abbiamo già una struttura a Trento, e l’impianto del potenziamento della ferrovia del Brennero prevede il quadrante Europa di Verona come luogo dove trasferire le merci su rotaia.
Mi pare che alla fine il Presidente abbia dato i numeri utili a certificare la sconnessione dell’idea Valdastico rispetto agli scenari globali della mobilità, l’inutilità per la Valsugana, un impatto economico che qualsiasi opera pubblica avrebbe forse anche con effetti leva maggiori.