Attorno al concerto di Vasco Rossi si è innescato un dibattito aspro. Un dibattito che non origina da un giudizio sul concerto o l'artista in sé - tengo a ribadire sempre, per non essere tacciato di gufismo, che non ho nulla contro Vasco Rossi e che auspico che il concerto sia un successo - ma nasce da valutazioni puntuali rispetto all'esclusione iniziale della città da questa iniziativa.
Alessio Manica, 12 febbraio 2022
Il dibattito, inoltre, nasce da valutazioni puntuali rispetto ai contenuti imbarazzanti del contratto stipulato sotto i profili degli impegni assunti; alle forzature emerse rispetto al tema della sicurezza, con pressioni sui responsabili da parte dei vertici provinciali anche funzionali a nascondere informazioni al Sindaco di Trento; all'impiego sproporzionato della macchina provinciale e delle risorse pubbliche per uno spettacolo che è un'iniziativa imprenditoriale ampiamente redditizia dal punto di vista finanziario e che come dimostrano le decine di contratti simili stipulati in tutta Italia non abbisognava di certo del corposo investimento pubblico per essere non solo sostenibile per l'artista ma anche largamente vantaggioso.
Ci sarebbe da riempire pagine ma il focus di questo mio intervento vuole essere su quello che sta succedendo all'area di San Vincenzo, area preziosa per le sue dimensioni ragguardevoli, in un territorio fortemente urbanizzato, strategica per lo sviluppo della città. Ciò è testimoniato dal lungo dibattito che negli anni si è svolto attorno al suo utilizzo dopo l'abbandono dell'iniziale destinazione a cittadella militare, per la quale i terreni furono espropriati ai privati. Terreni che giova ricordare erano al tempo e da tempo destinati all'uso agricolo. Negli anni si sono avanzate diverse ipotesi come l'uso sportivo, il parco agricolo, l'area verde fortemente naturalizzata e altre ancora, tra cui anche la restituzione all'uso agricolo per favorire lo sviluppo di un'imprenditoria giovane e biologica in questo settore così strategico per il Trentino. Il Comune ha assegnato all'area una destinazione sportivo-ricreativa, prevedendo, proprio per la delicatezza della progettualità, che gli interventi debbano essere coordinati da un preventivo progetto unitario da sottoporre al parere del Consiglio comunale.
In barba a tutto questo ed al dibattito della comunità di Trento è invece planata sull'area l'idea del Presidente della Provincia di fare lì un mega concerto, qualcosa di epocale che nelle ambizioni leghiste risuoni a livello almeno nazionale, un tale capriccio da ignorare i rischi connessi al Covid, irrispettoso rispetto ai molti sacrifici che ognuno di noi sta facendo a causa della pandemia; talmente obnubilante da spingere a mettere in vendita 120.000 biglietti prima di sapere se quell'area fosse o meno idonea ad ospitare un numero di persone superiore a tutti i residenti del capoluogo. Della serie «e chi se ne frega dei ragionamenti fatti, ghe pensi mi!», come rivendicato anche in aula in questi giorni: una discutibile primazia del fare, sopra tutto e tutti, anche alla sicurezza, purché sia. Per fare questo concerto in questi giorni stiamo assistendo alla devastazione di quei 27 ettari di terreno. Decine di mezzi d'opera stanno intubando le fosse di bonifica in deroga alle norme che governano la gestione delle acque, distribuendo sull'area oltre 110.000 metri cubi di terreno di cava e scavo di galleria necessari per rendere idoneo lo stesso alla realizzazione del concerto ma che cambierà definitivamente la natura di quell'area, senza che a domanda precisa sia stati forniti i chiarimenti sui titoli edilizi e le rassicurazioni richieste rispetto al materiale. Il tutto, vale la pena ribadirlo, utilizzando persone, mezzi e risorse della Protezione Civile trentina in virtù dell'equiparazione dell'evento ad una calamità naturale.
Eppure il Comune ha ribadito più volte negli atti ufficiali che ogni intervento per il concerto dovrà essere "provvisorio" pena la violazione della destinazione urbanistica prevista dal Prg di cui ho detto sopra. Mi permetto, con molta presunzione, di dubitare che quello che si sta facendo in queste ore a San Vincenzo sia provvisorio, reversibile e ripristinabile. E se anche lo fosse, vorrebbe dire buttare via più di due milioni di euro di opere, perché a tanto ammonta l'impegno della Provincia - almeno fino ad ora - per la predisposizione della cosiddetta Trento Music Arena. Ecco io vorrei semplicemente che i cittadini di Trento, dei sobborghi limitrofi, le associazioni che hanno a cuore l'ambiente, i contadini e i sindacati agricoli si rendessero conto di questo danno irreparabile che si sta facendo per un'iniziativa il cui beneficio sociale, economico e promozionale è tutto da dimostrare. Un beneficio per ora tutto nelle convinzioni della maggioranza provinciale, ma a mio avviso sproporzionato rispetto al danno e al vincolo di fatto che si sta ponendo allo sviluppo futuro di quell'area. Il silenzio su questo pesa e preoccupa.
IL TESTO DELLA RISOLUZIONE PD bocciata dalla maggioranza
Proposta di risoluzione n. 143
Provvisorietà e reversibilità delle opere finalizzate alla predisposizione della Trento Music Arena
Nelle scorse settimane il Presidente Fugatti assieme ai vertici amministrativi della Provincia Autonoma di Trento ha illustrato nel dettaglio le fasi operative che nei prossimi mesi porteranno all’allestimento presso l’area di San Vincenzo a Trento sud della cosiddetta “Trento Music Arena” per il concerto di Vasco.
Dall’illustrazione fatta si è avuta la conferma che stante l’attuale previsione urbanistica del PRG del Comune di Trento, su quell’area senza un’apposita variante al PRG e senza la presentazione di un progetto unitario da sottoporre al giudizio del Consiglio comunale di Trento non potranno essere fatte che opere edili provvisorie e quindi reversibili. Dopo, e solo se il Comune condividerà il progetto con un necessario atto consiliare, si dovranno operare le necessarie variazioni urbanistiche per approntare l’area in via definitiva. Quindi se il Comune volesse realizzare su quell’area una delle idee discusse in questi anni, e le opere sin qui realizzate si rivelassero inconciliabili, i lavori per la predisposizione della cosiddetta Trento Music Arena, costati finora due milioni di euro, sarebbero molto probabilmente buttati via.
Nell’illustrazione alla stampa si è parlato di due fasi di intervento, di cui la prima ha già avuto il parere positivo della Conferenza dei Servizi del 12 gennaio. I lavori sono già iniziati, ad opera come noto della Protezione Civile – ma sono coinvolte molte altre strutture della Provincia precettate d’urgenza stante l’equiparazione dell’evento ad una calamità naturale avvenuta con apposita ordinanza del Presidente della Provincia del 16.12.2021 - con l’abbattimento delle strutture presenti, l’estirpo di svariati ettari di vigneto e frutteto ma soprattutto lo spianamento e la distribuzione di parte dei cumuli di terra presenti in loco ed il trasporto di materiale ghiaioso da cave. A breve saranno anche intubate due fosse maestre in deroga al PGUAP.
I cumuli di terra depositati sull’area da alcuni anni risultano essere stati trasportati a Trento sud nell’ambito dei lavori di scavo della galleria “Someda” di Moena nel 2008, con l’iniziale obiettivo di essere utilizzati nel progetto di realizzazione delle caserme poi abbandonato.
Nel verbale della Conferenza dei Servizi viene affermato che tutto ciò che sarà realizzato per preparare l’area per il concerto dovrà essere provvisorio e reversibile, pena il contrasto con la destinazione urbanistica attuale. Concetto questo ribadito svariate volte sia da parte provinciale che dai dirigenti del Comune di Trento intervenuti nella Conferenza di Servizi. Dagli elaborati si evince che per preparare l’area è necessario sia scavare che apportare una notevole quantità di materiale, con un innalzamento finale del piano di campagna di 1 metro e in alcuni punti anche oltre, distribuire il materiale rimanente già depositato in loco, pari a circa 40.000 metri cubi, e facendone arrivare da cave idonee altri 75.000 metri cubi.
A tal proposito, sulle conseguenti variazioni altimetriche del piano di campagna, il servizio Urbanistica del Comune di Trento ribadisce che “ancora una volta la compatibilità delle opere è legata esclusivamente alla loro provvisorietà”. La logica conseguenza è che se le opere non sono provvisorie, violano le norme. Sorge in tal senso spontaneo dubitare della provvisorietà dello spargimento di oltre 100.000 metri cubi di materiale estraneo - smarino e prodotti di cava - che unito allo scotico previsto cambierà definitivamente la natura dell’area, sicuramente rendendo improbabile qualsiasi uso a coltivazione, parco agricolo o orti pubblici per citare alcuni dei progetti proposti negli anni.
Altro aspetto delicato che emerge dagli elaborati è, come detto, la previsione di coprire le due Fosse di bonifica denominate Catena e del Palù. La copertura di queste avviene in deroga rispetto alle norme del Piano di Gestione ed Utilizzo della Acque pubbliche (PGUAP), in ragione "dell'interesse pubblico e della non delocalizzabilità" dell’evento.
Quindi mancando il progetto definitivo della sistemazione dell'area che necessita di un progetto unitario da sottoporre al consiglio Comunale e di una modifica del PRG, di fatto il Concerto di Vasco assurge ad opera di interesse pubblico, tale da giustificare la deroga al PGUAP. Anche questo intervento dovrebbe rientrare nel concetto di provvisorietà e rispristinabilità, pena il contrasto con il PRG comunale.
Infine, ma non ultimo, sul materiale proveniente dalla galleria vengono alla luce due questioni. La prima riguarda una forma di inquinamento da fosfati, rilevata già al tempo del deposito e giudicata a suo tempo dai tecnici non problematica. Non si trovano però in disponibilità le caratterizzazioni e le perizie che avrebbero sancito tale compatibilità con il collocamento nell’area di San Vincenzo, e in particolare andrebbe chiarito se siano compatibili con l’uso previsto oggi, che non è più la realizzazione delle caserme, e con l’utilizzo al fine del livellamento dell’area.
La seconda questione è che la responsabile del Servizio edilizia del Comune di Trento evidenzia come “non risultano depositati titoli edilizi che legittimino la presenza del deposito di materiale sull’area oggetto d’intervento”. Aggiungendo che dagli elaborati non se ne evincono ne la quantificazione ne l’ingombro ne cosa si intenda per ricollocazione dello stesso nel “perimetro stabilito”. Ma se non vi sono titoli che ne giustificano la presenza, come si è potuto movimentarlo? E se non v’erano titoli quel materiale non era a tutti gli effetti rifiuto ai sensi delle norme ambientale in materia di terre e rocce da scavo? Sono dubbi che vanno fugati immediatamente.
Tutto ciò premesso,
il Consiglio della Provincia Autonoma di Trento impegna la Giunta
cons. Alessio Manica
cons. Luca Zeni
xons. Sara Ferrari
cons. Paolo Zanella
cons. Lucia Coppola
cons. Alex Marini
cons. Ugo Rossi
cons. Paola Demagri