L'introduzione di Roberto PinterLa domanda che ho posto ai partecipanti alla Agorà Democratica “L’Autonomia ,una comunità e le sue istituzioni” non è stata “come pensate di difendere l’Autonomia?”, bensì “perché non l’abbiamo difesa al punto da affidarla a chi non ha una idea autonoma della Autonomia trentina?”
Non parlo delle sventure elettorali del 2018 che già erano scritte, ma della colpevole riduzione dell’Autonomia alla sua amministrazione e pure intrisa di supponenza.
L’Autonomia non può essere ridotta a delle risorse affidate a delle istituzioni per gestire delle competenze, perché l’Autonomia è un bene prezioso, una colossale occasione di emancipazione di un territorio che può autogovernarsi e costruire una Comunità partecipe e responsabile.
E invece si è data l’Autonomia per scontata, si è lasciata crescere la disaffezione per un bene comune del quale la popolazione non era chiamata a condividerne la gestione.
E così le intuizioni e le innovazioni si sono smarrite , le riforme si sono inaridite ed è prevalsa la dimensione del governo/amministrazione, invece che quella del governo partecipato e volto a costruire un futuro nel quale riconoscersi.
E se c’è indifferenza per le sorti dell’Autonomia e per chi la governa non è solo sconfitta della politica, è anche segno della crisi di una classe dirigente che ne doveva assicurare la specialità, pubblica amministrazione, cooperazione e imprenditoria trentina in primis.
Abbiamo inseguito il consenso dei territori lasciando che crescesse la contrapposizione tra città e comunità di valle, ignorando il fatto che sarebbe arrivato chi avrebbe promesso ancor di più.
E ignorando che la maggioranza degli elettori non si limita a misurare il governo provinciale sulle opere pubbliche realizzate o sull’entità dei trasferimenti, ma guarda alla possibilità di riconoscersi in un messaggio, in un progetto, in un linguaggio e nelle persone che si candidano a governare.
E se il centrosinistra autonomista non ha offerto un orizzonte per il quale valesse la pena spendersi, non c’è da meravigliarsi che si sia girato da un’altra parte, per un orizzonte certamente più ristretto e chiuso ma più rassicurante nella sua semplificazione, nella individuazione di nemici certi e perfino nella modestia della proposta.
Per questo ho chiesto a Dellai, Ferrari, Ianeselli e Valduga di evitare la facile retorica, di considerare la necessità di autocritica e di individuare precisi obiettivi per i quali lavorare.
Certo denunciando gli errori e le scelte della destra che ricacciano indietro il Trentino, che rimettono in discussione la comune azione con Bolzano, che obbligano a rivolgersi allo Stato per difendere i diritti costituzionali, che rinunciano al laboratorio della specialità e che irridono alla partecipazione e alla costruzione di comunità consapevoli e protagoniste.
Ma anche considerando gli errori commessi dal centrosinistra, le presunzioni, le rinunce a fronte della ricerca di facile consenso. Perché non si tratta solo di cose da fare, ma anche di cose da cambiare.
E rigenerare i campi politici è necessario, anche per assicurare il ricambio delle risorse umane chiamate ad una proposta di governo dell’Autonomia che guardi in avanti e che dia delle risposte a chi si aspetta che l’Autonomia sia protagonista e non solo spettatrice rispetto ai grandi e globali cambiamenti.
Si tratta in fondo di immaginare e costruire una Autonomia che dia il suo contributo ad un cambiamento necessario se vogliamo assicurare su questo pianeta e in questo territorio un futuro all’umanità, e che offra la possibilità a ciascuno che vive in questa terra di avere un lavoro, una dignità e dunque una piena cittadinanza e non solo una chiamata elettorale.
SINTESI E PROPOSTA CONCLUSIVA caricata sul sito www.agorademocratiche.it
Analisi e proposte dalla Agorà "Autonomia, una comunità e le sue istituzioni"
Una autocritica necessaria.
Nel 2018 il centrosinistra autonomista ha perso le elezioni consegnando il Trentino alle destre.E' giusto partire da una necessaria autocritica.
L'onda ha travolto il Trentino, non solo il governo provinciale , comportando un cedimento strutturale e dei valori comunitari,ma l'individualizzazione spinta portata dall'onda globale si è sovrapposta ad una realtà in crisi.
E invece si è data, anche da parte del centrosinistra, l’Autonomia per scontata, si è lasciata crescere la disaffezione per un bene comune del quale la popolazione non era chiamata a condividerne la gestione.
Il declino dell'Autonomia con il governo della Lega.
Denunciamo gli errori e le scelte della destra che ricacciano indietro il Trentino, che rimettono in discussione la comune azione con Bolzano, che obbligano a rivolgersi allo Stato per difendere i diritti costituzionali, che rinunciano al laboratorio della specialità e che irridono alla partecipazione e alla costruzione di comunità consapevoli e protagoniste.
La Lega promuove la divisione : tra trentini e non, tra valli e città, tra pubblico e privato, non vuole coesione sociale ne' solidarietà.
La Lega esprime la rinuncia programmatica dell'Autonomia, lo si è visto anche nella gestione del Covid,e ora , nella gestione del PNRR, rifiutandosi di lanciare una sfida sulla sostenibilità.
Centralismo e autonomie.
Un partito federato riconosce nel regionalismo e nelle autonomie una ricchezza di questo paese e non un limite.
Non vogliamo ignorare le contraddizioni e gli eccessi di protagonismo che hanno complicato le risposte sanitarie e sociali alla pandemia, ma non ha senso contrapporre inefficienze che si trovano a tutti i livelli rispetto al bisogno di una risposta solidale ed efficace che deve venire dai territori come dallo Stato.
Le Regioni e le Autonomie non sono un ostacolo al superamento della emergenza sanitaria e alla ripartenza del paese, ma piuttosto un tassello essenziale, se vogliamo che prevalga la democrazia e la partecipazione rispetto ai sovranismi e agli autoritarismi. La Costituzione prevede già l'equilibrio tra la necessità di accentramento e sussidiarietà, tra politiche necessariamente nazionali ed europee e governo delle Autonomie.
Spetta al governo esercitare pienamente le proprie competenze nella gestione delle pandemie e delle emergenze sanitarie, e nel contempo avviare una riforma dello Stato e della pubblica amministrazione.
Un nuovo patto per l'autonomia
Gli elettori non si limitano a misurare il governo provinciale sulle opere pubbliche realizzate o sull’entità dei trasferimenti, ma guardano alla possibilità di riconoscersi in un messaggio, in un progetto, in un linguaggio e nelle persone che si candidano a governare.
Ci si aspetta una Autonomia protagonista e non solo spettatrice rispetto ai grandi e globali cambiamenti.
Per questo ci vuole un nuovo patto politico,che ridia valore alla coalizione, ma non basta, ci vuole una nuova stagione della Autonomia;
Occorre una Autonomia che dia il suo contributo ad un cambiamento necessario,se vogliamo assicurare su questo pianeta e in questo territorio un futuro all’umanità. Una Autonomia che riduca le sempre più gravi disuguaglianze sociali a partire dalla centralità del lavoro, perché solo offrendo la possibilità a ciascuno che vive in questa terra di avere un lavoro,e rimettendo in discussione le divisioni del lavoro,assicureremo a tutti pari dignità e una piena cittadinanza.
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