Il Partito Democratico chiede alla Provincia di tornare ad investire e ad impegnarsi con convinzione e concretezza sul contrasto alla violenza di genere.
Sara Ferrari, Lucia Maestri, Minella Chilà, 25 novembre 2021
I dati presentati ieri sugli episodi di violenza contro le donne in Trentino ci dicono che anche nel nostro territorio il fenomeno è tragicamente presente, ma ci dicono anche che ci sono sempre più donne che escono dal silenzio della loro drammatica situazione e si affidano alla presa in carico dei servizi pubblici e delle strutture dedicate a dare assistenza e protezione e che consentono loro di rifarsi una vita insieme ai loro figli (più di 500 i minori coinvolti anche nel 2020). Il Trentino, da oltre dieci anni a questa parte, ben prima del resto del Paese, si è dotato di un sistema a rete di prevenzione e supporto, per il contrasto della violenza contro le donne, attraverso la collaborazione tra tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti nella gestione del fenomeno, costruendo una rete per risposte condivise, in modo che le donne possano contare su una pluralità di interventi tra loro coordinati.
Il rinnovo del Protocollo d’intesa tra le Forze dell’ordine, i servizi sociali e sanitari, l’Università di Trento, il Consiglio delle autonomie locali, le Procure di Trento e Rovereto è una conferma significativa, ma si deve tornare anche all’attività concreta. Purtroppo si sono persi tre anni nella mancata convocazione del Comitato antiviolenza, che pare finalmente ripartire, in modo da poter coordinare le azioni tra tutte le realtà che gestiscono la presa in carico delle donne.
E’ necessario anche rafforzare l’attività del Consigliere di parità, che gestisce il problema delle discriminazioni e delle molestie sul posto di lavoro, nonché ridare personale e forza all’Ufficio pari opportunità. Finalmente ripartono, forse, i percorsi “Cambiamenti” per i maltrattanti, strumento di prevenzione delle recidive dei comportamenti violenti degli uomini, anche essi rimasti fermi senza motivo per due anni. È urgente però l’attivazione dell’assegno di autodeterminazione per le donne vittime di violenza, approvato nella primavera scorsa e non ancora erogato. In chiave di reale prevenzione la necessità di fare nuova cultura dei rapporti uomo-donna richiede un impegno serio e responsabile sulla costante offerta di formazione e sensibilizzazione, ma soprattutto sulla riapertura dei percorsi di educazione alla relazione di genere nelle scuole, cancellati dal governo provinciale per paure inesistenti e pretestuose.
Sara Ferrari
Lucia Maestri
Minella Chilà