Egregio Dottor Biasi, ho ricevuto la Sua lettera alle istituzioni provinciali e nazionali, con la quale denuncia la situazione di “grave sofferenza e disagio”, che starebbero vivendo bambini, ragazzi e famiglie, a causa delle regole previste nelle scuole a tutela di tutti, per prevenire più possibile una ripresa dell’epidemia che ha provocato sino ad ora oltre 5 milioni di morti nel mondo.Luca Zeni, 12 novembre 2021
A sostegno della Sua tesi allega 312 segnalazioni che Le sono pervenute; ricordiamo che sono oltre 70.000 gli studenti in Trentino. Ho letto con attenzione la Sua nota.
Elenca una serie di disposizioni che a Suo avviso sono troppo onerose per i bambini – parliamo sempre di bambini al di sopra dei 6 anni, al di sotto non c’è obbligo di mascherina – e sulle singole misure si può legittimamente concordare o meno. Personalmente ho più volte sostenuto la necessità di scuola in presenza, anche chiedendo alla Giunta provinciale di forzare per evitare le quarantene di intere classi con un solo studente positivo, quindi posso comprendere e condividere che ogni misura può essere più o meno ragionevole e discutibile. Quello che non è invece accettabile, sono le argomentazioni utilizzate a sostegno della Sua posizione, sia dal punto di vista scientifico che giuridico.
Alcune affermazioni sono semplicemente scorrette. Definire il vaccino contro il Covid “un farmaco vaccinale sperimentale, non privo di rischi, anche gravi”, è falso, poiché le istituzioni nazionali e internazionali, dopo le relative procedure previste, hanno dichiarato ormai da molti mesi i vaccini non più “sperimentali”, avendo concluso l’iter di valutazione e verifica.
Allo stesso modo è scorretto citare le affermazioni riportate in una singola ricerca, relative a rischi maggiori dei benefici per la somministrazione dei vaccini ai ragazzi. Chi rappresenta le istituzioni non può citare la posizione di un singolo, solo perché a sostegno della propria tesi personale, ma deve rispettare la linea della comunità scientifica nel suo insieme, la quale, dopo un percorso secondo il metodo scientifico, viene codificata in posizioni ufficiali delle istituzioni sanitarie nazionali e internazionali. E la vaccinazione al di sopra dei 12 anni è raccomandata da tutti, sia a tutela dei ragazzi – non è vero che non corrono rischi dal covid! - sia per ridurre la diffusione del contagio.
Lo stesso rispetto delle posizioni delle istituzioni vale per le opinioni rispetto alla costituzionalità del green pass. Dire che il green pass “comporta non soltanto inammissibili limitazioni al concreto esercizio dei diritti e delle libertà personali costituzionalmente tutelati, ma determina, a parere di molti ed anche di questo Garante, una sostanziale, grave ed estesa discriminazione tra cittadini” può essere l’affermazione di un no vax che sfila in corteo, non di chi ha un ruolo istituzionale. Nel nostro Stato di diritto è infatti la Corte Costituzionale a definire cosa è incostituzionale, e le sue decisioni vanno rispettate da ogni istituzione, provinciale o nazionale.
Egregio Garante, se la Sua richiesta alle istituzioni provinciali, che L’hanno nominata nel ruolo che ricopre, si fosse limitata a chiedere una valutazione di singole regole anticovid nelle scuole, per renderle meno onerose per i ragazzi, sarebbe stata ragionevole e avrebbe trovato sicuramente apertura al confronto. Ma motivarla con argomentazioni irresponsabili, è istituzionalmente inaccettabile per chi riveste un ruolo come il Suo, a maggior ragione dovendo essere riferimento per famiglie e minori che di tutto avrebbero bisogno fuor che di ambiguità sul tema dei vaccini.
Se la Sua opinione personale prevale sul dovere istituzionale, dovrebbe valutare la Sua compatibilità con il ruolo che il Consiglio provinciale Le ha affidato nell’interesse dei ragazzi e delle famiglie.
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