La mano è tesa. Anche perché il dialogo non inizia da zero: di fronte al manifesto-appello del nuovo progetto territoriale, che in questi giorni sta cominciando a circolare e che dovrebbe essere presentato ufficialmente a breve, i vertici di Pd e Patt non si mostrano sorpresi. Anzi: in vista delle elezioni provinciali del 2023, i due segretari fanno capire di aver iniziato a tessere le trame del confronto con i promotori del nuovo soggetto politico già quest’estate.M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 12 novembre 2021
Prospettando confini più ampi — con sguardo all’elettorato di centro — per la coalizione di centrosinistra autonomista che tra due anni cercherà di strappare Piazza Dante dalle mani del centrodestra e di Maurizio Fugatti. Si tratterà ora di capire le prossime mosse del nucleo promotore del progetto civico — a cui hanno dato impulso in primo luogo Lorenzo Dellai e Paolo Piccoli — per avere il quadro delle adesioni: nell’elenco figurano già amministratori ed esponenti del mondo culturale.
Il dialogo
«Di questo percorso — conferma la segretaria dem Lucia Maestri — si parlava da mesi. Sicuramente da luglio». E non a caso, la stessa esponente del Pd, in estate, si è confrontata con i promotori del progetto. Condividendone, di fatto, l’universo valoriale che poi ha trovato espressione nel manifesto-appello. «Mi pare — sottolinea Maestri — che sia difficile non essere d’accordo con i contenuti dell’appello. Si tratta di valori che condividiamo e che confermano la tenuta forte di un percorso». Con una eccezione, non nuova nel dibattito tra Maestri e l’ex governatore Lorenzo Dellai: «Il nuovo soggetto politico si richiama fortemente al concetto di territorialità. Per quanto ci riguarda, soprattutto in una visione che è sempre più globale, il respiro deve essere invece non solo territoriale, ma anche nazionale. Non è un caso che il Pd trentino abbia sempre lavorato a livello territoriale mantenendo un aggancio a livello nazionale ed europeo». Perché, aggiunge la segretaria dem, «l’autonomia si difende e si promuove se si ha un aggancio forte a livello nazionale». Ma tolto «questo unico punto di diversità», la convergenza con il manifesto è praticamente piena. E ora? «Saranno i promotori — risponde Maestri — a decidere come definire il progetto. Ma posso dire che di questa pista c’era bisogno, visto che il mondo centrista si era sfarinato nel 2018. È un progetto che serve a rafforzare la coalizione, che può arricchirla». Non si sorprende nemmeno Simone Marchiori. «Che si stesse muovendo qualcosa nell’area centrista e civica lo si sapeva» osserva il segretario del Patt. Che ammette anche di aver incontrato il nucleo di promotori del nuovo soggetto. E di aver colto l’occasione come un passaggio strategico. «Per quanto ci riguarda — sottolinea infatti Marchiori — tutto ciò che nasce all’interno dell’area autonomista e territoriale ci interessa». Ora si attende «la presentazione ufficiale del progetto». «Poi — aggiunge il segretario — saremo disponibili al dialogo». Con lo sguardo al 2023: «È positivo — riflette Marchiori — che il progetto inizi a svelarsi già ora, a due anni dalle elezioni. Vuol dire che c’è la volontà di costruire qualcosa di strutturato. Noi ci siamo, siamo pronti a muoverci per rafforzare l’area territoriale, attraverso progetti e leadership». Puntando, conclude il segretario del Patt, «a costruire un Trentino migliore, che vada anche oltre il 2023».
I protagonisti
E con la predisposizione del manifesto, nel mondo politico trentino ci si interroga sui nomi che quel documento l’hanno sottoscritto. Si parla di un centinaio di persone protagoniste del nucleo promotore del progetto: persone della società civile, del mondo politico, economico e della cooperazione. Alle quali, in questi giorni, dovrebbero aggiungersi altre figure contattate proprio per allargare la base del nuovo soggetto politico territoriale. «Vogliamo chiamare a raccolta — si legge nell’appello — persone con entusiasmo e competenze. Donne e uomini capaci che hanno fiducia nel futuro, che non si accontentano, che hanno il coraggio di scegliere strade nuove, che sanno guardare oltre la logica dell’assistenzialismo, che non si dimenticano di chi è più debole. Pronti a impegnarsi per un grande sforzo collettivo». A dare il via al percorso, l’ex governatore Lorenzo Dellai (che ha già fatto sapere di non voler essere della partita elettorale, «fermandosi» al ruolo di promotore), il presidente del consiglio comunale di Trento Paolo Piccoli. Ma anche il sindaco di Rovereto Francesco Valduga, da molti indicato come possibile candidato presidente che il soggetto potrebbe portare al tavolo della coalizione (con possibili consensi anche in casa pd). E il consigliere comunale Marcello Carli. «Il progetto — spiega quest’ultimo — nasce dall’esigenza di raccordare culture civiche, democratiche, cattoliche, che non hanno una rappresentanza chiara e che vogliono partecipare al dibattito pubblico». In un tempo, precisa Carli, «non ordinario, ma straordinario, nel quale è necessario e responsabile stimolare il raccordo tra queste forze civiche e cattoliche». Guardando al voto e all’obiettivo di scardinare il meccanismo che nel 2018 ha portato il centrodestra alla guida della Provincia: «La catena dei populismo si ferma se c’è un’alternativa». U
n percorso, questo, al quale fino a questo momento hanno aderito tra gli altri i sindaci Roberto Oss Emer e Michael Rech, l’assessora comunale di Trento Chiara Maule, il commissario della Comunità della Vallagarina Stefano Bisoffi, l’ex sindaco di Levico Carlo Stefenelli, il consigliere di Imer Daniele Gubert. E ancora, i volti noti della politica come Mauro Gilmozzi e Vittorio Fravezzi, ma anche il consigliere scientifico dell’Istituto affari internazionali Gianni Bonvicini, il docente universitario Sandro Trento, Andrea Rauzi e Stefano Graiff.
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