A Palazzo Geremia, da neo-sindaco, è entrato praticamente un anno fa, dopo aver vinto le elezioni con il 54% dei consensi. «Da allora, ho corso tanto» sorride Franco Ianeselli. La pandemia, le chiusure, «ma anche un’estate piena di eventi»: ripercorrendo i primi dodici mesi alla guida dell’amministrazione del capoluogo, il primo cittadino evidenzia «le apparenti distonie».
M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 27 settembre 2021
E poi guarda avanti, a un 2022 che si presenta già con un’agenda fitta di impegni: dal dialogo con l’università sul tema degli spazi fino al coinvolgimento degli investitori privati nella rigenerazione urbana. Passando per le grandi opere: il bypass ferroviario, ma anche la funivia per il Bondone e la piscina delle Ghiaie.
Sindaco Ianeselli, dunque è passato un anno dalla sua elezione. Un anno segnato dalla pandemia, dalle chiusure ma anche dall’arrivo della campagna vaccinale: qual è il bilancio?
«È stato un anno di corsa, caratterizzato dalle chiusure: alcune sere, uscendo da palazzo Geremia, mi trovavo in una città vuota, silenziosa. Ma allo stesso tempo, è stato un anno animato anche da un’estate fitta di eventi. E, per quanto mi riguarda, è stato anche importante partecipare al Festival dell’Economia».
Quali sono i principali obiettivi raggiunti durante questi primi 12 mesi?
«Cito tre passaggi che hanno dato il segno dell’azione amministrativa. Il primo è la decisione, avvenuta il 26 dicembre scorso, di aprire l’ostello ai senza fissa dimora. Una scelta di cui sono orgoglioso. Il secondo passaggio riguarda l’intervento legato alle rette degli asili nido: abbiamo azzerato la retta per la metà delle famiglie trentine, portando la media delle tariffe a 50 euro al mese. Si tratta di un intervento importante di sostegno al reddito, uno strumento di conciliazione: del resto, i nidi non sono parcheggi per bambini, ma luoghi dove si realizzano le pari opportunità».
E il terzo passaggio?
«La pedonalizzazione di via Suffragio: oggi quella strada è libera dalle auto. Sia chiaro, questi sono tre interventi importanti, ai quali se ne aggiungono altri. Penso alla riorganizzazione degli uffici comunali, ma anche alla modifica del regolamento d’aula, grazie al lavoro del presidente Piccoli. Senza contare l’impegno legato al bypass».
Questi i temi «spuntati» dall’elenco degli obiettivi. Quali invece i temi rimasti ancora sulla carta?
«Credo sia importante trovare un equilibrio tra la cura dei dettagli e la necessità di pensare in grande. In questo senso, sulla pulizia e sugli imbrattamenti qualcosa mi è sfuggito. Sono convinto che la cura dei dettagli sia strategica per essere credibili e per essere ambiziosi. Non dobbiamo aver paura di usare i superlativi: dobbiamo rigenerare Trento per diventare una delle città più sostenibili d’Europa, insieme alle altre città dell’Euregio».
È quindi già proiettato verso il futuro: quali sono le sfide per il 2022?
«La prima, guardando alla Trento città della conoscenza, è la necessità di stringere un accordo forte con l’università sugli spazi: spazi per la didattica, la ricerca, ma anche per la socialità e per la residenzialità. Un esempio: bisogna prendere atto che l’ex Cte è dell’ateneo e va liberato».
La seconda sfida?
«Guardo alle grandi opere, anche nell’ottica del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Non c’è solo il bypass ferroviario: mi piacerebbe che la funivia verso il Bondone non venga dimenticata dopo le elezioni. E che si vada avanti. Non solo: credo che il 2022 potrà essere l’anno in cui, nella rigenerazione urbana, si creeranno spazi per gli investitori privati. C’è poi un ultimo obiettivo».
Quale?
«Sono convinto che nelle decisioni, a un certo punto, si debba tirare una riga».
In che senso?
«Faccio un esempio concreto. Per quanto riguarda la piscina che dovrà essere realizzata nella zona delle Ghiaie, in giunta abbiamo analizzato la situazione. E ci siamo detti che se una struttura con una piattaforma per i tuffi non risulta più coerente con le disponibilità economiche, allora è inutile passare mesi a discuterne».
Quindi?
«La proposta che presenteremo al consiglio è quella di una piscina olimpionica, di 50 metri e dieci corsie, ma senza la piattaforma per le gare internazionali di tuffi. Puntando, piuttosto, a valorizzare la struttura dei tuffi che c’è al lido Manazzon».
Il ruolo di Trento città capoluogo è sempre stato al centro dei dibattiti politici, in particolare per i rapporti non sempre facili tra il Comune e l’amministrazione provinciale. In questo primo anno di consiliatura come è stato il dialogo con la giunta di Maurizio Fugatti?
«Diciamo così. Il prossimo anno si celebreranno i 50 anni del secondo statuto di autonomia, ma è inutile festeggiare l’autonomia quando la linea è quella di una Provincia che impone il suo pensiero. Penso, ad esempio, al concerto di Vasco Rossi e alla vicenda del Festival dell’Economia. Ciascuno, ovviamente, si prende l’onere delle decisioni che gli spettano, ma va fatto anche uno sforzo per non imporre la propria posizione, perché mettere le istituzioni una contro l’altra impoverisce l’intera comunità. C’è poi un ulteriore aspetto: credo sia importante che la Provincia intervenga in città nelle partite di sua competenza, come il destino dell’ex questura, la riqualificazione della barchessa, il nodo dell’ex Italcementi».