Dopo una roboante serie di annunci pubblici, iniziati ancora nell'ottobre del 2020 e voluti dalla Giunta provinciale attorno ai test salivari sviluppati dal Cibio di Trento, non si comprende per quale ragione, a circa un anno di distanza dalle previsioni di avvio di tali test in Trentino, non si è concretizzato ancora nulla, se non l’adesione ad un progetto nazionale, così come avviene in tutte le altre Regioni.
Luca Zeni, 20 settembre 2021
Per capire le ragioni e la destinazione degli investimenti fatti dalla Provincia in tale direzione, il Consigliere provinciale del Partito Democratico del Trentino, Luca Zeni, ha depositato oggi un'interrogazione, con la quale so chiede anche quando si prevede di poter usare i maniera diffusa questi test salivari soprattutto nelle scuole e quali costi siano stati sostenuti per la riapertura dei laboratori del Cibio a Mattarello.
IL TESTO DELL'INTERROGAZIONE
Tamponi salivari: come si giustificano gli ingenti investimenti?
Dopo una serie di anticipazioni estemporanee, ad inizio ottobre 2020 la Giunta provinciale annunciava di aver stanziato oltre un milione di euro per avviare di lì a un mese un massiccio incremento dei tamponi grazie ai test salivari, messi a punto dal Cibio.
Eravamo all’inizio della fase 2 della pandemia, e avere a disposizione nell’inverno 2020 migliaia di test salivari avrebbe fatto la differenza nella battaglia al virus. In realtà in quei mesi non è stato somministrato alcun tampone salivare, e le energie della giunta si sono concentrate sulle modalità di trasmissione dei dati delle persone positive a Roma, al fine di rimanere “gialli”.
A novembre veniva annunciato l’avvio dei test salivari per gennaio 2021.
Il 12 dicembre 2020 un comunicato della Provincia annunciava: “Test salivari, iniziato il conto alla rovescia nei laboratori di Mattarello”, e comunicava l’avvio in “poco più di un mese”, con 3000 tamponi al giorno a regime.
Nei mesi successivi ciclicamente la giunta annunciava l’imminente avvio dell’utilizzo dei tamponi salivari, giustificando il ritardo con questioni autorizzatorie e burocratiche, anche se è noto che le procedure per ogni provvedimento che riguarda il covid hanno subito una sburocratizzazione senza precedenti.
Finalmente a giugno si comunicava l’avvio di una fase sperimentale, per partire massicciamente con l’avvio dell’anno scolastico a settembre.
A fine agosto veniva comunicato che la Conferenza Stato – regioni ha approvato il piano per il monitoraggio della circolazione Covid nelle scuole attraverso i test salivari, sviluppati dal Cibio, e ad inizio settembre veniva comunicato l’avvio dell’analisi in alcune scuole della Provincia, lasciando intendere che fosse una peculiarità trentina.
In realtà la Conferenza Stato – Regioni ha approvato l’avvio di un progetto generale valevole per tutto il Paese, e che non riguarda soltanto il Trentino. Il progetto prevede il coinvolgimento di 55.000 studenti ogni 15 giorni, e molte Regioni hanno comunicato la loro adesione. Riportiamo a titolo di esempio alcune comunicazioni:
- “mille test salivari al giorno in alcune scuole sentinella del Friuli Venezia Giulia”;
- “Marche apripista, la Conferenza Stato – Regioni dice ok alla proposta dei test salivari a campione nelle scuole, la Regione sta concludendo l’acquisto di 500.000 tamponi salivari”;
- Progetto simile in Veneto dove il governatore Luca Zaia sottolinea: «Il progetto nazionale per la scuola è mutuato dal progetto delle scuole sentinella del Veneto». La Regione ha comprato sulla carta un milione di test molecolari salivari e li userà per testare periodicamente a campione gli studenti;
- il Presidente della Provincia autonoma di Bolzano sottolinea che “lo screening nazionale dovrebbe essere avviato relativamente presto, ma si partirà dal Lazio come regione pilota. In Alto Adige sono previsti circa 1.000 test la settimana il che significa che verranno coinvolti circa 500 alunni. E’ quindi un monitoraggio a campione", monitoraggio peraltro già avviato autonomamente dalla Provincia di Bolzano.
I migliaia di test utilizzati in tutto il Paese, così come quelli utilizzati all’estero, sono reperiti normalmente sul mercato.
Tutto ciò premesso si interroga la Giunta provinciale per sapere:
1)per quale motivo, a circa un anno di distanza dalle previsioni di avvio di tamponi salivari di massa in Trentino, non si è concretizzato nulla di più che l’adesione ad un progetto nazionale, come in ogni altra regione del Paese;
2) quanto sia stato investito complessivamente dalla Provincia sul progetto di tamponi salivari del Cibio, e se tale investimento sia giustificato alla luce che ormai i tamponi salivari sono reperibili e diffusi sul mercato;
3) quando si prevede di poter usare in maniera diffusa i tamponi salivari (“3000 tamponi al giorno” era l’obiettivo annunciato come imminente nell’ottobre 2020), soprattutto nelle scuole con studenti di età inferiore ai 12 anni e quindi non vaccinabili in questo momento.
4) quali siano i costi complessivi per la riapertura dei laboratori del Cibio a Mattarello.
Con richiesta di risposta scritta.
Distinti saluti
avv. Luca Zeni