Nel nostro Paese, il Diritto delle persone di scegliere, per davvero e fino alla fine, sulle proprie cure e il fine vita è ancora un percorso tortuoso ed accidentato, nonostante le norme.
Trento, 10 settembre 2021
La Legge 38/2010 istituisce l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore, con presa in carico domiciliare e in Hospice, soluzioni che cercano di garantire dignità e autonomia delle persone anche nei casi in cui la malattia sia “caratterizzata da un' inarrestabile evoluzione e da una prognosi infausta” e questi “non risponde più a trattamenti specifici”.
A questa prima norma, che ha garantito il Diritto alla terapia del dolore e all’assitenza completa nel fine vita, sono poi seguite le Disposizioni Anticipate di Trattamento della Legge 219/2017, quel “testamento biologico” tanto richiesto e che ha visto la luce dopo anni di battaglie, dentro e fuori le aule giudiziarie e parlamentari, come nella società. Questa Legge stabilisce il Diritto delle persone di definire formalmente i limiti di trattamento e la loro interruzione, dopo essere state informate dettagliatamente sul proprio stato di salute e malattia, sulla prognosi e i trattamenti.
Molto è stato fatto, tuttavia il percorso è ancora lontano dall’essere concluso e si è creata una contorta “foresta” normativa che necessita di essere armonizzata e revisionata. Inoltre, relativamente al fine vita medicalmente assistito (detto impropriamente Eutanasia) è presente un vuoto normativo che la Corte Costituzionale, in varie occasioni (ordinanza 207/2018 e sentenza 242/2019), ha segnalato al Legislatore. La stessa Corte ha inoltre dichiarato costituzionalmente illegittima la norma penale che sanziona l’istigazione o aiuto al suicidio (art. 580 c.p.) “nella parte in cui non esclude la punibilità di chi […] agevola l'esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente”.
Il Partito Democratico ha iniziato un percorso di regolamentazione sul tema con più disegni di legge, il percorso parlamentare è finalmente avviato dopo la votazione favorevole del 6 luglio scorso del TESTO BASE UNIFICATO avvenuta in Commissioni riunite Giustizia e Affari Sociali della Camera dei Deputati. Il DDL in discussione in Parlamento presenta alcuni aspetti che possono portare ad un grande cambiamento sul “Fine Vita”:
1) Disciplina una vera e propria richiesta di morte volontaria medicalmente assistita che può essere richiesta dal paziente;
2) Agisce sull’articolo 580 c.p. (lo stesso segnalato dalle recenti ordinanze e sentenze della Corte Costituzionale), decretando che questo non sia applicabile “al medico e al personale sanitario e amministrativo che abbiano dato corso alla procedura di morte volontaria medicalmente assistita nonché a tutti coloro che abbiano agevolato in qualsiasi modo la persona malata ad attivare, istruire e portare a termine la predetta procedura, qualora essa sia eseguita nel rispetto delle disposizioni di cui alla presente legge.”
In queste settimane in centinaia di piazze in tutta Italia in tanti hanno deciso di scendere in campo per dare il proprio contributo nella raccolta firme per un altro fondamentale passo verso la regolamentazione del “Fine Vita”: il Referendum “Eutanasia Legale – Liberi Fino alla Fine”. Come spiega la stessa piattaforma online dell’iniziativa (https://referendum.eutanasialegale.it/) il Referendum intende modificare l’articolo 579 del codice penale, nello specifico abrogandone una parte e generando questo nuovo testo:
Chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso di lui, è punito con le disposizioni relative all’omicidio
[575-577] se il fatto è commesso:
1. Contro una persona minore degli anni diciotto;
2. Contro una persona inferma di mente, o che si trova in condizioni di deficienza psichica, per un’altra infermità o per l’abuso di sostanze alcooliche o stupefacenti;
3. Contro una persona il cui consenso sia stato dal colpevole estorto con violenza, minaccia o suggestione, ovvero carpito con inganno [613 2].
Il Referendum permette di avere una partecipazione diretta da parte della popolazione e potrebbe anche dare una forte accelerazione al percorso parlamentare per arrivare a una legge per la regolamentazione della morte volontaria medicalmente assistita senza lasciare vuoti normativi.
Molti nostri militanti hanno scelto di collaborare alla raccolta firme per il Referendum, anche in diversi luoghi del Trentino.
Chiediamo quindi che il Partito Democratico del Trentino, attraverso la sua Assemblea Provinciale:
- condivida l’iniziativa politica promossa da Referendum sull’Eutanasia legale “Liberi fino alla fine” e sostenuta da migliaia di firme di cittadini e da moltissimi iscritti dello stesso Partito Democratico, perciò solleciti la segreteria nazionale e i gruppi parlamentari al fine di concretizzare i lavori sul disegno di Legge in discussione alla Camera (approvato in commissioni riunite Giustizia e Affari sociali);
- organizzi momenti informativi sull'argomento e comunicare nel dettaglio l'iter del DL sia gli iscritti/e che alla popolazione;
- favorisca azioni sinergiche con il comitato referendario, nell’ottica di una comune battaglia per i Diritti, ferme restando le specifiche differenze di approccio;
- in caso di approvazione dei punti precedenti, comunicare agli iscritti e alla popolazione, tramite gli organi di comunicazione, il contenuto del presente documento.