Provinciali, il Pd verso il 2023 tra ricostruzione e alleanze

Piace anche alla segretaria del Pd il nuovo progetto lanciato da Lorenzo Dellai rivolto a popolari e civici e spiega: "E' la strada che abbiamo iniziato con le amministrative di Trento e Rovereto". Sul partito ammette: ''Abbiamo attraversato una fase difficile, questo forse perché il nostro impegno si è focalizzato nell'amministrare piuttosto che sulla dimensione politica".
G. Fin, "Il Dolomiti", 3 settembre 2021

 

TRENTO. Un Partito Democratico impegnato a ricostruire il proprio radicamento sul territorio ma allo stesso tempo anche a tenere la barra dritta su un progetto politico iniziato già con le ultime amministrative e che sembra innestarsi su quello lanciato proprio in questi giorni da Lorenzo Dellai.

“Dobbiamo tornare a interpretare il sentire di una comunità senza doverlo delegare agli amministratori” ci dice Lucia Maestri dal 2019 segretaria del Pd Trentino. Dopo la debacle del 2018 l'attenzione è alta. Nulla deve essere dato per scontato. “Ora costruiamo un progetto poi scegliamo le persone. Non ripetiamo gli errori del passato, sarebbe imperdonabile”. E su una possibile candidata donna? "Il mondo va avanti e il Trentino ne fa parte". 

Lucia Maestri, si è tornati a parlare delle elezioni provinciali del 2023. Ma com'è lo stato di salute del Partito Democratico Trentino?

Dal punto di vista organizzativo è in atto una fase di ricostruzione dei circoli su tutto il territorio. Il radicamento è importante e a settembre partirà anche un progetto sull'onda dell'Agorà già proposta a livello nazionale con la creazione di alcune piazze di discussione su diversi temi dalle quali arriveranno le idee portanti per il progetto del 2023. Il Pd è un partito che come tutti ha vissuto fasi alterne. A livello territoriale fino al 2018 abbiamo assistito ad una sorta di sfilacciatura. Questo forse perché il nostro impegno si è focalizzato nell'amministrare piuttosto che sulla dimensione politica. Guardando al 2023, non è abbastanza. Abbiamo certamente  amministratori credibili e che sanno interpretare il sentire di una società ma dobbiamo riuscirci anche noi come partito senza delegare.

Sembra che il progetto lanciato da Lorenzo Dellai rivolto a popolari e civici convinca in tanti. Lei cosa ne pensa?

E' un progetto che trova le sue fondamenta nelle ultime amministrative. Lo ritengo giusto e positivo, abbiamo già visto nel 2018 una vasta area di persone che devono essere recuperate in un progetto di comunità forte. Sono persone che avevano come riferimento il centro e che hanno bisogno di una sua ricostruzione. Il progetto di Dellai, e non solo suo, va in quella direzione ed io ritengo che proprio le amministrative di Trento e Rovereto con Ianeselli e Valduga sono state le fasi sperimentali di successo di questo processo. Ci sono dei germogli che posso portare ad un quadro valoriale e programmatico molto forte per il 2023. Nel 2018 abbiamo perso perché ci siamo concentrati sulle persone che potevano rappresentare un progetto che alla fine era indebolito, non c'era.

E parlando invece di alleanze come vede quella con il Patt per il 2023?

Il Partito Democratico e le altre forze della coalizione hanno costruito con il Patt un percorso programmatico forte. Un percorso e un programma che ha visto l'incontro di un'idea di governo e una visione di un'Autonomia autorevole transfrontaliera, capace di rigenerarsi. Su questo abbiamo incrociato il commino del Patt ed è normale. Certo, nulla è scontato, nulla è per sempre in politica come nella vita. La dimensione del 2023 va costruita dal basso dentro un programma che comprende le sensibilità di varie culture politiche.

E con Italia Viva?

Mi sembra che abbia lavorato già bene nel progetto di Rovereto. Io credo che sia un'area politicamente molto interessante, un laboratorio forte di pensiero. 

Dal tema dell'Autonomia a quello della Sanità, sono diversi i temi spinosi. Nella gestione di destra della nostra Provincia cosa la preoccupa di più?

Io sono preoccupata per il futuro del Trentino e il continuo scivolare della nostra autonomia verso la dimensione territoriale veneta che non ci appartiene. Noi abbiamo sempre avuto una marcia in più dimostrando di essere un laboratorio avanzato. Preoccupa ora questo tentativo di dismettere tutto quello che si è costruito in questi anni e di vivere l'autonomia come una sorta di salvadanaio per una redistribuzione senza progetti.

Lei è segretaria del Partito Democratico del Trentino dal 2019. Una fase non semplice anche a livello territoriale.

E' un impegno da un lato affascinante e dall'altro molto impegnativo perché esercitato nelle more del tempo libero. Sono una segretaria che ha un suo lavoro e per passione si dedica a questa dimensione. A dire la verità io credo che i momenti difficili debbano ancora arrivare. Ci sono state fino ad oggi, invece, situazioni importanti come il progetto per le amministrative che ha coinvolto Trento e Rovereto, faticoso ma entusiasmante e mi piacerebbe che si ripetesse. Nulla è scontato e tutti ci dobbiamo rimboccare le maniche in vista del 2023 per lavorare tutti assieme.

Lei si ricandiderà?

E' prematuro ogni ragionamento sui nomi e anche sul mio. Intanto lavoriamo al progetto. Fin da giovane mi hanno sempre detto che prima viene il progetto e poi la propria dimensione personale e rimango fedele a questa strada.

Secondo lei è arrivato il momento per una donna candidata presidente della Provincia di Trento?

Oggi vediamo che le donne nella loro dimensione professionale stanno acquisendo la giusta collocazione e questa, finalmente, è riconosciuta, pur con grande fatica, anche dall'universo maschile. Il Trentino non è estraneo al mondo, si tratta solo di capire se attorno ad una candidatura si riesce a fare una squadra. Occorre trovare una persona che interpreti al meglio il progetto e allo stesso tempo le sensibilità delle varie componenti politiche. Queste, però, sono riflessioni che vengono fatte in un secondo momento. Prima c'è il progetto perché il rischio è quello di incartarci come è successo nel 2018 ed uscire ad agosto con un pugno di mosche.

Le lezioni del 2018 non sono state semplici per il Pd. Lei aveva votato per la riconferma di Ugo Rossi?

Nel 2018 il partito si è spaccato. Chi sosteneva la riconferma di Rossi ha perso per un pugno di voti e poi il partito ha chiesto a Giorgio Tonini di rappresentarci. Si, io avevo votato per riconfermare Rossi.