Lanciato sasso da parte dell'ex governatore Dellai (con l'odea di un progetto territoriale e popolare in vista delle provinciali del 2023), non si sono fatte attendere le reazioni, segno che da un lato in tanti sentono la necessità di ripartire con un progetto inclusivo e di proposta).
Alessio Zanoni, 3 settembre 2021
Dall'altro lato può invece preoccupare che a dare la "sveglia" debba essere stato chi, per sua stessa ed onesta affermazione, si sente "ormai serenamente nel ruolo di ex Presidente che però non rinuncia da cittadino a pensare". Si sono registrate reazioni ovviamente contrapposte da parte di chi ora sta al governo e che per certi versi danno la misura di un certo nervosismo, complice forse quella malcelata e mai sopita convinzione che a suo tempo sia stato il Centro sinistra a perdere le elezioni rispetto all'ascrivere meriti di vittoria al progetto leghista di Fugatti & C.
Ritornando nel campo politico a me più congeniale, al quale da sempre appartengo, non posso non affermare che dell'iniziativa di Dellai trovo positiva soprattutto quella "scossa" che ha rimesso in moto il desiderio di provare a costruire una vera alternativa, segno evidente che alla sua persona è ancora riconosciuta autorevolezza e, al tempo stesso, capacità di analisi politica. La proposta in sé invece, a mio avviso, lascia ancora margini di interpretazione che, causa certo anche una mia incapacità di lettura, non mi lasciano intravvedere un perimetro di riferimento entro il quale esercitare una conseguente azione politica. Comprendo lo sforzo di "coagulare", soprattutto laddove si è disposti a non mettere al centro posizioni ideologiche e dove si cerca di dipingere questa nuova "tela" dove lasciare sullo sfondo le immagini, volutamente sfumate, dei vecchi simboli di Partito, segno che questo nuovo soggetto dovrà accreditarsi ai più come il nuovo che prima non è mai esistito e che sa interpretare, per questo, l'epoca che stiamo vivendo, la quale pare proprio non abbia nulla di simile rispetto a ciò che è stato, anche in un recente passato. Certo è che per stare dentro un qualunque contenitore ci si deve dare delle prerogative condivise; quelle portate avanti da Salvini & C. sono molto chiare e le si vedono coerentemente praticate in Ungheria, Polonia, Slovenia ma anche nelle regioni italiane guidate dalla destra. In alternativa dovrebbero essere chiare le "parallele culturali" entro le quali sviluppare idee e progetti di futuro praticabili.
Questa nuova "costruzione" che dovrà nascere e che attentamente, nelle parole di chi l'ha ipotizzata, non è mai uscita la parola "sinistra", su che prerogative vorrà accreditarsi? Quali obbiettivi comuni vorrà darsi? Io immagino un decalogo di valori, seppur "relativi" per non correre il rischio che qualcuno possa sentire in questo "odore" di ideologia, che debbano essere sposati da tutti al solo fine di dirci dove orientare un programma di governo, quantomeno per serietà verso gli elettori e allo stesso tempo per garantire pure il rispetto dei dettami costituzionali che prevedono una chiarezza di proposta in tal senso. Credo che la "relatività" di questi valori debba contemplare ad esempio una condivisione di fondo verso l'attenzione all'altro, qualunque esso sia rispetto al luogo di origine o ai suoi ambiti di appartenenza; così come i Diritti civili debbano rappresentare uno spartiacque fra chi piange lacrime di coccodrillo per l'occasione, ma nella sua azione di governo ha fatto l'esatto contrario nello smantellare il nostro sistema di accoglienza, e chi invece dovrà ricostruire meglio di prima quanto è stato scelleratamente annientato; il rispetto dell'ambiente e il consumo zero del suolo dovrà essere un valore irrinunciabile, così come la mobilità sostenibile e le azioni che dovranno essere volte per contrastare i mutamenti climatici; la cultura dovrà essere un faro che ci guida e l'Europa dovrà essere la nuova reale frontiera nella quale sviluppare il sogno di un nuovo orizzonte. Immagino che sia su questi aggettivi, che in parte potranno essere aggiornati o implementati, che si potrà costruire un qualcosa di condiviso perché, diversamente, vedo difficile trovare dei motivi per i quali stare assieme, anche solo come singoli cittadini che intendono credere in un'idea, in una proposta concreta... in un seppur minimo sussulto politico.
Ad oggi infatti ho sentito più forte il pronunciare alcune regole che puntano ad escludere chi è stato artefice della stagione della sconfitta, e chi invece si è preoccupato di non decidere ora di queste esclusioni. Posso capire che un progetto nuovo abbia bisogno di nuovi attori ma attenzione perché escludere chi comunque ha remato sempre nella stessa direzione, seppur questa si sia dimostrata nei fatti perdente, a mio avviso ha molte meno responsabilità rispetto a chi, come ad esempio nelle elezioni locali del mio Comune, pur di vincere si è spinto fino al punto di allearsi allegramente col nemico dichiarato di sempre. Lo stesso per il quale oggi si è disposti nuovamente a ricompattarsi pur di provare a contrapporsi. Va da sé che questi soggetti, da sempre appartenenti a quell'area fluttuante che per rimanere "appetibile" punta sempre ad ammantarsi di "civismo", così come gli elementi "deviati" che si sono presentati sotto l'effigie del Patt locale, nonostante il Partito provinciale avesse dichiarato la sua contrarietà, non potranno a mio avviso recriminare spazio alcuno dentro questo nuovo percorso politico di totale contrapposizione alla Lega di Fugatti & C.
Penso che ogni "ripartenza", per essere tale, non possa mai lasciare per strada la "coerenza", elemento distintivo per qualsiasi progetto politico che punti ad essere quanto meno serio, sperando che non ci si accontenti invece di definirlo solamente post ideologico, perché magari "commercialmente" ritenuto oggi più appetibile.