Perchè non vado alla cerimonia per la Giornata dell'Autonomia

Prosegue con tenacia l’opera di demolizione di tutto quanto non sia targato al presente e questa volta a farne le spese non è una questione meramente amministrativa, bensì un momento simbolico e di profonda valenza come la “Giornata dell’ Autonomia” che, nel solco di una consolidata tradizione ormai, viene celebrata con modalità assolutamente diverse e separate fra Trento e Bolzano.
Luca Zeni, 3 settembre 2021

E così, mentre quest’ultimo invita ospiti di grande spessore politico come Romano Prodi e Heinz Fisher, Trento si limita alla ritualità dovuta per legge, senza nulla togliere al valore del contributo di un prestigioso docente universitario, con una scarna cerimonia dove si ripropone, come novità coinvolgente, il “deja vu” dell’apertura dei palazzi delle Istituzioni alle visite pubbliche.

Nessun confronto, nessun approfondimento, nessun dialogo. Solo stanche ripetizioni senza prospettiva e senz'anima, mentre gli sforzi dell’autonomia paiono concentrarsi con grande impegno su alcune irrilevanze, come il concerto di Vasco Rossi o su irrealizzabilità come la Valdastico. A questo ci ha portato la miopia di quanti ritengono l’autonomia un fatto compiuto in sé; un dato acquisito ed immutabile; una componente dell’iter amministrativo del territorio. Alla faccia della lezione di Degasperi, del richiamo kessleriano alla responsabilità o dell’essenzialità sociale dell’autonomia pruneriana che, per qualcuno costituiscono suggestioni fondamentali, bensì solo espedienti retorici, buoni per non sfigurare sul piano della minima cognizione di cultura politica locale.

E’ per tali ragioni che non parteciperò all'appuntamento celebrativo, nella convinzione che all'attuale maggioranza il tema dell’autonomia, del suo rilancio e della sua difesa sia del tutto estraneo, forse perché elettoralmente poco redditizio o forse per una innata distrazione rispetto alle grandi questioni storico-politiche.

Eppure il 5 settembre dovrebbe essere il momento, non solo della riflessione e della memoria, ma anche del rilancio, della proiezione in avanti e del pensiero alto per un’autonomia che si sta riducendo sempre più a mera meccanica amministrativa ed a “bancomat” per esigenze fors’anche poco significative, quanto paganti sul versante del consenso momentaneo, anche per un certo grado di indifferenza della comunità che non avverte purtroppo i rischi insiti nel processo di delegittimazione della specialità in atto.

Se Trento pare non comprendere, Bolzano invece capisce benissimo ciò che sta accadendo e sposta sempre più il proprio “focus” sulla dimensione internazionale della loro particolarità, quasi a voler significare che quella sarà la trincea ultima di difesa quando l’autonomia complessiva del territorio regionale verrà irrimediabilmente meno ed il Trentino sarà ulteriormente risucchiato nell'orbita periferica veneto-lombarda.

A proposito, anche del “Premio Alcide Degasperi: costruttori d’Europa” non si sa più nulla. Archiviato perché figlio del passato o semplicemente dimenticato nel mare magnum delle onorificenze provinciali?

Sembra che ai posteri non rimarrà l’onore dell’ardua sentenza, perché non ci sarà più nulla su cui sentenziare.