I dati recentemente diffusi dalla C.G.I.A. di Mestre sullo stato delle problematicità occupazionali anche in provincia di Trento, con quasi 27.000 lavoratori irregolari, fotografano una realtà molto preoccupante e che non può essere imputata ad errori statistici o di sbagliata interpretazione dei dati.
Trento, 27 agosto 2021
La situazione trentina, nella fattispecie ed in virtù delle potenzialità dell’autonomia speciale, necessita adesso di un disegno complessivo in materia di politiche del lavoro, così come avvenne nei primi anni Ottanta con l’intuizione dell’ Agenzia del Lavoro. In questo senso, il Consigliere provinciale del Partito Democratico del Trentino, Luca Zeni, ha depositato oggi una interrogazione per sapere quali dati può contrapporre la Giunta provinciale a quelli diffusi dalla C.G.I.A. di Mestre; quali pianificazioni sono in atto per contrastare il lavoro nero; quali strumenti di verifica si sono fin qui attivati in proposito ed, infine, cosa si intende fare in futuro per incentivare controlli e prevenzione contro lo sfruttamento del lavoro sul nostro territorio.
IL TESTO DELL'INTERROGAZIONE
Interrogazione n.
QUALI POLITICHE DEL LAVORO PER IL FUTURO?
Ormai da tempo stiamo assitendo ad una pericolosa involuzione delle conquiste sociali compiute nel passato e soprattutto in alcuni settori come quello del mondo del lavoro, involuzione culminata, ad esempio, con l’incredibile meccanismo del licenziamento on-line dei lavoratori da parte di aziende che decidono di chiudere le attività in Italia per delocalizzare le loro produzioni altrove.
Se è indubbio che in passato alcuni meccanismi di rigidità nelle politiche del lavoro sono pur stati introdotti, rendendo di fatto più complessa e meno flessibile la gestione delle aziende, è altrettanto vero che oggi norme volutamente opache ed interpetazioni eccessivamente elastiche hanno lasciato spazio ad angoli di anarchia, culminati spesso in sfruttamento o addirittura in casi di morte sul lavoro e comunque in una compressione preoccupante dei diritti essenziali dei lavoratori.
I dati recentemente elaborati e diffusi dalla C.G.I.A. di Mestre fotografano una situazione ormai degenerata e che riguarda anche il nostro territorio, se è vero che, sulla base dei dati raccolti nell’anno 2019, esistono in Trentino quasi 27.000 occupati non regolari, con un tasso pari all’ 8,8% rispetto alla media nazionale del 12,8%. Certamente la situazione locale, nel confronto con altre, non è così drammatica, ma la cifra rimane comunque sbalorditiva e necessita di approfondimenti che non possono risolversi con generiche imputazioni di errori algoritmici o di sbagliata interpretazione dei dati, anche perché la fonte sembra oltremodo autorevole, non trattandosi di Organizzazioni sindacali bensì del mondo imprenditoriale.
Senza dubbio è più che mai urgente far ripartire l’economia ed il sistema delle imprese, ma ciò non può avvenire a completo discapito dei diritti fondamentali e nell’assenza di controlli da parte di chi è preposto proprio a tale attività. I 26.700 casi rubricati in provincia di Trento come “lavoratori irregolari” impongono alla politica una riflessione non rinviabile e l’attivazione di opportune strumentazioni di prevenzione e di verifica, proprio per evitare che la ferita si allarghi e possa colpire ancor più pesantemente il corpo sociale.
Fornire assistenza alle imprese in questa fase significa anche aiutare i lavoratori e tutelarne l’esistenza e la professionalità e ciò è possibile dentro un più vasto quadro di politiche economiche non basate solo sull’erogazione discrezionale di provvidenze e sostegni, ma fondate piuttosto su di una analisi seria, non priva di critiche e capace di porre in rilievo le debolezze del nostro mercato del lavoro, le sue incongruenze ed i fattori di fragilità che hanno consentito il formarsi di questa sacca di irregolarità.
Più di un osservatore ha evidenziato come il tema centrale sia quello dell’urgenza di un disegno complessivo, adatto a superare le strette visioni della singola vertenza o del problema individuale, proprio per sfruttare la ripartenza dell’economia e rilanciare un modello virtuoso di politiche del lavoro innovative e tali da restituire all’autonomia speciale la sua spinta elaborativa e sperimentale.
Tutto ciò premesso, si interroga la Giunta provinciale per sapere:
A norma di Regolamento si richiede risposta scritta.
Distinti saluti
avv. Luca Zeni