Chiarezza rispetto alla posizione della Giunta provinciale, espressa tramite il suo assessore all’ambiente Mario Tonina, in merito alla possibile riapertura del cementificio Sarche, e quella dell’azienda Italcementi, proprietaria dell’impianto, che annuncia un investimento di circa 5 milioni di euro per la ripresa della produzione.Trento, 2 luglio 2021
La chiede il consigliere dem Alessio Manica che oggi ha depositato un’interrogazione (v. testo in allegato) incentrata sulla questione del possibile avvio del forno di Italcementi.
“Una notizia che da subito -scrive Manica- ha suscitato molta preoccupazione sul territorio e all’interno della comunità locale, a cominciare dalle molte aziende del biodistretto della Valle dei laghi che si occupano di agricoltura, trasformazione di prodotti agricoli, agriturismo, ricettività e filiera turistica. La principale preoccupazione è quella legata all'inquinamento connesso alla riattivazione del ciclo completo di produzione del cemento, in contrasto, tra l’altro, con gli obiettivi strategici del territorio tra cui la recente costituzione del biodistretto”.
A testimoniare la forte preoccupazione c'è stata anche la repentina creazione di un comitato di cittadini spontaneo contro la riattivazione del forno cementificio bisarche, e una petizione popolare che ha già raccolto in pochi giorni centinaia di firme.
Nell’interrogazione, quindi, Alessio Manica chiede alla Giunta oltre a una spiegazione plausibile dell’ambivalenza di dichiarazioni tra l’assessore competente e l’azienda Italcementi, anche se ci siano state richieste da parte dell’Azienda e conseguenti valutazioni o rilascio di autorizzazione da parte della PAT; se la riattivazione della produzione a ciclo completo di cemento sia subordinata al rilascio di autorizzazione formale o aggiornamento dell’AIA da parte degli uffici della PAT o se invece possa avvenire indipendentemente da questa; con quale provvedimento sia stata rilasciata l’AIA e se esistono monitoraggi dettagliati degli impatti inquinanti dell’impianto pre-spegnimento del forno.
IL TESTO DELL'INTERROGAZIONE
Interrogazione a risposta scritta n.
Cementificio di Sarche in Valle dei Laghi: si faccia chiarezza
È di qualche settimana fa la notizia della possibile riapertura del cementificio di Sarche, nel Comune di Madruzzo in Valle dei Laghi, che dal 2015 opera solo come centro di macinazione. A dare la notizia è stata l'azienda Italcementi, proprietaria dell'impianto, annunciando in tal senso un investimento di circa 5 milioni di euro per garantire la riapertura produttiva dello stabilimento e "incrementare l'attuale capacità produttiva per rispondere alle opportunità che caratterizzeranno il mercato italiano del Nord Est". Agostino Rizzo, Direttore Tecnico di Italcementi, ha aggiunto che "da parte di Italcementi e del gruppo HeidelbergCement si tratta di una scelta di grande fiducia nelle potenzialità del mercato italiano e l'impianto di Sarche di Madruzzo avrà una potenzialità produttiva di circa 250 mila tonnellate di cemento all'anno, realizzato da maestranze locali con materie prime del territorio".
Stando a quanto dichiarato l'azienda, la ripresa della produzione a ciclo completo di cemento è prevista per gennaio 2022. Infatti Giuseppe Agate, Direttore Risorse Umane di Italcementi, ha dichiarato che “apriremo in autunno le selezioni per un totale di 30 persone dando priorità alle assunzioni di giovani del territorio. Un segno importante di vitalità e di rinnovamento per la nostra Azienda”. L’azienda ha anche detto che “la cementeria è dotata delle tecnologie necessarie a garantire performance ambientali di alto livello. A questo si aggiungerà un intervento di carattere paesaggistico per rendere l’impianto ancor più integrato nel panorama locale. Il rapporto con il territorio e le comunità locali, infatti, è per noi di grande importanza”.
La notizia ha destato fin da subito molta preoccupazione sul territorio e all’interno della comunità locale, a cominciare dalle molte aziende locali attive all'interno del biodistretto della Valle dei laghi che si occupano principalmente di agricoltura, trasformazione di prodotti agricoli, agriturismo, ricettività e filiera turistica. La principale preoccupazione espressa è quella legata all'inquinamento connesso alla riattivazione del ciclo completo di produzione del cemento, cosa che andrebbe in forte contrasto con gli obiettivi strategici che il territorio si è dato, anche attraverso la recente costituzione del biodistretto, finalizzati alla creazione di un contesto territoriale fortemente vocato alle produzioni agricole di qualità e di alta sostenibilità e ad una ricettività turistica di tipo naturalistico ed ambientale.
A testimoniare la forte preoccupazione emersa c'è la repentina creazione di un comitato di cittadini spontaneo contro la riattivazione del forno cementificio bisarche, e l'avvio di una petizione popolare ai sensi dell'articolo 165 del Regolamento interno del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento volto alla raccolta firme per contrastare la riaccensione del forno. Petizione che ha già raccolto in pochi giorni centinaia di firme
In un'intervista pubblicata su un quotidiano locale, l'assessore Tonina si dice pronto ad incontrare il comitato aggiungendo però che ad oggi non intende rilasciare dichiarazioni “per un semplice motivo, perché finora non ho avuto alcuna richiesta da parte di Italcementi di riprendere l'attività.” Tonina ha quindi aggiunto che “finché non vengo investito ufficialmente della questione, non posso fare valutazioni. Se decidessero di riaccendere il forno hanno bisogno di autorizzazioni che rilascia APPA e, ad oggi, su questo punto non ho avuto alcuna comunicazione. Se saremo coinvolti faremo delle valutazioni complessive. Ovviamente incontrerò volentieri il comitato”.
Nei giorni seguenti il direttore dello stabilimento in un’intervista comunicava tra le altre cose che l’autorizzazione AIA dell’impianto è tutt’ora valida e che quindi l’azienda può riprendere in ogni momento l’attività del forno e che l’impianto è all’avanguardia dal punto di vista delle tecnologie di abbattimento degli inquinanti. Ha poi aggiunto che è stata già avviata ed è in corso un’interlocuzione con i tecnici provinciali.
Affermazioni queste che, se verificate, creano un certo sconcerto, in quanto in netta contraddizione rispetto a quanto affermato dall’Assessore a mezzo stampa. È facilmente comprensibile come tra la riattivazione automatica del forno e la necessità di una autorizzazione o suo aggiornamento vi sia la possibilità o meno della Provincia di incidere sulle importanti questioni poste in questi giorni dalla popolazione, con riferimento in particolare alla tutela dell’ambiente e della salute pubblica.
Tutto ciò premesso,
si interroga la Giunta provinciale per sapere
A norma di regolamento si chiede risposta scritta.
cons. Alessio Manica
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