Lo chiede, insieme alle altre minoranze, il gruppo del PD del Trentino nella risoluzione discussa oggi nella seduta consiliare straordinaria richiesta dall’opposizione, che chiede discontinuità nella gestione del comparto sanitario. Sara Ferrari, 19 luglio 2021
A illustrare la proposta per il Pd è stata la capogruppo Sara Ferrari, che nel suo intervento ha messo in primo piano le aspettative disattese del programma elettorale della Lega Salvini. “Un lungo elenco di impegni mai realizzati a cui si aggiungono una serie di errori ed inefficienze, aggravatesi nella difficile gestione della pandemia ed elencati puntualmente nella risoluzione. Il Piano di ristrutturazione della sanità trentina annunciato dalla Giunta non è mai arrivato in commissione”. “L’arrivo dirompente della pandemia ha ulteriormente complicato le già presenti difficoltà gestionali dell’Apss, ma – ha affermato Ferrari- non può essere la giustificazione di tutti gli errori e delle promesse non mantenute dalla politica”.
La rappresentante del Pd ha chiesto pertanto l’assunzione di responsabilità diretta del Presidente della provincia, ex sottosegretario alla salute, di ciò che è accaduto finora e di come andranno le cose in sanità per il resto della legislatura, garantendo con il ricambio politico anche quello tecnico all’Azienda sanitaria trentina.
-Il momento straordinario della pandemia e il pasticcio combinato con il “commissariamento” dell’Apss- ha concluso la capogruppo del Pd- richiedono una risposta straordinaria di cui si deve assumere la responsabilità chi è stato eletto direttamente dai cittadini e ora ci deve mettere la faccia in prima persona, assumendo su di se’ il compito di gestire un settore fondamentale, che assorbe un terzo del bilancio provinciale e riguarda il benessere dei cittadini che devono recuperare la fiducia nelle istituzioni pubbliche, messa in discussione dal “caos azienda sanitaria”.
IL TESTO DELLA RISOLUZIONE
Per la Sanità provinciale la XVI legislatura si era aperta con importanti e sfidanti obiettivi della campagna elettorale.
Sul fronte ospedaliero l’impegno era quello di rivoluzionare l’approccio organizzativo e ripensare la rete ospedaliera. L’obiettivo dichiarato era l’ospedale unico provinciale organizzato in articolazioni periferiche di valle.
Per i punti nascita chiusi (Arco, Tione, Borgo Valsugana) la promessa era la loro riapertura attraverso la richeista di deroga anche a criteri invariati.
La medicina del territorio doveva organizzarsi in poliambulatori, con orari di apertura flessibili ed estesi alle fasce serali, completati dalla riapertura dei presidi di continuità assistenziale le “guardie mediche”.
Sono trascorsi ormai tre anni e di tutto ciò non si è ancora visto nulla. Nessun piano è stato mai presentato.
Abbiamo assistito piuttosto ad una serie di scivoloni dell’assessora delegata alla salute che si aggiungono alla collezione di retromarce e rovesci dei quali sono i trentini, soprattutto i più fragili, a pagare le conseguenze.
La propaganda invero non è mai mancata: chi non ricorda la proposta rilanciata da tutti i mezzi di informazione di attivare una unità operativa di neurochirurgia presso l’Ospedale di Arco a cui è seguita la repentina fuga del professionista che avrebbe dovuto guidarne la realizzazione?
Invero, l’esordio dell’assessora Stefania Segnana, segnato dalla richiesta di tagliare 120 milioni di euro al bilancio dell’APSS, tanto velocemente rubricata quale “efficentamento” quanto rapidamente revocata una volta resa nota al pubblico, non era stato dei migliori.
Ma sapendo che quando il mare è calmo tutti i marinai mostrano maestria nel navigare, è l’avvento dell’epidemia covid a rendere evidenti carenze, impreparazione e leggerezze.
Per l’assessora alla salute i familiari senza raffreddore avrebbero potuto tranquillamente visitare gli anziani nelle RSA, mentre, a distanza di pochi giorni, una disposizione, di cui nessuno è ancora stato chiamato a rispondere, impediva alle RSA di trasferire gli ospiti in ospedale.
Chi non ricorda le cosiddette “conferenze stampa” Covid in cui presidente e assessora magnificavano le proprie iniziative, dimenticando di ricordare che i trentini scontavano percentuali altissime di contagio e (specie tra gli anziani) tassi di mortalità record?
Già in quella occasione la reticenza ad informare sulla reale portata dell’epidemia aveva portato la Sanità provinciale alla ribalta delle cronache nazionali, senza che la responsabile, ne’ il presidente Fugatti, solitamente loquaci nelle dirette autogestite, avessero avuto il coraggio di spiegare e giustificare dati tanto preoccupanti davanti ai cittadini.
Momenti drammatici si sono vissuti quando la Provincia, sempre per scelta dell’assessore, ha evitato di conteggiare e comunicare i dati dei contagiati rilevati con i tamponi rapidi. La giunta ha provato a nascondersi dietro la necessaria (e mancata) tempestiva conferma degli stessi con i tamponi molecolari, ma i numeri e le percentuali dei ricoveri hanno ben presto svelato all’Italia il gioco di prestigio tentato da Piazza Dante per nascondere la realtà.
Le vicende dell’U.O. di ginecologia e ostetricia dell’Ospedale Santa Chiara riportano ancora il Trentino nel ciclone mediatico nazionale e, anche in questo caso, l’assessore si fa cogliere impreparata. Non rispondere nei termini regolamentari agli atti ispettivi è ormai prassi consolidata e purtroppo tollerata, ma nel caso specifico la tardività e l’elusività delle iniziative assunte fa deflagrare una serie di effetti a cascata che decapitano non solo la credibilità dell’”eccellenza” trentina ma anche reparti fondamentali (con conseguenze irrisolte sui pazienti) e la stessa APSS.
Si assiste attoniti al ping pong in cui il presidente contesta le iniziative del direttore generale (note a tutti eccetto che alla giunta provinciale), e l’assessora che gli conferma la fiducia. Si passa poi al temporaneo girotondo di nomi e poltrone, in attesa che una prossima, ulteriore, selezione individui il successore per ripartire da zero.
Nel frattempo nulla si sa nemmeno della “punizione esemplare” annunciata dall’assessora a beneficio delle tv in relazione ad un altro dirigente sanitario.
Nulla si sa circa la realizzazione del nuovo Ospedale di Cavalese se non che, con un blitz giustificato da Vaia, spariscono le decine di milioni già riservate allo scopo nel bilancio provinciale, avanzando in cambio una ipotesi di mostruosità edilizia in fondo valle.
Mentre la XVI legislatura è al giro di boa, l’idea di “ospedale unico provinciale” è sparita dall’agenda e cala nebbia fitta anche sul Nuovo Ospedale del Trentino e sul suo progetto, di cui (per volere della giunta) i cittadini devono essere tenuti all’oscuro.
Non esiste alcuna novità sui punti nascita.
I presidi di continuità assistenziale sono sempre chiusi; anziché i poliambulatori aperti la sera, la medicina generale vede la chiusura dell’unica esperienza di aggregazione avviata (quella di Pinzolo). Ci sono problemi diffusi derivanti da un vertice che continua a cambiare e ondivago, basti pensare alle liste di attesa lunghe che hanno messo in crisi il CUP, o ai tempi lunghi per molti interventi. Reparti senza personale e con primariati da coprire.
Considerati i tempi e i risultati disarmanti, è il momento di intervenire con determinazione per restituire alla Sanità una rotta precisa per navigare verso una direzione chiara e condivisa, e che, resistendo alle molteplici pressioni, sia capace di anteporre il bene dei trentini agli interessi privati. Errori e inefficienze non si possono però attribuire all’azione isolata della responsabile della salute, perché non ha mai agito senza il consenso e l’indirizzo del suo Presidente, che oggi chiamiamo a riconoscere la propria responsabilità per come è stata gestita l’organizzazione sanitaria sotto il suo governo e ad assumersi la responsabilità di dare segnali nuovi ai cittadini Trentini, che, disorientati dal “pasticcio azienda sanitaria”, devono ora vedere segnali di discontinuità chiara per recuperare fiducia nelle istituzioni pubbliche. In una situazione storica delicatissima e inedita come quella pandemica che stiamo vivendo, riteniamo necessario che la risposta straordinaria possa venire solo dalla assunzione diretta della competenza sanitaria da parte del Presidente che ha ricevuto il mandato fiduciario direttamente dai cittadini.
Tutto ciò premesso il Consiglio provinciale impegna la Giunta a promuovere azioni politiche e amministrative che si collochino in sostanziale discontinuità nella gestione del comparto sanitario
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