Doveva essere il giorno di Maurizio Fugatti presidente della Regione. Aveva tenuto il suo discorso di investitura, erano pronti i fotografi per la «photo opportunity» con lo scambio di ruoli tra lui e il suo predecessore Arno Kompatscher all’interno della prassi ormai consolidata della staffetta. Ma qualcosa è andato storto, e ancora una volta la colpa è di frasi offensive scagliate all’interno dell’emiciclo di piazza Dante.
"Corriere del Trentino", 28 giugno 2021
Rivolto alla consigliera Atz Tammerle (Süd-Tiroler Freiheit) il consigliere leghista trentino Denis Paoli ha affermato: «Non siamo ad un pigiama-party, dovrebbe vestirsi in maniera più seria». Parole che hanno sollevato lo sdegno della minoranza, che si è alzata e ha lasciato l’Aula, facendo così mancare il numero legale sufficiente a eleggere Fugatti nuovo presidente. Se ne riparlerà il 7 luglio: «Sempre che le scuse siano autentiche e sentite», commentavano alcuni esponenti del centrosinistra trentino, da subito solidali con Atz Tammerle. Le minoranze hanno il pallino in mano, perché sono necessari i due terzi dell’Assemblea per l’elezione delle cariche istituzionali.
Le offese di Paoli sono piombate in Aula come reazione all’intervento dell’esponente dei Süd-Tiroler Freiheit. Atz Tammerle aveva rimbrottato Fugatti perché durante il suo discorso sulle linee programmatiche si era rivolto con un «Oh!» a due dipendenti del consiglio regionale che parlavano a voce alta: «Si possono usare le parole più belle nelle linee programmatiche, ma rivolgersi a un’altra persona richiamandola con un “Oh!”, e questo nella prima uscita pubblica del nuovo presidente, annulla tutto. E impone di chiedersi se questa sia la persona giusta per rappresentare la Regione». La difesa di ufficio di Fugatti che si è assunto Paoli non è stata però efficace: «Credo che questa consigliera — ha affermato pubblicamente — non sapesse bene cosa dire. Fugatti ha usato un linguaggio normale, mentre se si deve parlare di forma e serietà possiamo anche dire alla consigliera che non siamo ad un pigiama-party e avrebbe dovuto vestirsi in maniera più seria». Apriti cielo. In difesa della collega di gruppo è intervenuto Sven Knoll, rivelando all’Aula che la consigliera Atz Tammerle si era sentita dire anche «Non dire cazzate» e la collega Foppa «Non rompere le palle». Ha quindi comunicato che lui e Atz Tammerle avrebbero lasciato l’aula, «augurando alla Svp, con questi partner di governo, molta felicità». La dem trentina Sara Ferrari ha chiesto al presidente Noggler «di approfittare dell’inizio di legislatura per richiamare personalmente, e immediatamente, ogni componente del Consiglio che si fosse reso autore di attacchi personali», mentre Brigitte Foppa (Verdi) ha ribadito l’invito al collega Paoli a scusarsi, ricordando che «per l’elezione era necessaria la presenza dei due terzi dei consiglieri» e annunciando di voler chiedere l’interruzione della seduta se questo non fosse accaduto.
Come spesso succede, le scuse non sentite rischiano di non venire apprezzate, anzi. Paoli ha detto di «non aver voluto offendere nessuno, men che meno il genere femminile»: «Se così fosse — ha affermato il consigliere leghista — mi scuso, ma andrò ad ascoltare il mio intervento per verificare». E ha aggiunto: «Avrei potuto dire la stessa cosa sulle cravatte degli uomini».
Per Maria Elisabeth Rieder (Team K) «queste non sono scuse». E le minoranze non hanno partecipato al voto. Alla fine dell’accesa discussione, dunque, il voto. Josef Noggler, nel suo primo giorno da presidente, ha dovuto spiegare che avevano partecipato in 40 tra consiglieri e consigliere, e che per Maurizio Fugatti erano state espresse 35 preferenze: «La maggioranza necessaria per l’elezione ne avrebbe richieste 36, ma in ogni caso la votazione non è valida perché non hanno partecipato i due terzi dei componenti dell’Aula. Si deve ripetere». Ma non subito, tutto slitta al prossimo 7 luglio quando sarà riconvocata l’Assemblea legislativa regionale.
Ieri si è comunque riusciti a rispettare perlomeno la norma statutaria che prevede il cambio al vertice di metà legislatura per la presidenza del Consiglio regionale. È stato eletto Josef Noggler, che prende il posto del leghista Roberto Paccher, che ora diventa vice. Eletto anche il vice ladino, confermato Luca Guglielmi. Il dibattito del pomeriggio si era concentrato sul discorso di Fugatti. Critiche da Claudio Cia, esponente di Fratelli d’Italia che nel consiglio provinciale trentino è in maggioranza ma a livello regionale è all’opposizione. Nel suo intervento Cia aveva criticato Alessandro Savoi, che nei mesi scorsi aveva offeso Alessia Ambrosi e Katia Rossato con epiteti sessisti e non voleva lasciare l’Ufficio di presidenza come richiesto a gran voce: «Così la Regione non fa una bella figura». Che l’aria fosse tesa ancor prima del «caso Paoli» lo si poteva intuire: Savoi, stizzito dall’essere preso di nuovo in causa, è uscito con un’altra offesa, questa volta riferita a Cia: «Piccolo uomo». Ieri, prima che tutto precipitasse, è intervenuto anche l’ex governatore Ugo Rossi, ora esponente di Azione, analizzando la natura della maggioranza regionale: «Fugatti ha ringraziato il Patt che ha permesso di allargare la maggioranza, anche con un posto in giunta. Ma ora c’è da capire se il Patt abbia allargato la maggioranza in consiglio regionale o anche in consiglio provinciale a Trento». Hanspeter Staffler (Verdi), sempre nel pomeriggio, l’ha buttata sull’ironia: «Chi è considerato morto — conclude — vive più a lungo, e questo valeva anche per la Regione». Il dem Giorgio Tonini aveva invece evidenziato il valore della staffetta, «che andrebbe istituzionalizzata». Ieri è stata però rinviata, cosa mai successa: «Non è mai successo – conferma amareggiato Fugatti – ma la giunta può comunque proseguire il suo lavoro».M ora chi è il presidente della Regione? C’è chi dice Kompatscher in prorogatio, chi dice l’assessore Giorgio Leonardi per anzianità. «Una cosa mai successa» ribadisce amareggiato fugatti.