E’ arrivata prima la sentenza della Corte d’appello che la risposta della Giunta all’ultima di una serie di interrogazioni che il Pd del Trentino ha depositato sulla legge discriminatoria della Provincia che nel 2019 introduceva il requisito di 10 anni di residenza in Italia per accedere alla domanda di graduatoria Itea e a quella di contributo sull’affitto.
Sara Ferrari per il Gruppo PD, 24 giugno 2021
Come prevedibile, la Corte d'appello di Trento ha respinto l'appello della Provincia autonoma contro l'ordinanza del Tribunale di Trento che aveva accolto il ricorso in cui si contestava il requisito di 10 anni di residenza in Italia, imposto per legge dalla giunta provinciale nel 2019 per accedere agli alloggi pubblici o a un contributo economico per l’affitto.
Il giudice di appello – si apprende dalla stampa - ha ritenuto superfluo anche il rinvio alla Corte costituzionale perché l'obbligo di garantire parità di trattamento discende direttamente dalle norme dell'Unione e prevale sulla legge provinciale. La conseguenza di questo comportamento discriminatorio è una multa di 50 euro al giorno che a partire dal 29 novembre 2019 la Provincia è costretta a pagare per ogni giorno di ritardo dalla mancata modifica del regolamento attuativo e che oggi ammonta a 10.000 euro, a danno delle casse pubbliche.
L’interrogazione dell’8 febbraio scorso presentata dal consigliere Luca Zeni alla quale a oggi non risulta alcuna risposta, chiedeva, infatti, cosa la Provincia intendesse fare dopo il ricorso alla condanna del Tribunale di Trento, quanto fosse costata la costituzione in giudizio della Provincia, e quali procedure avrebbero dovuto seguire le persone per accedere alle graduatorie I.T.E.A. ed al contributo per le spese d’affitto; e se ritenesse che le sentenze, favorevoli o contrarie che siano all’Istituzione, vadano rispettate o meno.
E’ pertanto necessario che il governo leghista si assuma urgentemente le proprie responsabilità secondo la sentenza, perché conta più il bisogno che la provenienza.