Per i Dem del Trentino il tempo è scaduto. La riforma istituzionale riguardante le Comunità di valle, attesa da tempo, ma prorogata dalla maggioranza, va fatta. In una mozione a prima firma Luca Zeni il gruppo consiliare del PD del Trentino impegna la Provincia ad adottare entro 90 giorni un disegno di legge organico in ordine all’assetto istituzionale e ad avviare un successivo confronto ampio sulla proposta elaborata, con il Consiglio e con tutti i soggetti a vario titolo interessati.
Trento, 23 giugno 2021
“L’attuale maggioranza provinciale ha legittimamente sostenuto nel proprio programma elettorale di voler abolire le Comunità di Valle – si legge nella mozione - tuttavia, giunti a metà legislatura, rimane oscura la proposta di assetto istituzionale che dovrebbe superare la comunità di valle. Ci si è limitati a commissariare l’ente, e a prorogare poi i commissari, senza esplicitare una proposta”.
Al centro del dispositivo anche l’assunto sulle “preoccupanti" le dichiarazioni dell’assessore competente, il quale, incapace di sviluppare una proposta sulla quale avviare una discussione ed un confronto, si limita ad indicare nelle precedenti amministrazioni la causa della riduzione del personale dei comuni, dimenticando del tutto la presenza del patto di stabilità, vincolante per tutte le pubbliche amministrazioni, comprese quelle governate dalla destra; a dire ad ogni territorio di fare come vuole, teorizzando il passaggio dalla riforma istituzionale alla confusione istituzionale.
Una ipotesi molto preoccupante, che apre ad una fase di caos istituzionale e a servizi che sarebbero goduti a macchia di leopardo dai cittadini, senza garanzia di equità e efficacia.
IL TESTO DELLA MOZIONE:
Riforma istituzionale: superare la confusione attuale e definire una proposta
Definire l’assetto istituzionale di un ente politico territoriale è un esercizio particolarmente delicato ed impattante per lo sviluppo di una comunità. Percepito spesso come tema tecnico e poco rilevante, segna in realtà le modalità con le quali vengono assunte le decisioni, e le ripercussioni sono assolutamente concrete.
Le peculiarità di un territorio di montagna come il Trentino, il suo percorso storico, le sue caratteristiche comunitarie oltre che geografiche, hanno portato nel tempo a sistemi organizzativi originali di autogoverno, si pensi ad esempio alle comunità delle regole. Più recentemente, con il riconoscimento di uno Statuto speciale per la nostra Regione, ed il graduale passaggio di competenze dalla Regione alle Province, la Provincia autonoma di Trento ha definito un ente di secondo livello tra comuni e provincia, il comprensorio.
Le ragioni di quella scelta erano le stesse alla base dei diversi tentativi di riforma istituzionale degli ultimi anni, ossia il riconoscimento che vi sono alcune competenze sia gestionali sia soprattutto pianificatorie che risultano troppo puntuali per essere lasciate in capo alla Provincia (si rischierebbe un eccessivo centralismo) ma troppo generali per essere lasciate in capo a comuni spesso di piccole dimensioni (si rischierebbe una eccessiva frammentazione).
L’alternativa sarebbe stata una marcata e diffusa fusione di comuni.
Con l’istituzione delle Comunità di Valle il legislatore provinciale mirava a riconoscere un livello pianificatorio omogeneo, nel quale fosse riconosciuto il comune come livello partecipativo originario e la Provincia come ente programmatorio generale. Via via si è cercato di adattare quel modello, modificandone il sistema di rappresentanza ed elezione, passando nel tempo da un sistema più politico a suffragio universale diretta ad uno di maggior presenza dei comuni.
L’attuale maggioranza provinciale ha legittimamente sostenuto nel proprio programma elettorale di voler abolire le Comunità di Valle, tuttavia, giunti a metà legislatura, rimane oscura la proposta di assetto istituzionale che dovrebbe superare la comunità di valle. Ci si è limitati a commissariare l’ente, e a prorogare poi i commissari, senza esplicitare una proposta.
Una situazione di stallo che impedisce di gestire in maniera dinamica le importanti competenze ancora gestite dalle comunità, in particolare in ambito sociale e urbanistico, e che porta alla semplice gestione dell’ordinario.
Risultano preoccupanti le dichiarazioni dell’assessore competente, il quale, incapace di sviluppare una proposta sulla quale avviare una discussione ed un confronto, si limita :
- ad indicare nelle precedenti amministrazioni la causa della riduzione del personale dei comuni , dimenticando del tutto la presenza del patto di stabilità, vincolante per tutte le pubbliche amministrazioni, comprese quelle governate dalla destra;
- a giustificare con il covid l’enorme ritardo accumulato (ormai il covid è la giustificazione per ogni ritardo ed omissione di questa amministrazione), anche se sfuggono i compiti esercitati dall’assessore e dai suoi dirigenti nella lotta al covid, così totalizzanti da impedirgli di elaborare una proposta di legge sulla riforma istituzionale;
- a indicare che ogni territorio fare come vuole, teorizzando il passaggio dalla riforma istituzionale alla confusione istituzionale. Una ipotesi molto preoccupante, che aprire ad una fase di caos istituzionale e a servizi che sarebbero goduti a macchia di leopardo dai cittadini, senza garanzia di equità e efficacia.
tutto ciò premesso:
Il Consiglio Provinciale impegna la giunta provinciale
- ad adottare entro 90 giorni un disegno di legge organico che espliciti la proposta della maggioranza in ordine all’assetto istituzionale;
- ad avviare un successivo confronto ampio sulla proposta elaborata, con il Consiglio e con tutti i soggetti a vario titolo interessati.
Luca Zeni
Sara Ferrari
Alessio Manica
Alessandro Olivi
Giorgio Tonini