VITA DA SINDACO - Amministrare i municipi, un rebus sempre più difficile

«O cambia il quadro, o cadremo come birilli» - intervista a Stefano Barozzi, "Corriere del Trentino", 11 giugno 2021
«Troppe difficoltà: o cambia il quadro, o andremo giù come birilli». Stefano Barozzi, sindaco di centrosinistra di Mori, dopo le dimissioni del collega Manuel Ferrari a Lona Lases, teme l’effetto domino.

 

«Non scordiamo — dice il geometra 45enne, guida di una comunità di 10.028 anime — che prima di lui aveva mollato il collega di Brentonico. Il momento è difficile per tutti gli amministratori comunali: se non si trovano risorse per assumere nuovo personale e non si semplificano le norme, rischiamo di non avere più persone disponibili a impegnarsi nei municipi». Insomma, in prospettiva potrebbe non esserci più ricambio. «I rischi sono tanti — continua — e si firmano spesso atti molto impegnativi, pur di fare andare avanti le cose. Abbiamo tutti meno dipendenti di quanto servirebbe, con assunzioni rimaste ferme per anni, nonostante più competenze da gestire. Siamo disponibili 24 ore al giorno, ma le critiche sono molte, le gioie poche, i timori di denunce continui». Il tutto in un quadro di poca comprensione da parte dei concittadini. «È difficile fare capire — spiega — che la politica offre indirizzi, da tradurre in atti con disponibilità limitate economiche e tecniche. Quando la coperta è corta, non riesci a risolvere tutti i problemi e devi fare scelte che, per forza, scontenteranno qualcuno». Barozzi è convinto di essere, però, sulla giusta strada. «L’aver ricevuto un secondo mandato mi ha dato forza». conclude.

Problema democratico, non solamente di mezzi» - intervista ad Alessandro Betta, "Corriere del Trentino", 11 giugno 2021
Per Alessandro Betta la crisi dei Comuni coincide con una crisi della democrazia. «Il sistema ormai è al limite» dice preoccupato il sindaco di Arco, 17.857 abitanti, al secondo mandato con una giunta di centrosinistra. «È il risultato della demolizione dei corpi intermedi — spiega Betta, 44 anni, insegnante —. I partiti sono stati indeboliti, il mondo associativo è spesso nel mirino e si diffondono forme di critica distruttiva, in cui la denuncia, anche alla magistratura, spesso sostituisce il dibattito di merito». La questione, dunque, non è solo di regole, ma di valori. «Si riparta dalla Costituzione — dice — e si studi il modo di dare norme all’altezza e risorse adeguate. Senza questi strumenti, rischiamo un impoverimento della vita civile. Non possiamo permettere che la politica diventi attività per persone ricche o per chi fa il faccendiere. Se non si torna al rispetto, nei linguaggi e nelle pratiche, avremo sempre meno persone disposte a spendere tempo per servizio». Poi le regole, sempre più complesse. «E la forza di assumersi comunque responsabilità — aggiunge—. Penso alle critiche ricevute per le opere di pulizia del fiume Sarca. Se non lo avessi fatto, il rischio di esondazioni con danni a persone e cose, sarebbe stato concreto. Non contesto il legittimo diritto di critica, ma non accetto gli approcci antipolitici, l’attacco alle competenze, la violenza verbale per cui alla battaglia tra idee e progetti, si sostituisce la denigrazione sistematica».