Chi ha paura della imposta di successione?

Il 3 giugno a Trento si aprirà il Festival dell'economia, la 16° edizione, la seconda al tempo del Covid. Tito Boeri che ne è il direttore scientifico ha recentemente scritto che: “L'Italia è diventata dai tempi del governo Berlusconi un paradiso fiscale in quanto a tasse di successione.
Roberto Pinter, 24 maggio 2021

Da allora l'argomento rimane tabù: non se ne può più parlare senza venir tacciati di avventurismo o di voler causare fughe di capitali. E questo nonostante il Covid abbia accentuato ulteriormente le disuguaglianze.”

Infatti alla proposta del segretario del PD, Letta, di elevarla per finanziare una dote a sostegno dei giovani si è alzato un coro di “giù le mani dalle tasche degli Italiani”, ben attento però il coro a ricordare che si tratterebbe solo dell'1% degli italiani.

E Draghi, che di ricchezze se ne intende, si è premunito di dire che: “è l'ora di dare, non di togliere”, senza precisare che quel “togliere” riguarda una piccolissima minoranza e che quel “dare” significa invece caricare di ulteriore debito tutti i giovani.

Proviamo allora ad essere più precisi.

La proposta di Letta, che riprende ridimensionandola una proposta del Forum Disuguaglianze Diversità presieduto da Fabrizio Barca e ispirata dal programma di Anthony Atkinson, consiste in una imposta di successione del 20% sui patrimoni ereditati, superiori ai 5 milioni di euro! Da destinare come dote ai diciottenni italiani (10 mila euro per lo studio, la casa e il lavoro).

Attualmente in Italia si paga solo il 4% per le successioni superiori al milione di euro. Per chi dice che è una proposta di sinistra vale la pena ricordare che nei paesi Ocse la media dell'imposta è del 15% e che in Francia è del 45% (con una franchigia di soli 100mila euro), in Germania del 30%, in Inghilterra del 40% e negli Usa è del 17%.

In Italia il gettito dell'imposta di successione è di 800 milioni, in Germania di 7 miliardi e in Francia di 14 miliardi!

L'anomalia è dunque tutta italiana come italiana è la dimensione dell'evasione, come italiana è la differenza tra tassazione del lavoro dipendente e quella del lavoro autonomo, come italianissime sono le 143 detrazioni possibili.

Eppure non solo Salvini , che propone la flat tax come regalo ulteriore a chi già paga meno tasse, corre a difendere la ricchezza di quell'uno per cento degli italiani, ma pure molti moderati che si agitano come se si trattasse del loro patrimonio e non di quella fetta di ricchezza che ha visto nel tempo del Covid un aumento netto del patrimonio del 30%.

C'è di che vergognarsi per questa difesa della ricchezza e ancor di più c'è da vergognarsi che si scarichi il costo di questa elusione fiscale sul debito pubblico che dovrà essere ripagato domani dai giovani di oggi.

Dispiace che non ci sia la capacità di distinguere tra necessità di contenere le tasse e necessità di abolire dei privilegi. Oggi la concentrazione di ricchezza è il più grande fattore di disuguaglianza e ciò che impedisce la mobilità sociale, proprio grazie al passaggio ereditario dei patrimoni senza nemmeno una imposta che ne riduca l'ingiusto privilegio.

E chi dice che prima di nuove imposte bisogna riformare il fisco, per renderlo meno oppressivo, dovrebbe anche dire se si vuole proporre un ulteriore regalo a chi è ricco, come ha fatto Trump, o per renderlo più equo come propone Biden o semplicemente più progressivo come prevederebbe la nostra Costituzione.

E non vale rinviare alla lotta all'evasione perché è l'ennesima scusa per non fare niente e per non mettere mano ad un sistema fiscale che punisce il lavoro e i ceti medi e premia la rendita e i capitali.

La proposta di Letta non è una proposta di riforma del fisco, che stante le premesse sarà difficile vederla, è un piccolo contributo, per rendere questo paese un paese dove anche i giovani abbiano la possibilità di costruirsi una vita nonostante sia difficile completare la propria formazione e nonostante manchi il lavoro o proprio perchè il lavoro che c'è è precario, malamente retribuito e privo del rispetto dei diritti fondamentali.

Una piccola,( stiamo parlando di 2,8 miliardi , molto meno del Ponte di Messina, più o meno come la Valdastico !!) redistribuzione a favore dei giovani, che dovrebbe essere accolta dal favore popolare come segno di speranza e di investimento nelle nuove generazioni e non dal timore di chi ha paura di perdere qualche privilegio.

 

Roberto Pinter (Assemblea nazionale del PD)   24 maggio 2021