Su i “salti di lista”e sulle dosi “in avanzo” per le vaccinazioni anti Covid punta il dito il consigliere dem Luca Zeni che in un’ interrogazione si rivolge alla Giunta provinciale dopo aver acquisito la documentazione relativa all’indagine interna condotta dall’Azienda sanitaria provinciale.Trento, 21 maggio 2021
La Commissione di indagine, presieduta dal direttore del Dipartimento Prevenzione, lo stesso che doveva essere controllato, era stata istituita a fine marzo 2021 al fine di “definire le circostanze ed i possibili profili di responsabilità a carico del personale”, dopo il caso di una vaccinazione fatta “fuori lista” ed anzitempo alla moglie di un dirigente dell’Azienda Sanitaria.
Il consigliere evidenzia che il tanto enfatizzato controllo sulle persone vaccinate sia consistito in una semplice verifica informatica - peraltro su sole 4 giornate scelte dal direttore generale - su quante persone fossero state classificate nella categoria “altri” dai diversi operatori. Senza alcuna ulteriore verifica rispetto alla correttezza della classificazione delle persone vaccinate, adducendo questioni di privacy.
Inoltre il dispositivo interroga sui motivi dell’assenza di linee guida che l’Apss avrebbe dovuto mettere in campo sul comportamento da tenere in caso di dosi in avanzo in un momento molto difficile della crisi pandemica. Uno stato di cose che indica una mancanza di coordinamento e controllo, ed una indagine di una superficialità talmente elevata da sembrare finalizzata proprio a non trovare possibili scorrettezze.
LEGGI L'INTERROGAZIONE
Salto della lista per i vaccini, un’indagine superficiale?
Il giorno 26 marzo 2021 si diffondeva la notizia della vaccinazione antiCovid “fuori lista” alla moglie di un dirigente dell’Azienda Sanitaria, ed il giorno 27 marzo l’assessore alla salute comunicava la decisione del direttore generale di istituire una Commissione di indagine interna al fine di “definire le circostanze ed i possibili profili di responsabilità a carico del personale della APSS”, chiedendo al termine “provvedimenti disciplinari esemplari”.
Obiettivo della commissione, oltre che ricostruire il caso specifico, era accertare se si fossero verificati casi analoghi in APSS, e questo è anche il profilo di maggior interesse politico.
In data 15 aprile 2021 l’Azienda sanitaria comunicava con una scarna nota la conclusione dell’indagine, e riferiva gli esiti: sentite 33 persone, effettuati 4 sopralluoghi, “esaminati i dati relativi a 3071 vaccinazioni estratte a campione”.
Rispetto alla data del 5 gennaio, nella quale vi era stata la vaccinazione fuori lista incriminata, il comunicato riportava che in quella data vi era stata una seduta ad hoc per una trasmissione televisiva, ed era stato vaccinato (fuori dalla programmazione generale) personale amministrativo della centrale covid e del dipartimento di prevenzione. Nel complesso il risultato dell’indagine fu che “la campagna si sta svolgendo nel rispetto delle indicazioni dell’Istituto superiore di sanità e del Ministero della salute”, e non sono emerse criticità.
Lo scrivente consigliere, nello svolgimento delle funzioni di controllo previste dal ruolo, ha chiesto di poter visionare la documentazione relativa all’indagine. Purtroppo l’Azienda sanitaria non ha fornito il materiale completo, adducendo motivi di riservatezza, forse ignorando che il diritto di informazione dei consiglieri provinciali contempla l’accesso a tutta la documentazione richiesta, naturalmente con obbligo di riservatezza qualora previsto.
Tuttavia, anche se parziale, il materiale visionato consente alcune considerazioni rispetto alla procedura seguita.
Sono stati due i pilastri dell’indagine:
1) controllo a campione per verificare se negli elenchi risultasse personale estraneo ad APSS.
Nel corso di una seduta della commissione, il direttore generale ha scelto 4 giornate “a caso”, quindi non in base a dei criteri, ma nemmeno ad estrazione, soltanto su sua personale scelta. In quell’occasione è stato chiesto a due funzionari informatici di svolgere un controllo, effettuato in pochi minuti, derivante da un semplice incrocio di dati.
Gli informatici hanno estratto i dati di tutti i 79.000 vaccinati fino a quella data, hanno preso soltanto i dati relativi alle 3071 persone vaccinate nei 4 giorni scelti dal direttore generale, poi hanno filtrato: prima eliminando tutti gli anziani (sono rimasti quindi 1224 nomi), poi cancellando tutti quelli inseriti nella categoria “dipendenti apss” (sono rimasti 407 nomi).
Dei 407 nomi rimasti si è deciso di verificare soltanto quante persone fossero state classificate sotto la categoria “altro”: 11 persone. E si è concluso che eventuali problemi potrebbero esserci stati solo su queste 11 persone, ma per questioni di privacy ci si fermava lì.
Ricapitoliamo: il controllo è consistito nel filtrare al computer i nomi dei vaccinati in 4 giornate, e si è deciso che quelli potenzialmente non regolari avrebbero potuto essere soltanto quelli registrati dai tanti diversi operatori dell’APSS nella categoria “altro”. Peraltro ammettendo che potrebbero esserci stati “errori” di catalogazione delle categorie, ma che per privacy non si sarebbe provveduto a verificare tutti i 3071 nomi, ma nemmeno i soli 407 usciti dalle prime scremature, e neppure gli 11 classificati come “altro”!
Si può affermare, senza timore di essere smentiti, che questo metodo di indagine non sarà insegnato nelle migliori università come best practice a livello internazionale, e probabilmente nemmeno nelle scuole primarie.
2) la visita alle sedi vaccinali di Trento, Rovereto, Borgo e Cles, chiedendo al personale come si comportasse in caso di dosi in avanzo. Ne emergono comportamenti diversi, in mancanza di una direttiva unitaria da parte di APSS, e – se in generale si è cercato di anticipare appuntamenti di persone già prenotate o di favorire sanitari o categorie fragili - in alcuni casi non si è esclusa la possibilità di somministrazione a “persone che si sono presentate volontariamente presso la sede vaccinale o accompagnatori degli anziani vaccinati nella seduta”. Peraltro si riporta la dichiarazione di un medico che stima nel 15-20% la rinuncia al vaccino dei prenotati per Astrazeneca, il 2/3% per Pfizer; se fossero corrette queste stime, si parlerebbe di decine di migliaia di persone sul totale.
Tutto ciò premesso si interroga la giunta provinciale per sapere:
1) per quale motivo il tanto enfatizzato controllo sulle persone vaccinate, al fine di verificare se ci fossero state irregolarità, sia consistito in una semplice verifica informatica su quante persone fossero state classificate nella categoria “altri” dai diversi operatori?
2) perché, se la verifica era semplicemente informatica, non sia stata svolta su tutti i vaccinati ma soltanto su quelli ricompresi in 4 giornate scelte discrezionalmente dal direttore dell’APSS. Il controllo a campione avrebbe avuto senso se si fosse verificata la correttezza della categorizzazione dei nominativi di quelle giornate, diversamente è una limitazione che non ha alcuna logica scientifica;
3) per quale motivo, in occasione di una seduta televisiva, si sia scelto di vaccinare anzitempo personale amministrativo invece di seguire la programmazione vaccinale prevista;
4) per quale motivo l’APSS non abbia fornito tempestivamente linee guida univoche rispetto al comportamento da tenere in caso di dosi in avanzo, esponendo nei primi mesi gli operatori “sul campo” al rischio di scelte difficili, soprattutto nel clima teso della prima fase delle vaccinazioni, e potenzialmente contestabili;
5) quali siano le linee guida successivamente adottate dall’APSS per i casi di dosi in avanzo;
6) se non si ritenga che l’indagine condotta sia stata quantomeno superficiale, volta più a rassicurare velocemente l’opinione pubblica ed evitare critiche rispetto ad una prima fase con poco coordinamento e controllo da parte dell’APSS e dell’assessorato, che ad un reale accertamento della situazione.
Ai sensi del regolamento si richiede risposta scritta
Distinti Saluti
Luca Zeni
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Partito Democratico del Trentino