A 71 anni di distanza dalla celebre dichiarazione Schumann che il 9 maggio 1950 a Parigi segnò l’inizio del processo d’integrazione europea, ritengo che possiamo sentirci orgogliosi oggi di poter celebrare la Festa dell’Europa, poggiando i piedi su fondamenta solide di una rinnovata unità di intenti che mira a creare una solidarietà di fatto tra tutti i cittadini degli Stati membri.Sara Ferrari, 9 maggio 2021
Fronteggiare l’enorme crisi sanitaria ha rafforzato, e non polverizzato, l’anelito all’unificazione europea da sempre ricercato e spesso ostacolato da interessi nazionali. Il bisogno di contrastare la pandemia ha coinvolto tutti facendoci capire che se agiamo insieme possiamo essere più forti; che solo superando i limiti, i confini e le tentazioni nazionaliste, che in passato hanno condizionato il processo unitario, riusciremo a dare una spinta eccezionale di sviluppo all’intera Europa.
Da questa rinnovata energia è emerso il NextGenerationEu per la ripresa economica e sociale, con particolare attenzione alle nuove generazioni, che per la prima volta vede la mobilitazione di ingenti risorse (750 miliardi di euro) con emissione di debito comune, con sovvenzioni e non solo prestiti, la sospensione del patto di stabilità e meccanismi nuovi per finanziare questo debito, tra cui finalmente la digital tax sulle grandi multinazionali del web e le imposte sulle imprese inquinanti. Obiettivi proposti più volte dal Partito Democratico ancora prima della pandemia.
A parlarne venerdì in un incontro online, intitolato «Politiche sociali e cittadinanza europea» e organizzato dal coordinamento Pd della città di Trento, è stata l’europarlamentare dem Elisabetta Gualmini, invitata a dialogare con Marco Brunazzo, professore di sociologia dell’Ateneo di Trento. Il docente ha illustrato la prospettiva storica delle politiche sociali in Europa, sottolineando allo stesso tempo l’attualità del pensiero di Jean Monnet, secondo il quale «l’Europa si farà attraverso le crisi e sarà il risultato delle soluzioni che troverà». Per Brunazzo oggi le sfide convergono sui diritti sociali in Europa e su livelli paritari di cittadinanza europea, che ancora adesso vive condizioni di disuguaglianza tra Stati membri.
L’eurodeputata Gualmini ha definito questo forte cambio di paradigma come «un nuovo Rinascimento» delle istituzioni europee. Lo considera un sussulto diverso da quello emerso dalle altre crisi importanti già superate con grande impegno nel 2008 e nel 2015. Perché la crisi del 2020 con la pandemia ha avuto un impatto ancor più devastante sull’economia reale, con la perdita di lavoro e di occupazione e sulla salute, generando forte insicurezza, alimentata poi dall’interruzione di relazioni tra comunità. A dare il forte impulso a risollevare le sorti delle istituzioni europee sono state tre donne molto determinate: Ursula Von der Leyen, Angela Merkel e Christine Lagarde. Oggi le politiche sociali dell’Europa poggiano su direttive nuove e rivoluzionarie come quella sul salario minimo per tutti (se pensiamo che in Lussemburgo questo è di 2.400 euro mentre in Bulgaria di soli 300 euro), poi quella sulla parità di salario tra uomini e donne e quella sulle tutele sociali della «gig economy» (quella dei Rider).
Queste innovazioni ci fanno capire che si sta attuando un riequilibrio tra un’Europa economicista e un’Europa sociale: perfino Angela Merkel ha parlato di fratellanza dei popoli. Le statistiche parlano in effetti di una rinnovata fiducia verso le istituzioni europee, che le persone hanno percepito ora come «più vicine» alla loro realtà quotidiana. E su questo punto va evidenziata la clausola di condizionalità voluta dal Pd nel PNRR italiano, che impone che ogni forma di programma e investimento sia vincolata all’assunzione di giovani e di donne. Credo che tutti oggi dobbiamo sentirci protagonisti di questa spinta all’innovazione e quindi orgogliosi di essere europei, per i valori che portiamo avanti da sempre. «L’Europa siamo noi», anche nel nostro territorio, che dovrà evitare di guardare al passato con investimenti conservatori come quelli indirizzati solo alle opere pubbliche, ma prendere lo slancio della transizione ecologica, digitale e sociale. In gioco c’è il futuro di tutti.
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