Il sistema museale trentino ha un problema che non può più essere rimandato: fonda la sua fortuna su professionisti che, nonostante la formazione e le qualifiche richieste, sono spesso precari che non si vedono riconosciuta alcuna professionalità.
Trento, 27 aprile 2021
Questi lavoratori si devono fare carico di ore di formazione e studio non retribuite, hanno a che fare con una turnistica e un'organizzazione del lavoro disorganica e penalizzante e alcuni di loro devono anche fare i conti con uno stipendio non costante che può arrivare a zero in certi periodi dell'anno.
Gli effetti negativi di questa situazione sono sotto gli occhi di tutti: dietro ai numeri e ai grandi eventi sfoggiati dai diversi musei abbiamo 102 lavoratori del Muse che a partire dal 2013 hanno dovuto abbandonare il loro impiego a causa delle condizioni insostenibili; a questi si sommano i mediatori del Mart costretti ad avere occupazioni parallele per integrare il reddito nei momenti in cui le paghe sono irrisorie (tipicamente i mesi estivi).
Chi ci rimette in tutto questo? Ovviamente in primis questi professionisti ai quali non viene riconosciuta alcuna dignità lavorativa e professionale, ma in secondo luogo anche il nostro territorio: la qualità dell'offerta culturale scende e si svilisce così il ruolo della cultura che in questo modo viene ridotta a mero "servizio" da trattare secondo canoni esclusivamente economicistici invece di essere elevata a strumento di sviluppo di una comunità.
È necessario che sia la politica, in dialogo con le parti sociali, a risolvere questa situazione cambiando radicalmente quelle che sono le politiche di indirizzo finora adottate.
Per questo motivo, dopo una serie di incontri con alcuni rappresentati dei lavoratori di Muse e Mart e sulla base delle richieste portate dagli stessi lavoratori in quinta commissione, abbiamo elaborato una proposta che riteniamo debba servire come base al Partito Democratico per avviare una discussione politica sul tema sia nelle proprie sedi sia in quelle istituzionali:
Riteniamo centrale e fondamentale porre una garanzia minima a tutela di chi lavora nel settore museale e della sua professionalità eliminando ogni ricorso ad esternalizzazioni e ogni sostituzione di mediatori museali con volontari. Questo primo passo è idoneo ma di per sé non sufficiente a dare una risposta alla situazione che si è venuta a creare in questo settore. Già prima delle esternalizzazioni, infatti vi erano condizioni economiche e di lavoro inaccettabili, motivo per cui ci sembrano necessari almeno altri due interventi:
1. Diversi lavoratori non vedono tutelati alcuni diritti sociali di base come malattia, maternità o paternità, che invece dovranno essere universalmente garantiti attraverso la creazione di un fondo finalizzato a retribuire i lavoratori quando si trovano in una delle tre condizioni sopra citate;
2. Infine, senza un pieno riconoscimento della professionalità di questi lavoratori e della loro dignità risulta difficile immaginare una soluzione a lungo termine per questo settore. Per questo motivo riteniamo necessario, da un lato, assegnare un bonus formativo annuale che garantisca sostegno economico per chi lavora nelle attività museali rivolte al pubblico e, dall'altro, una revisione della turnistica che permetta una dignitosa conciliazione tra vita lavorativa e vita privata.
Non solo rischiamo che senza l'introduzione di nuove e coerenti politiche di sistema l'intero settore collassi sotto le contraddizioni che lo soffocano, ma anche che le ricadute colpiscano non solo un'intera generazione di professionisti ma anche il sistema scolastico trentino, dato che queste figure professionali costituiscono un pilastro della formazione offerta all’interno delle nostre scuole.
Firme di adesione
1) Mazzocchi Amedeo
2) Viliotti Elisa
3) Rensi Pierfrancesco
4) DalRi Alessandro
5) Franceschini Silvia
6) Paternoster Simone
7) Pompermaier Paolo
8) Serra Paolo
9) Brugnara Michele
10) Bertolini Liliana