TRENTO. “Una legge di cui non si sentiva proprio la necessità”, si potrebbe sintetizzare così la posizione di Partito Democratico, Futura, Europa Verde e Movimento 5 Stelle sul provvedimento recentemente approdato in aula con la firma dell’assessore all’ambiente Mario Tonina e che riguarda i particolare il settore idroelettrico trentino.
T. Grottolo, "Il Dolomiti", 15 aprile 2021
Un ddl, va detto, che ha sollevato molte preoccupazioni (anche dalle parti di Confindustria e Assoidroelettrica) e che è già stato impugnato dal Governo. Proprio perché si tratta di un tema cruciale e che molti consiglieri ritengono un punto di svolta della legislatura, le opposizioni, in particolare Alessio Manica e Alessandro Olivi del Pd, Lucia Coppola dei Verdi, Paolo Zanella di Futura e Alex Marini del M5s, hanno prodotto oltre 200 ordini del giorno per avere il tempo di approfondire il tema.
“Il nodo della questione – commentano le opposizioni – è che non si capisce perché il Trentino si sia lanciato in questa fuga in avanti quando sul tema non c’è chiarezza nemmeno a livello europeo con molti territori che non sembrano intenzionati a mettere a gara nemmeno le grandi concessioni sull’idroelettrico”. Secondo Manica la Pat rischia di trovarsi “sola in mezzo al mare, con il pericolo di svendere un bene comune come l’acqua”. “Questa legge – fa eco il collega di partito Olivi – ha poco di autonomistico e trasforma il Trentino in una sorta di cavia. Noi non siamo contrari alla concorrenza o all’apertura del mercato ma crediamo che tutto ciò debba avvenire in maniera graduale, anche perché non sempre l’offerta più alta si traduce in maggiori benefici al territorio”. Per avere un’idea dei numeri si sta parlando di circa 34 concessioni grandi e 230 fra piccole e medie concessioni.
“Stiamo giocando una partita importantissima – osserva Coppola – finora nessuno in Europa sta aderendo alla direttiva Bolkestein per quanto riguarda le concessioni idroelettriche e tutti fanno orecchie da mercante sui rinnovi. Da parte nostra abbiamo chiesto di ispirarsi a criteri di maggior tutela ambientale anziché seguire il criterio di maggior beneficio economico”. Dal canto suo Marini sottolinea il lavoro corale svolto dalle opposizioni per arrivare a trovare delle soluzioni migliorative del ddl Tonina: “Il nostro è l’epilogo di un lavoro che dura da 4 mesi, con tutte le difficoltà nel reperire le informazioni dalla Giunta. Abbiamo ottenuto risultati sulla tutela ambientale che dovrà essere tenuta in considerazione nei bandi di gara”.
“Il tema dell’acqua è cruciale – sottolinea Zanella – ma invece che essere affrontato politicamente si è preferito affrontarlo da un punto di vista burocratico-amministrativo. Abbiamo ottenuto dei risultati ma tutto questo non è sufficiente per giustificare la fretta di legiferare, senza cercare una via trentina originale per l’idroelettrico, per non svendere l’acqua, per mantenerne il controllo il più possibile pubblico, anche ‘sfidando’ l’Europa e le sue regole eccessivamente liberiste applicate anche a beni fondamentali come l’acqua e l’energia rinnovabile che ci fornisce. Così facendo, ancora una volta hanno svilito l’Autonomia e il nostro territorio”. Anche per questo Zanella ha fatto sapere che voterà comunque contro il ddl Tonina.
Ad ogni modo nel pomeriggio di ieri, 14 aprile, è stato trovato un accordo tra l’assessore e le minoranze che permetterà al ddl di procedere più speditamente verso l’approvazione. In sostanza si è trovata la sintesi grazie a una serie di emendamenti che introducono il partenariato pubblico privato per le concessioni; l’obbligo per le società che partecipano alle gare di minimizzare gli effetti sull’ambiente; la moratoria sulle domande di nuove concessioni per gli impianti di media potenza fino all’approvazione del Piano per le acque; la formazione delle comunità energetiche e forme di partecipazione dei cittadini sulla valutazione degli effetti della legge.