Le lezione dimenticata di Kessler

In occasione del trentesimo anniversario della scomparsa di Bruno Kessler molti ricordi sono apparsi sulla stampa locale. Ma al di là del dovuto omaggio e delle retoriche di circostanza, sembra che la lezione kessleriana sull'indispensabilità della pianificazione territoriale, intesa anche come gestione ambientale e misurata presenza umana, sia stata ben poco compresa, soprattutto nel passato più recente.
Trento, 6 aprile 2021

Proprio per definire quali siano le linee programmatiche di riferimento dell'attuale Giunta provinciale in materia urbanistica; se la stessa ritiene di porre ulteriori freni all'utilizzo del territorio a fini residenziali e se reputa opportuno avviare un processo di revisione dell'assetto urbanistico del territorio coinvolgendo le comunità delle periferie e dei centri urbani in una grande “operazione ascolto”, il Consigliere del Partito Democratico del Trentino, Luca Zeni, ha depositato oggi una specifica interrogazione, a forte connotazione politica, su queste delicate materie che attengono il futuro complessivo della nostra terra.

 

LEGGI L'INTERROGAZIONE

 

Interrogazione n.

L’EREDITA’ DI KESSLER E LA NUOVA URBANISTICA

 

Nelle scorse settimane si è ampiamente ricordato il trentesimo anniversario della scomparsa di Bruno Kessler, uno dei massimi protagonisti della migliore stagione dell’autonomia speciale.

In suo ricordo quindi si sono richiamate le intuizioni di allora – e sulla quali abbiamo fondato parte dello sviluppo territoriale di oggi – in un coro di rimpianti e di riconoscimenti, dal quale non sono stati estranei gli avversari di quegli anni e del presente. In questo momento di memoria collettiva, quasi nessuno ha però sottolineato l’attualità della lezione kessleriana relativamente all’indispensabilità di una pianificazione territoriale, intesa anche come gestione ambientale e come calibratura di una presenza umana non troppo invasiva e fondata su alcuni parametri essenziali, posti sotto la regia provinciale: dove e come edificare; dove e come insediare aree produttive e dove e come investire sull’infrastrutturazione a fini turistici

Si tratta di uno dei punti nodali del primo Piano Urbanistico Provinciale, strumento assolutamente sperimentale in quegli anni e che fece da apripista alla stessa scienza urbanistica italiana, ma il cui disegno, dopo i primi entusiasmi, visse di alterne fortune.

Infatti, le singole Amministrazioni comunali succedutesi nei decenni e spinte comunque da interessi locali e spesso parziali, hanno aperto ad edificazioni senza molti limiti, svuotando in tal modo i centri storici dei paesi di montagna ed alimentando invece il sorgere di abitazioni e di aree artigianali ed industriali nelle zone limitrofe ai centri abitati, con effetti decisamente opposti alle indicazioni di quella programmazione urbanistica voluta da Kessler e da quanti ne raccolsero poi l’eredità politica e amministrativa.

In virtù delle scelte fatte negli ultimi cinquant’anni circa, abbiamo così assistito, soprattutto in alcune realtà di valle, al progressivo dilatarsi dei singoli paesi, fino ad ottenere quasi un lungo ed ininterrotto abitato, fatto di seconde case, di strutture produttive e di una urbanizzazione lasciata spesso al caso, anziché ricondotta ad un pensiero unitario e ad una razionale logica pianificatoria. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti in valle come Fassa o Rendena, con esiti che sono esattamente all’opposto della grande intuizione di Kessler.

L’attuale Giunta provinciale, nell’esibire la parola d’ordine delle periferie, non sembra però affatto intenzionata ad affrontare i nodi di una nuova programmazione urbanistica del territorio, anche in relazione alle mutate esigenze dello sviluppo e della tutela ambientale ed anzi pare addirittura priva di una propria declinazione su questi temi, politicamente centrali per tutta la realtà provinciale

Tutto ciò premesso, si interroga la Giunta provinciale per sapere:

- a quali linee programmatiche fa riferimento la Giunta provinciale nel settore urbanistico e per il perseguimento di quali obiettivi;

- se la stessa non ritenga opportuno, posta la centralità politica attribuita alle periferie, dare avvio ad una complessiva revisione dell’attuale impianto urbanistico provinciale, coinvolgendo in tale azione le comunità e tutti i soggetti protagonisti del territorio in una grande “operazione - ascolto” delle esigenze generali e particolari;

- se, infine, non intende porre ulteriori freni all’utilizzo del territorio a fini residenziali, posto che la domanda abitativa stessa sembra ormai essere quasie esaurita in provincia;

 

A norma di Regolamento si richiede risposta scritta.

 

Distinti saluti.

 

                                                                                         avv. Luca Zeni