Oggi si celebra in tutto il mondo la “Giornata di consapevolezza sull’Autismo” istituita nel 2007 dall’Assemblea Generale dell’ONU, per richiamare l’attenzione di tutti sui diritti delle persone con sindrome dello spettro autistico e delle loro famiglie.
Sara Ferrari, 3 aprile 2021
L’autismo è un disturbo complesso dello sviluppo cerebrale caratterizzato da difficoltà nell’interazione sociale e nella comunicazione, per questo spesso invisibile, non percepito, non diagnosticato. Molte disabilità, soprattutto quelle fisiche, risultano evidenti e di immediata riconoscibilità, l’autismo non sempre è socialmente percepito e alla disabilità si aggiunge il danno dell’invisibilità. In Trentino negli anni è cresciuto molto l’impegno a portare alla luce questo disagio, ad intervenire per diagnosticarlo in tempo, rendendone consapevoli le famiglie e gli operatori sanitari; anche nel mondo della scuola è cresciuta molto la conoscenza, grazie all’investimento nella formazione dei docenti che permette loro di essere sensori di questo disagio, ma anche accompagnatori di una corretta crescita, come pure attori di relazioni coscienti e costruttive all’interno dei gruppi classe, tra studenti.Si è venuto formando un sistema di “presa in carico” sia sanitario che sociale e formativo che vede coinvolti l’azienda sanitaria, i servizi sociali, la scuola, le associazioni dei familiari, le cooperative del terzo settore che supportano le progettualità, l’Università di Trento.
Il Dipartimento di scienze cognitive dell’Ateneo, grazie all’impegno e alla dedizione della sua direttrice e dei suoi collaboratori, ha saputo mettere a terra una competenza scientifica che si sperimenta giorno dopo giorno e si fa concreta nelle esperienze di attivazione sociale dei ragazzi e delle ragazze con autismo. Di fatto, pur persistendo ancora ampi margini di miglioramento, ed evoluzione, si è lavorato molto e si sta lavorando per accompagnare queste persone in un processo di crescita che ha caratteristiche diverse per ciascuno, attraverso progettualità di formazione ed inserimento sociale tarate sulle peculiarità individuali. Tutto questo offre un’attenzione e tutela ai minori, ma è necessario concentrarsi anche sulla fase successiva della vita, sulla possibilità di inserimento nel mondo del lavoro per queste persone, ciascuna in base alle proprie caratteristiche.
C’è un potenziale ancora inespresso di cittadinanza attiva dei soggetti con autismo che se rimane tale costituisce una perdita non solo privata, bensì della comunità. Nel 2015 è stata approvata una legge nazionale sull’autismo, che prevede anche l’inserimento lavorativo, la Provincia di Trento può costruirsi un percorso ed una modalità propria per raggiungere questo obiettivo e a tal fine ho presentato una proposta di legge provinciale che si sta discutendo nella commissione legislativa e che spero potrà vedere la luce quanto prima. Si tratta di condividere tra realtà pubbliche, (Agenzia del lavoro in primis) e aziende private esperienze di occupazione stabile, certamente accompagnate da formazione e preparazione del contesto lavorativo accogliente, cioè delle persone che si devono rapportare con un collega con difficoltà relazionale. Le possibilità che questo avvenga positivamente non sono scontate, ma richiedono un impegno continuo, da parte dei singoli, delle famiglie, del pubblico e del privato, non solo quello sociale, su progetti individualizzati.
Il risultato sarà tanto più di successo quanto più sapremo non disperdere il capitale umano di cui ogni persona, con i propri limiti e i propri talenti è portatrice. Per fare questo dobbiamo anche riuscire ad inserire queste persone, ciascuna con le proprie competenze e capacità, in tutti i contesti lavorativi e sociali in cui possano contribuire fattivamente, altrimenti rischiano di restare comunque “invisibili” ed emarginate.