TRENTO All’assemblea nazionale del Partito democratico che si è svolta domenica scorsa, anche Lucia Maestri — segretaria del Pd Trentino — ha votato per Enrico Letta. «Convintamente», ma anche con un pizzico di orgoglio: «Le idee e le proposta di Letta sono le stesse che avevamo messo in atto per le elezioni amministrative del 2020».D. Baldo, "Corriere del Trentino", 16 marzo 2021
Il Pd del Trentino precursore? In che senso?
«Il nuovo segretario ha posto l’attenzione sulla necessità di aprire un campo largo, anticipando la volontà di dialogo con tutte le forze riformiste. Bene, cosa che qui abbiamo attuato nella costruzione delle coalizioni per l’elezione dei sindaci di Trento e Rovereto, allargando il confronto, la coalizione, consapevoli che soltanto uniti si vince. E abbiamo vinto».
Dopo la sconfitta del 2018 alle provinciali era l’unica via...
«Ma non scontata. Ci siamo rimboccati le maniche, ci siamo posti l’obiettivo di conquistare, o meglio riconquistare, le città e i territori. Con un metodo, quello del campo largo di cui ora parla anche Letta, che a livello locale significava il recupero del Partito autonomista e la ricomposizione del centrosinistra, con l’apertura di un dialogo strutturale con le realtà civiche».
Enrico Letta ha annunciato che cercherà di recuperare Carlo Calenda e addirittura Matteo Renzi. Qui cercherete di recuperare Futura?
«Futura è già in coalizione con noi. Cosa dobbiamo recuperare? Capiamoci bene: il famoso concetto della vocazione maggioritaria del Partito democratico non significa un partito onnivoro che ingloba ogni realtà al di fuori di esso. Futura è parte di noi, nel senso che con noi condivide l’alternativa alla maggioranza di centrodestra livello provinciale, che con noi lavora nelle amministrazioni comunali dove invece siamo noi la maggioranza».
La base dem chiede a Letta di mettere fine alla logica delle correnti interne. Com’è la situazione nel Pd trentino?
«Il tema delle correnti che ha caratterizzato lo scontro nazionale qui non è presente. Direi che in generale nel Pd la situazione è positiva: stiamo cercando di concentrarci nel lavoro sui territori, perché non possiamo più pensare di vincere senza un partito radicato nelle valli. E mi sembra che tutto proceda bene anche nel rapporto interno alla coalizione: vedo entusiasmo nei Comuni che amministriamo, vedo però la necessità di maggior coesione a livello di Consiglio provinciale».
Tra i temi su cui il nuovo segretario intende puntare c’è quello dello jus soli. Cosa ne pensa?
«Un tema importantissimo, e sono contenta che torni al centro dell’agenda politica. È un tema nazionale, la legge la fa il parlamento, ma anche qui possiamo contribuire a far cambiare mentalità e cultura: contrastando le scelte della giunta Fugatti sul taglio ai percorsi di integrazione per i richiedenti asilo, sulle proposte in tema di edilizia popolare discriminatorie nei confronti dei cittadini stranieri. Lo jus soli si ottiene anche così, proponendo un’alternativa a questa maggioranza».
In vista delle elezioni del 2023?
«Si vince con una colazione unita e allargata, ma anche proponendo contenuti di alternativa, certo. Alternativa politica e culturale».
Arriverà poi il giorno in cui dovrete proporre il nome del candidato presidente. Ci state pensando?
«Per ora l’obiettivo è lavorare ad un progetto per il 2023 sul solco tracciato per le amministrative del 2020, una strada che anche il nuovo segretario Enrico Letta ha indirettamente avallato. Poi arriverà anche il giorno in cui si affronterà il tema della leadership, ma prima si costruisce la coalizione. E non per sommatoria di sigle ma per scelte di campo».
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