“Stai sereno”, con queste parole in realtà Renzi,con il sostegno del partito , si preparava a prendere il posto di Letta. Ora Letta, con la richiesta di fare il segretario del PD, ottiene una sorta di risarcimento.
Roberto Pinter, 12 marzo 2021
Non si può parlare di rivincita, perchè le dimissioni di Zingaretti rappresentano l'ennesima sconfitta per un partito che non riesce ad essere all'altezza delle sfide che il Paese pone alla politica e perchè la scelta di affidarsi a Renzi rispondeva in realtà ad una domanda che è ancora diffusa nel PD.
C'è da augurarsi che Letta riesca ad avere gioco del continuo stilicidio alimentato dalla divisione del partito in correnti, ma ci riuscirà solo se il PD avrà la forza di sottrarsi ad una perversa dinamica che l'ha portato a liquidare molti dei suoi segretari.
E ci riuscirà se ricostruirà un collettivo politico, con una identità ben definita e capace di essere coerente.
Un collettivo: perché non va bene che un partito si consumi nella ricerca di un leader piuttosto che dimostrarsi una comunità politica capace di costruire dal basso,democraticamente e unitariamente, una proposta politica, scegliendo poi un gruppo dirigente capace di interpretarla. Abbiamo invece visto in questi anni una continua rincorsa al leader che potesse sostituirsi alla responsabilità collettiva, affidando di volta in volta ad un segretario l'elaborazione di una linea che nei fatti poi non era condivisa. Congressi e primarie che invece che definire una proposta, finivano solamente per misurarsi attorno a diverse candidature , lasciando così indefinita l'identità. Zingaretti aveva il pregio di non essere un leader, bensì un segretario che rispondeva al proprio partito, hanno detto che era il suo non protagonismo era segno di debolezza e invece per me era un merito.
Una identità: perchè si è tanto parlato di come unire le diverse culture politiche che hanno dato vita al PD, ma in realtà si fatta solo una sommatoria di gruppi che hanno impedito che emergesse una nuova sintesi nella quale potesse riconoscersi anche chi non aveva la stessa storia dei fondatori. Era bella la scommessa di un nuovo partito che, basandosi sulla regola di una testa un voto, provasse a costruire una nuova identità, e invece si sono sommate le componenti e ognuno ha continuato a pensare che la vocazione maggioritaria volesse semplicemente dire che la propria cultura era quella che doveva diventare maggioritaria. E una testa un voto non è mai diventato in realtà un principio costitutivo, perché c'era chi contava di più potendosi permettere di organizzarsi al fine di assicurarsi una quota di controllo del partito.
E siamo ancora all'anno zero perché non abbiamo perso iscritti ed elettori per scelte sbagliate, ma proprio per la mancanza di scelte chiare, per l'assenza di una identità che potesse permettere ad ognuno di aderire ad un partito scegliendo non solo un campo, quello genericamente definito democratico, ma anche un progetto politico di emancipazione sociale e dunque di cambiamento.
Coerenza: sono bravi tutti i dirigenti del PD a parole, ma non basta essere bravi o considerarsi i migliori, ci vuole anche coerenza nei comportamenti. Tutti sono per un partito unitario, ma poi in realtà in troppi pensano che il partito va bene solo se risponde alle proprie ambizioni di ruolo di potere. Significativo quanto è successo con Conte e l'alleanza con i cinquestelle, voluta da tutti per non consegnare il paese a Salvini, imputata (ma solo dopo aver incassato i posti di governo) come colpa a Zingaretti che tra tutti era il più restio. Stai sereno appunto.
Purtroppo non è sempre facile misurare la coerenza, eppure basterebbe vedere quanti si disimpegnano quando non ottengono ciò che vogliono, o quanti hanno utilizzato il PD per ottenere cariche e ruoli e poi nel cambiare casacca senza rinunciarvi (Renzi e i suoi gruppi parlamentari, Calenda..). E quando non c'è coerenza tra parole e fatti alla fine, almeno a sinistra,si perde credibilità.
Mi auguro allora che l'elezione di Letta,che voterò anch'io in assemblea nazionale, sia un buon segno. Non perché Letta abbia magici poteri , o perché esprima una identità che è invece tutta da costruire,ma proprio perché può ridare un po' di credibilità al PD. Non quindi perché sostituisce Zingaretti, ma proprio perché non ha remato contro Zingaretti, come tanti hanno invece fatto facendoci vergognare. Perché è incredibile che in un momento così difficile per il paese, e nel quale il PD aveva fatto responsabilmente la sua parte, ci sia chi si occupa del proprio potere piuttosto che di dare risposte al paese. Non sarà facile cancellare questa colpa, almeno che non riparta un processo ricostituente, aperto ai tanti che credono ancora alla politica. Un processo che era stato lanciato a Bologna nel febbraio del 2020 e poi fermatosi per l'emergenza Covid. Un processo che deve definire una identità del PD: i valori e le idee costitutive; da che parte stare rispetto alle disuguaglianze e rispetto al futuro del pianeta e con quale idea di sviluppo; quale idea del lavoro e quale cittadinanza per i lavoratori;i diritti e le responsabilità di ogni cittadino; un'idea di solidarietà.
Solo dopo, con chi si riconoscerà nella nuova identità, potremo eleggere (e ce n'è bisogno) un nuovo gruppo dirigente.