Ho pensato di tornare sul tema della Valdastico con un taglio ulteriore, per mettere sul tavolo della discussione collettiva (e per me anche della presa coscienza collettiva) materiale aggiuntivo per motivare l’affermazione che è giunto il tempo di accompagnare verso l’oblio l’opera. Ho pensato quindi ai numeri, per loro natura semplici, diretti, necessari. Alessio Manica, 21 febbraio 2021
Inevitabile partire dal numero base 1. Uno come il campo da calcio che, riempito fino all’altezza di 1500 metri, servirebbe per raccogliere il materiale in esubero risultante dallo scavo delle gallerie (nella versione su Rovereto sud ma poco cambia per le altre), un’immagine per fare capire che la materia non scompare e non ci sono tappeti grandi a sufficienza per nasconderla. In realtà ammetto che le mie nozioni di fisica sono limitate e magari si può fare…
Passerei poi al numero 3. Tre come i promotori dell’opera nella sua prima intitolazione: Pi.Ru.Bi ma anche 3 come le righe dedicate al tema della Valdastico dal Piano Regionale dei Trasporti Veneto 2030 approvato l’anno scorso, sulle oltre 194 pagine dello stesso. Una efficace esplicitazione di quanto sia oggi prioritaria, per il Veneto che guarda appunto al 2030, l’opera di cui parliamo.
A seguire un primo multiplo del numero perfetto con il 6. Sei sono infatti le possibili diverse uscite in Trentino proposte nel progetto preliminare presentato e depositato nei comuni interessati nel 2012 che spaziavano da Lavis a Rovereto sud: tante purché da qualche parte si sbucasse. Ebbero però il merito di fare comprendere quanto questo tema riguardasse tutto il Trentino, a partire dalle due città, e non solo Besenello, come purtroppo era spesso percepito da molti amministratori e cittadini.
Sempre seguendo la tabellina del tre arriva il numero 9. Nove come gli anni trascorsi dal deposito del progetto preliminare alla sua bocciatura da parte della Cassazione: misura utile a ricordare quali possono essere i tempi di progettazione e procedurali di un’opera così importante. Dato necessario visto che oggi dopo la sentenza della Cassazione si dovrebbe ripartire da capo concordando un nuovo tracciato unitario, sottoporlo alle procedure d’intesa, progettarlo, fare i previsti percorsi partecipativi…
Inevitabile a questo punto il numero 12, ovvero gli anni di solo cantiere necessari (senza intoppi ovviamente, che per definizione nelle grandi opere non ci sono...) per l’uscita su Rovereto sud, a cui aggiungere almeno 3 anni per l’apprestamento di cantiere.
Salendo nella scala dei multipli del numero perfetto troviamo il 45. E’ del 45 per cento infatti l’aumento medio dei costi delle grandi opere in Italia, giusto per non farsi illusioni, e per non farsi ingannare dai miseri 3.345.000.000 euro necessari sulla carta per pagare l’opera nella variante Fugatti. A questa cifra pesante dal punto di vista finanziario non possiamo non legare il numero 30.000 ovvero i veicoli previsti in transito sulla Valdastico. Veicoli utili a soffocare ulteriormente il Trentino aggiungendosi ai 40.000 dell’A22 ma non sufficienti a giustificare un’autostrada così costosa anche dal punto di vista manutentivo visto che sarebbe tutta in galleria. Dati di flussi e di costi che fecero dichiarare nel 2011 allo stesso presidente della Serenissima che l’opera non si pagava con i pedaggi, ed infatti è sempre e solo servita a garantire come è noto la ben redditizia proroga della concessione della Brescia Padova. Qua non posso evitare di porre all’attenzione il 2026 ovvero l’anno in cui scadrà la la proroga della concessione dell’A4, cui “l’intenzione permanente” di fare la Valdastico è collegata. Su questo però mi pare che l’intervento della Corte dei Conti che contesta 178 milioni di euro non necessiti aggiunte.
Torniamo ai nostri multipli del tre e arriviamo al 54. Sono gli anni trascorsi da quando spuntò la prima proposta di massima dell’allora Pi.Ru.Bi che sbucava in Valsugana all’altezza di Pergine. Per delicatezza non riporto gli anni trascorsi dalla scomparsa dei promotori, benchè anche questi un certo significato lo porterebbero.
Avviandomi a conclusione mi pare onesto citare il numero 24 ovvero gli anni che ci separano (mese più mese meno e per difetto) dall’inaugurazione della Valdastico sommando i tempi di cui sopra per le progettazioni e quelli del cantiere, graniticamente certi ovviamente che non ci saranno intoppi.
Chiudo con una nota autobiografica, mi venga concesso, racchiusa nel numero 72: l’età che avrei il giorno dell’inaugurazione. Posto che certamente non vi parteciperei, mi pare che forse convenga a tutti noi investire in altri progetti le nostre energie, che forse riusciamo tutti assieme a proiettarci in questo millennio, ed io potrò in quella data andare al lago di Garda con il treno.
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